Herbert of Cherbury, Edward
Statista, poeta e filosofo inglese (Eyton-on-Severn 1583 - Londra 1648). Fu volontario nel 1614 nei Paesi Bassi, al seguito del principe di Orange; ambasciatore del re d’Inghilterra presso Luigi XIII di Francia dal 1619, richiamato dapprima per un litigio col marchese de Luynes (1621), riprese quindi il suo posto alla corte francese dove, tra il febbraio 1622 e il maggio 1624, svolse con successo il suo incarico diplomatico (trattative per il matrimonio fra Carlo I ed Enrichetta Maria di Borbone; richiesta di appoggio francese all’elettore palatino). Membro del consiglio reale per la guerra (1632), abbandonò durante la guerra civile la causa del re e si sottomise al parlamento (1644). La sua opera poetica, non molto voluminosa, lo colloca nel gruppo dei poeti «metafisici», tra i quali ebbe amicizia personale con J. Donne, di cui risentì l’influenza. Scrisse anche una Life of Henry VIII (1649). Ma l’opera più importante di H. è il De veritate, prout distinguitur a revelatione, a verisimili, a possibili et a falso (1624; trad. it. De veritate; nell’ed. londinese del 1645 è seguita dagli scritti De causis errorum e De religione laici): qui egli pone il problema del fondamento della verità e della certezza della conoscenza umana e lo individua nelle notitiae communes contenute naturalmente nell’intelletto umano (come testimonia l’«istinto naturale») e anteriori a ogni giudizio, anzi fondamento di questo (motivo platonico che sarà ripreso dalla scuola platonica di Cambridge). Somme tra le verità innate sono quelle di ordine etico-religioso, relative all’esistenza di Dio, oggetto di culto e supremo garante di giustizia ultramondana, legata all’immortalità dell’anima. Tali verità costituiscono il comune patrimonio di quella religione naturale o cattolica (cioè universale) di cui le religioni storiche sono diverse e progressive realizzazioni. Per questo aspetto del suo pensiero (che peraltro riprende temi già del platonismo rinascimentale) H. è stato considerato tra coloro che hanno avviato una problematica ‘deistica’; vi si riconnettono anche i suoi scritti De religione laici (1645; trad. it. La religione del laico) e De religione gentilium (post., 1663). L’autobiografia di H. è stata pubblicata nel 1769 (trad. it. L’autobiografia di Lord Edward Herbert di Cherbury).