Gmelin, Hermann
Dantologo tedesco (Wüstenrot, Heilbronn, 1900 - Kiel 1958); studiò filologia romanza a Tubinga, Monaco e Heidelberg, allievo di L. Olschki. Fu lettore di lingua tedesca a Bologna dal 1926 al 1928; titolare di filologia romanza al Politecnico di Danzica (1930-35), poi a Kiel (1935-1958). Benché abbia pubblicato varie opere sulla letteratura francese, la maggiore sua attività fu volta alla letteratura italiana (sezione sull'Italia nel Handbuch der Kulturgeschichte, 1939; traduzione di poesie italiane, 1943), e soprattutto a Dante. Il saggio Dantes Weltbild (Lipsia 1940) non fece che precedere la sua maggiore opera che fu la traduzione della Commedia in versi sciolti raggruppati per terzine, con tre volumi di commento (la traduzione, in tre volumi col testo italiano a fronte, apparve a Stoccarda nel 1949-1951; inoltre, senza il testo italiano, con commento succinto di R. Baehr, nella Universalbibliothek di Reclam,1954; il commento, sempre a Stoccarda, nel 1954-1957).
La traduzione, in cui il G. si propose, da buon filologo, una grande fedeltà, va considerata, grazie all'eleganza e la sobrietà della dizione, una delle migliori, o la migliore traduzione recente. Nel commento il G. tentò di sfruttare in modo esauriente i commenti e la saggistica precedente, lumeggiando le fonti di D. e il modo in cui D. se ne servì. Il G. cita per esteso i testi, mettendo in evidenza non solo un'affinità generica di contenuto, ma per l'appunto anche i riecheggiamenti verbali, dimostrando così tanto la vastità delle letture di D. quanto anche la motivazione letteraria del vocabolario dantesco, specie dei provenzalismi e dei latinismi. Trattò questo problema inoltre in due saggi: Konzentrierende Imitatio in der Göttlichen Komödie, in Syntactica und Stilistica (Gamillscheg-Festschrift), Tubinga 1957, e Die dichterische Bedeutung der Latinismen in Dantes Paradiso, in Germanisch-Romanische Monatsschrift, 1958. Difese il principio della traduzione non rimata in un saggio: Grundsätzliche Erwägungen zum Problem der reimlosen Übersetzung, in " Roman. Forsch. " LXVII (1956). Interessante è infine il suo saggio su Carducci dantista, in Carducci. Discorsi nel cinquantenario della morte, Bologna 1959, 275-285.
Bibl. - W.T. Elwert, in " Lettere Italiane " XI (1959); V. Santoli, in " Studi d. " XXXVI (1959) 277 ss.; N. Sapegno, in " Giorn. stor. " CXXXVI (1959) 681 ss.; Neue Deutsche Biographie, VI (1964) 478. Sulla traduzione della Commedia: W.T. Elwert, in " Romanische Forschungen " LXIII (1951) 450-463; W. Ross, ibid. LXVII (1955) 183-185; K. Maurer, ibid. LXXIII (1961) 227-240; sulla traduzione anche R. Besthorn, in " Beiträge zur Romanischen Philologie " IV (1965) 36-41. Per la traduzione e il commento cfr. infine H. Hinterhauser, Il dantismo di G., in Università degli Studi di Padova. Convegno di studi danteschi. D. e la cultura tedesca, Padova 1967, 185-195.