Henry V
(GB 1944, 1945, Enrico V, colore, 137m); regia: Laurence Olivier; produzione: Laurence Olivier per Two Cities Films/Rank; soggetto: dall'omonimo testo teatrale di William Shakespeare; sceneggiatura: Laurence Olivier, Alan Dent; fotografia: Robert Krasker, Jack Hildyard; effetti speciali: Percy 'Poppa' Day; montaggio: Reginald Beck; scenografia: Paul Sheriff; costumi: Roger Furse; musica: William Walton.
In epoca elisabettiana, al Globe Theatre di Londra va in scena Henry V di William Shakespeare. Il Coro apre la rappresentazione invitando il pubblico ad aiutare gli attori con la sua fantasia; il pubblico non si fa pregare, e segue la rappresentazione con incitamenti e risate. Dopo l'incontro tra l'arcivescovo di Canterbury e il vescovo di Ely e dopo la morte di Falstaff, il giovane re rivendica i suoi diritti sul trono di Francia e decide di partire da Southampton con la flotta verso le coste francesi. Gli inglesi mettono sotto assedio Harfleur. La corte francese non è preoccupata: ha il miglior esercito d'Europa, mentre le truppe nemiche sono male equipaggiate e soprattutto numericamente molto inferiori. La notte precedente la battaglia di Agincourt, il re, nascosto sotto un mantello nero, si aggira per il campo per capire l'umore dei suoi uomini. Il mattino dopo, il giorno di San Crispino del 1415, li rincuora con un discorso infiammato e li porta alla vittoria. Il trattato di pace viene stipulato a Rouen, e include le nozze tra Enrico e Caterina, la giovane principessa francese. Al Globe Theatre, gli attori pronunciano le ultime battute del dramma e ricevono gli applausi del pubblico.
Diciotto mesi di lavorazione, un budget di 475.000 sterline, i migliori artisti e tecnici disponibili, il fior fiore degli attori britannici: Henry V, girato nel pieno della Seconda guerra mondiale e aperto da una dedica alle truppe areotrasportate, uscì a Londra nei primi mesi del 1945 (nel 1946 negli Stati Uniti) e fu un istantaneo successo di pubblico e di critica. Furono organizzate apposite proiezioni mattutine per le scolaresche, venne considerato a lungo il miglior film shakespeariano della storia, fu candidato a cinque Oscar: non ne vinse nessuno (a parte uno Special Award a Laurence Olivier per il suo straordinario lavoro di regista, produttore e interprete), ma tre anni dopo Olivier si vide assegnare quattro Oscar per Hamlet (Amleto, 1948). Henry V era stata la sua prima regia e fu certamente la scommessa più azzardata: Shakespeare sullo schermo non era popolare come oggi, soprattutto in versione 'fedele' e, dopo la fioritura dell'epoca muta, il cinema britannico si era raramente avventurato in adattamenti del Bardo. Sceneggiatore insieme ad Alan Dent, Laurence Olivier (che era da tempo uno dei re della scena teatrale inglese e che nella seconda metà degli anni Trenta, grazie al suo lavoro a Hollywood, era diventato una star internazionale) rielaborò drasticamente il testo, riducendolo a poco più di due ore, aggiungendo momenti che non appaiono sulla scena (come la battaglia di Agincourt) e concentrandosi sulla figura del giovane re, eletto a simbolo della coesione e della resistenza nazionale; scelse un impianto visivo e spaziale decisamente pittorico e antinaturalistico, accentuato dagli sfondi dipinti dello scenografo Paul Sheriff, dalle prospettive 'gotiche' del direttore della fotografia Robert Krasker e dai costumi scintillanti e sfarzosi di Roger Furse (che all'epoca non piacquero ai critici puristi e che invece oggi paiono materializzare con grande efficacia la vitalità e il gusto teatrale della cultura elisabettiana). Il registro visivo era in realtà la difficoltà più grossa da affrontare, il dubbio più sostanziale e teorico da risolvere: attenersi alla scena teatrale o uscirne e puntare all'effetto realtà del cinema? La direzione presa da Olivier sintetizza l'irrisolto dibattito sullo spazio teatrale e cinematografico e sui margini di libertà concessi allo spettatore, che subito viene invitato a partecipare attivamente alla messa in scena, attraverso le battute rivolte nel prologo da Leslie Banks alla platea elisabettiana: "Riempite le nostre lacune col vostro pensiero, dividete in mille parti ogni uomo e create così un imponente esercito immaginario".
Il primo movimento di macchina ci trasporta con una lenta gru sopra un modellino della Londra del 1600, basato sulla mappa della città di Visscher, fino all'interno di una ricostruzione del Globe Theatre, dove la compagnia si sta preparando e dove inizia la recita; poi, superato un velario, usciamo dai limiti del palcoscenico ed entriamo sui set dichiaratamente cinematografici, ma ancora visibilmente artificiali; infine, ad Agincourt, siamo on location (nella tenuta di Powerscourt, in Irlanda), insieme a un migliaio di comparse (per lo più reclutate nella Irish Home Guard), davanti a un vero mare, veri cavalli, veri volti. La battaglia, preceduta dall'esortazione al combattimento del re, è, insieme all'avvicinamento iniziale al Globe Theatre e al lungo monologo notturno di Olivier, uno dei momenti di forza del film. Ispirata alla battaglia dell'Aleksandr Nevskij di Sergej Ejzenštein (1938), che riprende esplicitamente la Battaglia di San Romano di Paolo Uccello, e successivamente copiatissima, vive di un crescendo stringato e perfetto, di una fusione impressionante di ritmi, suoni e clangori, di un dinamismo puramente cinematografico, sottolineato dagli stacchi bruschi e dai repentini movimenti di macchina. Il suo culmine, il celeberrimo volo delle frecce contro il cielo con cui gli inglesi frenano la cavalleria francese, fu realizzato con un effetto speciale ottico (le frecce sono disegnate) ideato da 'Poppa' Day, un genio dei trucchi cinematografici dell'epoca che lavorava per Alexander Korda. Infine, a pace fatta, mentre l'amore tra il re e la principessa francese prende il posto della guerra, il film torna sulle tavole del Globe Theatre. Al di là del suo enorme valore storico (all'uscita, la battaglia di Agincourt fu ribattezzata dai giornali "il D-Day del 1415"), Henry V resta un'opera fondamentale per la sua capacità di innestare un sicuro e vitale senso dello spettacolo nell'alta cultura, per la capacità di popolarizzare Shakespeare senza tradirlo e per la maestria con cui lo trasporta all'aria aperta, lo rende mobile, lo fa vivere della spazialità del cinema.
Interpreti e personaggi: Laurence Olivier (re Enrico V), Leslie Banks (il Coro), Robert Newton (Pistola), Esmond Knight (Fluellen), Renée Asherson (principessa Caterina), Leo Genn (conestabile di Francia), Ralph Truman (Montjoy, l'araldo francese), Harcourt Williams (re Carlo VI di Francia), Ernest Thesiger (l'ambasciatore francese), Max Adrian (Lewis, il delfino), Valentine Dyall (duca di Borgogna), Francis Lister (duca di Orléans), Russell Thorndike (duca di Bourbon), Ivy St. Helier (Alice), Felix Aylmer (arcivescovo di Canterbury), Robert Helpmann (vescovo di Ely), George Robey (sir John Falstaff).
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Sceneggiatura: L. Olivier, Henry V, London 1984.