MULLER, Herman Joseph
Genetista, nato a New York il 21 dicembre 1890 di famiglia originaria tedesca. Allievo di E.B. Wilson e collaboratore di Th. H. Morgan nelle ricerche sulla Drosofila fino dal 1910. Professore ad Austin, Texas (1925), lavorò poi a Leningrado e a Mosca (1934-37), a Edimburgo (1937-40). Attualmente è professore all'università di Indiana, Bloomington, Ind. (dal 1945). Premio Nobel per la medicina nel 1946.
Il suo nome è specialmente legato alla scoperta (1927) della induzione sperimentale di mutazioni con i raggi X, e alle fondamentali ricerche biofisiche che ne conseguirono. Le quali aprirono un'era nuova nella storia della genetica, anzi della biologia: lo studio della struttura e delle proprietà delle unità biologiche elementari, cioè i geni e le molecole di virus (la cui omologia con i geni il Muller aveva intuìto molti anni prima che fosse generalmente ammessa). Molte altre ricerche il M. ha compiuto, e in ogni problema ch'egli ha preso a considerare ha lasciato tracce profonde: la tesi di laurea sul meccanismo dello scambio (crossing-over) gettò le basi della teoria su cui si fondarono tutte le ricerche successive. In seguito sviluppò le ricerche e costruì la teoria dei fattori multipli e dei modificatori; poco dopo quella dei "letali bilanciati". Le sue ricerche sulla mutabilità spontanea, sulle mutazioni cromosomiche (di cui per primo intuì la grande importanza ai fini dell'evoluzione) e gli studî sulle regioni inerti dei cromosomi sono pure fondamentali. Molto spesso il Muller ha previsto scoperte o anticipato di molti anni punti di vista che sono stati poi realizzati e generalmente accettati in seguito.
Bibl.: Autobiografia, in Les prix Nobel 1946.