ASQUITH, Herbert Henry
Uomo di stato inglese, nato il 12 settembre 1852 a Morley, nella contea di York, da modesta famiglia di non conformisti. Si laureò a Oxford e divenne fellow del collegio di Balliol, dove aveva studiato. Nel 1877 sposò miss Helen Melland e si dedicò con fortuna all'avvocatura, partecipando nel tempo stesso alla vita politica, nelle file del partito liberale. Eletto nel 1886 deputato per la contea di Fife (parte orientale), attirò l'attenzione del Gladstone, che lo prescelse, nell'agosto 1892, per presentare la mozione di sfiducia che fece cadere il gabinetto Salisbury. Divenuto Home Secretary nel nuovo ministero a cui presiedeva il Gladstone, cominciò a sperimentare, durante i tre anni della sua prima partecipazione al governo, quell'ostilità della Camera dei lord che doveva contribuire a convincerlo dell'irriducibile incompatibilità fra il governo dei liberali e il sussistere del diritto illimitato di veto nell'alto consesso. D'altra parte l'A. diede prova di fermezza anche di fronte agli anarchici e ai tumultuanti che nell'agosto 1893 impressero un carattere rivoluzionario allo sciopero di Featherstone. Mentre era ministro, l'A., rimasto vedovo dal 1891, sposò in seconde nozze miss Margaret Tennant, assai nota nell'alta società di Londra per avere appartenuto al gruppo degl'intellettuali chiamati Souls. Allorché nel 1895 i liberali perdettero il potere, l'A., per sopperire alle spese di famiglia, riprese la pratica legale, novità che destò scandalo in Inghilterra, dove gli ex-ministri, tratti per secoli dalle classi ricche, si erano sempre uniformati alla tradizione che vietava loro l'esercizio di professioni lucrose. La guerra anglo-boera aveva portato allora la discordia nel campo dei liberali. Mentre sir Henry Campbell Bannermann era intimamente ostile alla soppressione dell'indipendenza delle due repubbliche sud-africane, lord Rosebery non faceva mistero delle sue simpatie per il programma imperiale. L'A., tepido fautore dell'Home Rule e imperialista in politica estera, si schierò a fianco del Rosebery. Era però tenace assertore del libero scambio, e fu tra i più vivaci oppositori della campagna condotta dal Chamberlain per il diritto preferenziale da assicurarsi alle merci inglesi nelle colonie. Quando sir Henry Campbell Bannermann succedette al Balfour nel dicembre 1905, l'A. fu nominato cancelliere dello Scacchiere, e poté dare un'impronta personale all'amministrazione delle finanze, facendo largo posto alle provvidenze di carattere sociale. Ad esempio, nel bilancio del 1908 riuscì ad introdurre mezzi sufficienti per assicurare le pensioni per la vecchiaia. Nell'aprile del 1908 l'A., che già l'anno innanzi aveva sostituito il primo ministro ammalato nelle discussioni davanti alla Camera dei comuni, fu chiamato a Biarritz dal re Edoardo VII, che lo incaricò di raccogliere la successione del Campbell Bannermann. Organizzando il suo famoso gabinetto di combattimento, che sarebbe stato destinato a reggere l'Impero britannico in ore decisive e tragiche della sua storia, l'A. affidò le finanze al Lloyd George, ritenuto assai radicale. Il bilancio del 1909, predisposto dal nuovo cancelliere dello Scacchiere, fu respinto dalla Camera dei lord; e, dopo le elezioni del gennaio 1910, che pareggiarono quasi le forze dei due storici partiti inglesi, l'A. si preparava ad ingaggiare la lotta contro il diritto di veto della Camera ereditaria, quando la morte di Edoardo VII lo indusse a nuovi tentativi di conciliazione coi conservatori. Naufragati anche questi sperati accordi, egli ottenne a fatica dal nuovo re, Giorgio V, la facoltà di sciogliere una seconda volta la Camera dei comuni e la promessa di uniformare eventualmente il colore politico delle due camere con numerose creazioni di nuovi pari. Dacché le elezioni del dicembre confermarono l'esito del gennaio e i lord votarono emendamenti fondamentali al Parliament Bill che limitava il diritto di veto della loro Camera, il 20 luglio 1911, con atto franco ma audace, l'A. rivelò in una lettera al Balfour, capo del partito conservatore, l'impegno del re. L'ala estrema degli avversarî gridò allo scandalo, ma i più temperati s'inchinarono alla volontà sovrana, e l'A., fatto accettare il Parliament Bill dagli stessi lord, attuò nelle sessioni dal 1912 al 1914 il programma riformatore dei liberali, compresa l'autonomia dell'Irlanda (Home Rule). Per evitare la guerra civile con l'Ulster, consentì ad escludere temporaneamente questa parte dell'Irlanda dal nuovo regime. Le conferenze indette sotto gli auspici del re nel 1914, per conciliare le due parti dell'Irlanda, erano giunte a un punto morto, quando lo scoppio della guerra mondiale mise alla prova le convinzioni dell'A., che era sempre stato deciso fautore della difesa dell'Impero. La violazione del Lussemburgo e del Belgio troncò ogni sua esitazione, ed egli, separatosi dai colleghi pacifisti, assunse virilmente la responsabilità della dichiarazione di guerra alla Germania. Cedette a lord Kitchener il portafoglio della guerra, che aveva assunto per fronteggiare il minacciato pronunciamento militare in favore dell'Ulster, formò un comitato di guerra' e nel maggio del 1915 invitò l'opposizione parlamentare ad unirsi a lui per costituire un gabinetto di coalizione. In questo affidò al Lloyd George il dicastero delle munizioni e, dopo la tragica scomparsa del Kitchener, quello della guerra. Ebbe il coraggio di romperla con le più inveterate tradizioni britanniche, stabilendo il servizio militare obbligatorio; e nel 1916, dopo essersi recato sul fronte francese e sull'italiano, domò la sanguinosa rivolta di Dublino. Con tutto ciò, il Lloyd George riteneva l'A. impari alla gravità della situazione e, dimettendosi il 5 dicembre 1916, provocò la caduta del gabinetto, di cui fu il naturale successore. L'A., appartatosi dapprima e dichiaratosi poi sempre più scontento della politica del suo antico ministro della guerra, non fu neppure rieletto deputato nel 1919. Rientrato nella Camera dei comuni l'anno dopo, capitanò un gruppetto di liberali puri, unendosi al Lloyd George nel 1924 per rendere possibile l'esperienza del governo laburista del MacDonald. Si rassegnò infine ad abbandonare la politica militante, quando re Giorgio lo chiamò ad un seggio nella Camera dei pari (1925), col titolo di conte di Oxford e Asquith. Morì il 15 febbraio 1928 a Suttern Courtney (Berkshire).
Delle sue varie opere, saggi specialmente di carattere biografico, sono da ricordare: Genesis of the war (1922) e My forty years of parliament (1926).
A nessuna di queste è tuttavia toccato il successo mondano, accompagnato, per la crudezza del linguaggio realistico, da un certo sapore di scandalo, che ha avuto The Autobiography (voll. 2, 1922) della sua seconda moglie, lady Margot.