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SPENCER, Herbert

di Guido Calogero - Enciclopedia Italiana (1936)
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SPENCER, Herbert

Guido Calogero

Pensatore inglese, nato a Derby il 27 aprile 1820, morto a Brighton l'8 dicembre 1903. Figlio d'un maestro, fu piuttosto un ribelle che un precoce: non volle compiere gli studî universitarî, e, impiegato a 18 anni nell'impresa costruttrice della ferrovia Londra-Birmingham, esercitò fino al 1846, con lievi interruzioni, la professione d'ingegnere ferroviario. In seguito, stabilitosi a Londra, passò al giornalismo: viceredattore, nel 1848, dell'Economist, pubblicò nel 1850 la sua prima opera, la Social Statics. Negli anni seguenti stampò, anonimi, varî saggi (poi raccolti, insieme con gli altri che venne man mano componendo in margine alle sue opere principali, nella silloge Scientific, political and speculative Essays, voll. 3, 1891). Un miglioramento nelle sue condizioni finanziarie gli rese possibile di lasciare, nel 1853, il posto presso l'Economist, e di dedicarsi tutto al suo lavoro: così nel 1855 pubblicò i Principles of Psychology. Nel frattempo si veniva sempre più convincendo dell'idea che il principio dell'evoluzione avesse un valore affatto universale, e che perciò fosse possibile basare su tale principio un nuovo sistema di filosofia, in cui tutte le nozioni particolari della scienza riuscissero organicamente inquadrate.

L'opera gli apparve subito gigantesca, ed egli ne progettò l'esecuzione in vent'anni; e non essendo riuscito, nonostante l'interessamento di alcuni tra i rappresentanti più insigni della cultura inglese del tempo, tra cui John Stuart Mill, a ottenere una sistemazione statale o editoriale che gli assicurasse la necessaria tranquillità economica (i suoi ultimi libri erano stati assai poco venduti), si decise a pubblicare egli stesso, per sottoscrizione, il suo sistema, di cui annunciò il particolareggiato sommario in un prospetto diramato nel 1860. D'allora in poi, vincendo gravi difficoltà iniziali (la stampa del primo volume del sistema, cioè dei First Principles, avvenuta nel 1862, e quella delle prime dispense dei Principles of Biology - che poi apparvero completi, in 2 volumi, nel 1867 - aveva avuto così scarso successo, da indurre lo S. a comunicare ai suoi sottoscrittori, nel 1865, la rinuncia a continuare l'opera, che poté poi riprendere per il generoso interessamento di amici inglesi e americani) e combattendo anche contro la sua malferma salute, lo S. lavorò senza tregua a mettere in atto il vastissimo disegno del System of synthetic Philosophy. Nel 1872 uscì (prendendo posto, dopo i Principles of Biology, nel complesso del sistema) la seconda edizione dei Principles of Psychology (in 2 volumi); negli anni successivi apparvero, a varie riprese, le sezioni costituenti le due ultime parti dell'edificio, i Principles of Sociology (voll. 3); e i Principles of Morality (voll. 2). Quando, alla fine del 1896, dopo 36 anni di lavoro, lo S. ebbe compiuta, in 10 volumi, la sua fatica, l'interesse per la sua opera era ormai vivissimo in ogni parte del mondo: le traduzioni dei suoi scritti si moltiplicarono, e università e accademie fecero a gara per onorarlo, nonostante che egli rifiutasse costantemente qualsiasi titolo e riconoscimento ufficiale.

Nella sua grandiosa complessità, il "sistema di filosofia sintetica" non contiene, peraltro, molto di propriamente filosofico. Suo principio fondamentale è quell'idea generica dell'evoluzione, che si era venuta allora affermando nella scienza della natura e a cui il Darwin si accingeva a dare, nello stesso tempo, la sua più precisa formulazione nell'Origine delle specie. Ma, mentre il Darwin è uno scienziato, che generalizza solo per meglio orientarsi tra i fenomeni singoli, lo S. è piuttosto uno scienziatofilosofo vecchio stile, che generalizza soprattutto per il gusto stesso di generalizzare, cioè di ricondurre ogni cosa sotto un unico denominatore comune. È naturale, d'altronde, che quell'unico denominatore si modifichi poi, in concreto, a seconda delle sfere di realtà a cui viene applicato: se, p. es., nel mondo cosmologico e biologico il concetto generale dell'evoluzione, qual'è formulato dallo S. (che, posti materia e movimento a base del divenire, considera la vera e propria "evoluzione" come "integrazione" di materia e "dissipazione" di movimento, mentre l'opposto processo della "dissoluzione" gli si manifesta come "assorbimento" di moto e "disintegrazione di materia), riesce sufficientemente a inquadrare il mondo dei dati concreti, nelle sfere della psicologia, della sociologia, dell'etica, questi ultimi finiscono invece per soverchiare di gran lunga lo schema generale. Ciò che in queste dottrine maggiormente interessa non è, di conseguenza. quel che discende dall'astratto principio dell'evoluzione (principio che pure, nella sua unità e universalità, dovrebbe, secondo l'intenzione dello S., garantire alla sua filosofia il carattere "sintetico"), bensì quel che lo S. più immediatamente teorizza sul piano dell'empirismo e positivismo inglese del tempo, a cui per molti rispetti si ricollega (e così, spesso, le sue pagine più vive s'incontrano nei saggi di etica, politica, pedagogia, ch'egli pubblicò in margine ai suoi volumi sistematici). Particolarmente chiaro è questo imbarazzo speculativo dello S. (che, assai povero di cultura umanistica, aveva anche scarse cognizioni storico-filosofiche: asseriva di non capire perché si leggesse Platone, e non era mai riuscito ad andare oltre le prime pagine della Critica della ragion pura) nel volume, fondamentale, dei First Principles, dove il suo relativismo scientifico si accoppiava candidamente con l'asserzione dell'inconoscibilità del reale assoluto, fisico e psichico.

Per una bibliografia degli scritti dello S. e per le indicazioni delle numerose traduzioni italiane, v. la sotto citata versione della monografia del Gaupp.

Bibl.: Per la vita dello S., è principalmente da vedere l'ampia, anzi sovrabbondante, autobiografia (An Autobiography, voll. 2, Londra 1904). Circa il pensiero, per il lettore italiano la migliore opera d'insieme, di carattere introduttivo, resta O. Gaupp, H. S., Stoccarda 1897, 3ª ed. 1907; trad. italiana, Palermo [1911]. Per la vastissima bibliografia ulteriore v., in tale traduzione, pp. 220-23 e 226-27; e Überweg-Oesterreich, Grundriss d. Gesch. d. Philos., V, 12ª ed., Berlino 1928, pp. 187-89. Una recente trattazione d'insieme si può trovare in R. Mertz, Die philos. Strömungen der Gegenwart in Grossbritannien, I, Lipsia 1935, pp. 76-93.

Vedi anche
empirismo Indirizzo filosofico che pone nell’esperienza la fonte della conoscenza. Si oppone a ‘innatismo’ e a ‘razionalismo’, che fanno derivare la conoscenza per deduzione da principi razionali evidenti a priori, e si distingue dal ‘sensismo’, che ammette una sola fonte della conoscenza, il senso esterno o sensazione, ... positivismo Indirizzo filosofico del 19° sec., il cui iniziatore è il francese A. Comte e i cui maggiori rappresentanti sono in Inghilterra J. S. Mill e H. Spencer, e in Italia R. Ardigò. Più in generale, il termine indica una cultura il cui atteggiamento fondamentale è riconducibile ai principi elaborati da tale ... scienza Insieme delle discipline fondate essenzialmente sull’osservazione, l’esperienza, il calcolo, o che hanno per oggetto la natura e gli esseri viventi, e che si avvalgono di linguaggi formalizzati. ● In particolare, la scienza moderna rappresenta l’insieme delle conoscenze quale si è configurato nella sua ... etica In senso ampio, quel ramo della filosofia che si occupa di qualsiasi forma di comportamento (gr. ἦθος) umano, politico, giuridico o morale; in senso stretto, invece, l’etica va distinta sia dalla politica sia dal diritto, in quanto ramo della filosofia che si occupa più specificamente della sfera delle ...
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Vocabolario
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spencer
spencer 〈spènsë〉 s. ingl. [dal nome di G. J. Spencer, uomo politico e bibliofilo ingl. (1758-1834)] (pl. spencers 〈spènsë∫〉), usato in ital. al masch. – 1. Giacca di tessuto pesante in uso nell’esercito italiano e nella Marina dalla metà...
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