HERCULANO de Carvalho e Araujo, Alexandre
Romanziere e storico portoghese, nato a Lisbona il 28 marzo 1810, morto a Valle-de-Lobos (Santarem) il 13 settembre 1877. Nel 1831, ostile alla politica assolutista di Michele I, dovette emigrare con altri liberali in Francia e in Inghilterra. Ritornato poco dopo con l'esercito di Pietro IV, fu chiamato a dirigere la biblioteca municipale di Oporto; ma, in dissidio con la rivoluzione di settembre (si veda il suo libello, A voz do Propheta, 1836), rifiutò l'incarico, che gli fu rinnovato da Ferdinando II per la Real Biblioteca di Ajuda, fino al 1867, quando si ritirò in una sua campagna.
Privo di mezzi, non poté condurre studî regolari, e anche quando le condizioni gli permisero una preparazione sistematica, rimase sempre di mentalità autodidatta, come rivela la sua originale cultura e quella solitudine intellettuale in cui maturò gran parte della propria opera. In piena fioritura romantica, l'H. vi partecipò con una seria disciplina morale e intellettuale, e la storia, il giornalismo scientifico e politico, il romanzo concretamente concepito, furono la forma letteraria in cui si espresse la sua forte coscienza, tutta pervasa da interessi vivi e attuali, pronta alla critica feconda e alla polemica, ma soprattutto aperta all'intelligenza dei più urgenti problemi politici, civili, storiografici. Nel Panorama, giornale di divulgazione culturale che egli diresse dal 1837 al 1844, in una serie di articoli e di studî (raccolti poi col titolo di Opusculos, voll. 8, Lisbona 1876-1901), l'H. investì le maggiori controversie nazionali, sociali, ideologiche del tempo. Mantenne lo stesso atteggiamento acceso e pugnace anche nell'ampio studio sull'Historia da origem e estabelecimento da Inquisição em Portugal (voll. 3, Lisbona 1854-1859), che, condotta sui diplomi cancellereschi, e pur recando nuova luce sull'istituzione, si risolve in una violenta e disdegnosa inchiesta sulla doppiezza e l'antistorico fanatismo di essa. Più riposati, invece, i suoi studî sul Medioevo portoghese, e nello stesso tempo animati da uno spirito di vivace e ínteressata contemporaneità. Movendo dalla storiografia romantica e liberale, egli trasferiva nell'età di mezzo, sentita come l'epoca eminentemente nazionale, gl'ideali che si agitavano in modo frammentario e occasionale negli anni in cui viveva; e accanto all'oggettività dell'editore di documenti (per incarico della R. Accademia delle scienze raccolse i Portugaliae Monumenta Historica, dal sec. VIII al XV, in quattro parti, Lisbona 1856-1917), si affermavano con decisa organicità le sue concezioni politiche e storiografiche: contenute in embrione nelle cinque Cartas sobre a historia de Portugal - modellate probabilmente sulle Lettres sur l'histoire de la France del Thierry e apparse nella Revista Universal Lisbonense (1842) -, si sviluppano nei quattro volumi dell'Historia de Portugal (Lisbona 1846, 1847, 1849, 1853). Il periodo che dalla dominazione musulmana vede il sorgere della nazionalità fino a tutto il regno di Alfonso III, considerato da H. come un'età storica in sé compiuta, è investigato in due aspetti diversi con distinta trattazione: dapprima nel suo sviluppo politico, poi nella realtà sociale. L'H. concepisce la storia come la scienza che, seguendo le trasformazioni delle varie classi, l'evoluzione delle leggi e delle istituzioni, il processo dei costumi e delle idee, possa dare nuova esperienza per la politica odierna e sappia indicare i presupposti e gli ulteriori svolgimenti dei destini d'una nazione. Se questa seconda parte è di mentalità erudita, la prima, invece, rivela una sensibilità artistica, che dà alla prosa l'articolazione del racconto. Questo stile si era maturato attraverso l'esperienza del romanzo, in cui l'H., al pari della storiografia, fu innovatore. Poiché egli, dopo una prima giovinezza letteraria, ancora sentimentalmente acerba e disorientata (Poesias, composte fino ai 25 anni; ediz. del 1851), trovava più congrua rispondenza nella prosa distesa, sobria, esatta. I racconti del Panorama (raccolti poi nel 1851, col titolo di Lendas e Narrativas) traducevano una nuova tecnica, più disinvolta e preoccupata dell'essenziale, con un contenuto storico concretamente legato alla vita di un'epoca nazionale: tanto che nei romanzi successivi si accentuava questo realismo sociale e psicologico: Eurico o Presbytero - col tema del celibato ecclesiastico, trasferito nell'età visigotica - e il Monge de Cister che riprende il tempo di Giovanni I, fanno parte d'una serie intitolata il Monasticon (1844-48). La stessa adesione alle cose e agli uomini, l'H. portava nel romanzo a sfondo campestre (il Parocho d'Aldeia), dando cosi nuovi e fecondi orientamenti alla letteratura narrativa del suo paese.
Bibl.: T. Braga, A. H., in Historia do Romantismo em Portugal, Lisbona 1880, pp. 219-406; A. de Serpa Pimentel, A. H. e o seu tempo, Lisbona 1881; P. W. de Brito Aranha, A. H., in Factos e Homens do meu tempo, II (1908), pp. 7-110; F. A. Coelho, A. H. e o ensino publico, Lisbona 1910; J. Agostinho, A. H., Oporto 1910; F. de Almeida, A. H. Historiador, Coimbra 1910; J. de Magalhães Lima, A. H., Coimbra 1910; F. de Figueiredo, O centenario de A. H., Lisbona 1910; id., Histor. da Litter. Romantica Portuguesa, Lisbona 1913, pagine 75-137.