BAHR, Hermann
Scrittore austriaco, nato a Linz il 19 luglio 1863, vivente. Come romanziere (Neben der Liebe, 1893; Dora, 1893; Theater, 1897; Druf, 1909; Die Rahl, 1908; O Mensch, 191i, ecc.) e come commediografo (Die Wienerinnen, 1900; Der Meister, 1903; Das Ringelspiel, 1907; Die gelbe Nachtigall, 1907; Das Konzert, 1909; Das Prinzip, 1912; Der Querulant, 1914, ecc.) fu, specialmente nelle analisi di vita viennese, un duttile e vivace, spesso caustico interprete della sensibilità del suo tempo. Ma la sua maggiore opera svolse come critico, agitatore di idee, per quasi un trentennio sempre all'avanguardia di tutti i nuovi movimenti artistici. Dopo di aver esordito, come socialista, con un riuscito tratto di spirito, opponendo alla Aussichtslosigkeit des Sozialismus dell'economista Albert Schäffle una sua Einsichtslosigkeit des Herrn Schaffle (1885), aderì in un primo tempo al naturalismo (Die neuen Menschen, 1887; Die grosse Sünde, 1889), stringendo amicizia con Arno Holz e con Otto Brahm e imitando Strindberg (Die gute Schule, 1890; Mutter, 1890); ma già fin dal 1890, in un articolo programmatico per la Moderne Dichtung del Kafka, che due anni dopo si fuse con la Freie Bùhne, affermava il diritto del poeta di rappresentare la verità "come egli la sente". In lunghi viaggi all'estero era venuto a contatto con le più moderne correnti della letteratura europea, soprattutto francese; e, tornato in patria, con una serie di articoli sparsi in riviste o raccolti in volume (Zur Kritik der Moderne, 1890; Die Ûberwindung des Naturalismus, 1891; Studien zur Kritik der Moderne, 1894; Renaissance, Neue Studien zur Kritik der Moderne, 1897; Bildung, 1900; Dialog vom Tragischen, 1904), ispirandosi a Barrès - Éprouver par son moi tout ce qu'il y a d'émotion au monde (tutto il resto è svanito, solo noi restiamo a noi stessi) - divenne l'infaticabile apostolo dell'impressionismo in Germania. Nel settimanale viennese Die Zeit (1894-99) e, in seguito, nel Neues Wiener Tageblatt (v. le sue critiche teatrali riunite in Wiener Theater, 1899; Premièren, 1902; Rezensionen, 1903; Glossen zujn Wiener Theater, 1907) esaltò con entusiasmo tutti i nuovi valori artistici. Presentò la Duse a Vienna (v. la sua prefazione al Fùhrer durch das Gastspiel der E. Duse, 1891). Introdusse in Germania Maeterlink. Parteggiò per gli artisti della Secessione (v. Sezession, 1900; Dialog von Marsias, 1905). Combatté in difesa di Klimt (v. Rede Über Klimt, 1903; la prefaz. alla raccolta di critiche Gegen Klimt, 1903; e anche l'introduzione all'edizione dell'opera di K., 1918, e alla raccolta dei disegni, 1922). Attraverso l'esperienza della pittura di Klimt e le teorie gnoseologiche di Ernst Mach, fu tra i primi a sentire come anche l'impressionismo si stava esaurendo; e nel rifiorire della Heimatdichtung, ripresa felicemente la tradizione del Volksstück viennese (Das Tschaferl, 1898; Der Star, 1899; Der Franzl, 1900; Der Krampus, 1902), volse alla "formazione d'una cultura austriaca" ogni suo sforzo. Osteggiato, specialmente da Karl Kraus e dagli scrittori del gruppo Die Fackel, nel 1906 lasciò Vienna, scrisse un libro sdegnoso, Wien (1907), proibito dalla censura - Man kann in Asien nicht Europa spielen (non si può far l'Europeo quando si vive in Asia) - e divenne direttore del Deutsches Theater a Berlino. Ma era, in realtà, e si sentiva troppo intimamente austriaco, perché il distacco potesse esser durevole (v. Austriaca, 1911 e cfr. anche Stifter, 1918). Nel 1912 si ritrasse a Salisburgo, e i suoi "saggi" di questo periodo (Buch der Jugend, 1909; Essays, 1912; Inventur, 1912; e cfr. anche Parsifal ohrne Parsifalschutz, 1912, e, in collaborazione con la moglie Anna Bahr-Mildenburg, Bayreuth, 1912, in cui si riflettono i suoi entusiasmi musicali, già "alimentati dalla fiamma" di Gustav Mahler) portano i segni della sua inquieta ricerca di sé stesso. La soluzione vera della crisi fu, più che l'accettazione dell'espressionismo (v. Expressionismus, 1916), la finale conversione al cattolicesimo, apertamente dichiarata nel 1917 (v. Vernunft und Wissenschaft, in Kultur, 1917). Documento spirituale interessante per questo riguardo sono le annotazioni di diario (Tagebuch, 1917-25), e l'"autoritratto" (Selbstbildnis, 1923), in cui direttamente si precisa e chiarisce il suo nuovo stato d'animo. Le sue opere più recenti (v. le commedie Unmensch, 1919; Spielerei, 1919; Ehelei, 1920; Altweibersommer, 1924; e i romanzi: Himmelfahrt, 1916; Die Rotte Noah. 1920; Der inwendige Garten, 1927) rispecchiano in uno stile divenuto più composto, uniforme, questa sua ricerca di una nuova interiorità e questo suo orientamento neocattolico.
Bibl.: W. Handl, H. Bahr, Berlino 1913. E cfr. Das Hermann Bahr-Buch (scelta di passi, che dànno la sua fisionomia di scrittore), Berlino 1913; e anche A. Bahr-Mildenburg, Erinnerungen, Vienna 1921.