MENCKEN, Henry Louis
Critico e filologo americano, nato a Baltimora il 12 settembre 1880. Esordì con versi (1903), studî su G. B. Shaw (1905) e Nietzsche (1908), di cui tradusse l'Anticristo (1920), e come giornalista. Dal 1910 al 1916 collaborò all'Evening Sun con la rubrica The Free Lance. Nel 1916 si recò come corrispondente in Germania, donde ripartì all'intervento degli Stati Uniti, riprendendo (1918) il suo posto all'Evening Sun. Esercitò la critica letteraria in periodici, specie nello Smart Set (dal 1908) di cui divenne (1914) condirettore. Nel 1923 fondò con G. J. Nathan l'American Mercury, di cui dopo un anno rimase unico direttore fino al 1933.
Sebbene si sia proclamato campione della libertà e abbia sostenuto l'autonomia dello spirito nazionale nella letteratura del suo paese rispetto all'Europa, egli è nondimeno fondamentalmente uno spirito aristocratico e ha contribuito a introdurre nella vita e nella letteratura americane un certo artificioso epicureismo anti-puritano di stampo schiettamente aristocratico ed europeo. Come direttore dell'American Mercury, lottò contro la tradizione culturale borghese e il realismo cortese, esercitando influenza fortissima. Alle sue posizioni intellettuali si possono far risalire, sia pure indirettamente, molte intemperanze della narrativa americana contemporanea. Oggi, superato come critico, rimane importantissimo per il suo lavoro filologico sull'inglese degli S. U.: The American language, 1918; 4 edd. rivedute e ristampe fino al 1943, e supplementi.
Bibl.: Per l'elenco sistematico dei suoi molti volumi v.: F. B. Millet, Contemporary American authors, New York 1944, s. v.; cfr. A. Kazin, On native grounds, New York 1942, pp. 198-204.