Longfellow, Henry Wadsworth
Il celebre poeta americano (Portland, Maine, 1807 - Cambridge, Mass., 1882) fu fortemente attratto, nelle sue ampie esplorazioni attraverso le principali letterature, dal genio di D., e nutrì per D. un amore costante e reverente, un'ammirazione profonda in cui vibravano la tradizione etico-culturale propria della Nuova Inghilterra e il trasporto romantico per il vasto e il grandioso, per il poeta-vate espressione della storia spirituale di un popolo e di un'epoca.
L. procedé a vaste assimilazioni dalla cultura europea, mirando a una sorta di sintesi (che riuscirà tuttavia alquanto sbiadita) in cui fossero presenti e ben dosate le influenze e le voci più alte della Weltliteratur. Nascerà da qui nel L., stimolata anche dalle esigenze immediate dell'insegnamento - egli fu professore di lingue e letterature moderne nell'università di Harvard -, l'aspirazione a dare nuova veste inglese, su suolo americano, alla Commedia (il suo primo corso su D. risale al 1838, ma già a D. era dedicata l'orazione inaugurale letta al Bowdoin College nel 1830; e in un articolo sulla lingua e sui dialetti italiani, pubblicato nella " North American Review " XXV [1832] 285-362, aveva trattato del De vulg. Eloquentia). I primi saggi di traduzione (brani da Pg II, XXVIII, XXX) sono del 1839. Riprese a tradurre nel 1843. D., spiegato attraverso le sue stesse passioni, secondo i correnti moduli romantici, è per L. anche fonte d'ispirazione sul piano creativo (alla traduzione della Commedia egli premetterà sei sonetti, due per ciascuna cantica). Un saggio su D. è nella raccolta Poets and Poetry of Europe (1845), in cui sono anche incluse traduzioni dalla Vita Nuova, dalle Rime e dal Convivio. Nel 1850 tradusse il saggio dantesco di Schelling. Nel 1863 la traduzione dell'intero poema era terminata; L. procedé poi a una lenta revisione, giovandosi della cooperazione di amici, in particolare del Lowell e del Norton. Nel 1865 una copia dell'Inferno fu inviata a Firenze, in occasione delle celebrazioni del sesto centenario della nascita di Dante. Due anni dopo veniva pubblicato l'intero poema, in tre volumi (The Divine Comedy of D.A., translated by H.W.L., Boston 1867); in appendice L. aggiunse estratti di studi di studiosi inglesi e americani di D., e una serie di analogie e allusioni a D. tratte dalle opere dei maggiori scrittori europei.
La traduzione suscitò consensi entusiastici e nette opposizioni o riserve che s'andarono col tempo sempre più allargando. Soggiogato dal grande modello, L. condusse la sua versione nella più pedissequa fedeltà alla lettera del testo, fino a forzare, con le sue inversioni sintattiche e con la sostituzione spesso artificiosa di sinonimi di origine latina ai corrispondenti termini di origine anglosassone, le caratteristiche stesse della lingua inglese. Ne derivava una sorta di tessuto verbale prezioso e meccanico nel tempo stesso, raffinato e sfocato, animato da un senso di umiltà e, insieme, di compiacimento nel suo voler ‛ riprodurre ' pienamente il modello. L. raggruppò i suoi sciolti (blank verse) in terzine non rimate, eliminando così, sia pure con rincrescimento, la terza rima, non facile da conservare - come aveva già notato il Cary - in una lingua come l'inglese.
L. fu il primo presidente della " Dante Society ", fondata a Cambridge (Mass.) nel 1882 soprattutto per l'attivo impulso suo e dei suoi amici Lowell e Norton.
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