ULRICI, Hermann
Filosofo e storico della letteratura, nato a Pförten (Bassa Lusazia) il 23 marzo 1806, morto a Halle l'11 gennaio 1884. Insegnò dal 1833-34 all'università di Berlino, dal 1834 a quella di Halle.
L'attività dell'U. era prima rivolta a studî storici, precipuamente nel campo della letteratura e dell'arte; poi l'interesse per la filosofia divenne preponderante. Fra questi scritti storici sono da ricordare: Charakteristik der antiken Historiographie (Berlino 1833); Geschichte der hellenischen Dichtung (voll. 2, ivi 1835); Abhandlungen zur Kunstgeschichte als angewandte Aesthetik (1876). Per tutta la vita l'U. si dedicò a indagini su Shakespeare: tra i numerosi scritti composti su questo argomento, i più importanti sono: Über Shakespeares dramatische Kunst (Halle 1839; 3ª ed. aumentata, voll. 3, Lipsia 1868-69); Geschichte Shakespeares und seiner Dichtung (nell'edizione della traduzione tedesca di Schlegel e Tieck dello Shakespeare curata dalla Deutsche Shakespeare-Gesellschaft, Berlino 1866; 2ª ed., 1876 seg.). La filosofia dell'U. si oppone, tanto nello scopo quanto nel metodo, a Hegel, l'opera totale del quale egli criticava minuziosamente e severamente nello scritto Über Princip und Methode der hegelschen Philosophie (Halle 1841), combattendola come soggettivismo, formalismo e antropoteismo. L'U. invece esige un sapere reale, obiettivo, il quale, giustificato mercé riferimento ai presupposti ultimi del pensiero e concordante con i fatti, specie delle scienze naturali, deve dimostrare, mantenendo la libertà umana, Dio come forza originaria autocosciente e teleologicamente creatrice. L'U. delinea acutamente, sul piano storico e teorico, i principî di questa sua filosofia nell'opera Das Grundprincip der Philosophie (voll. 2, Lipsia 1845-46), nella quale, con vivace esposizione, cerca di scoprire le ultime premesse del sapere (cfr. anche System der Logik, Lipsia 1852, e il riassunto di questo: Compendium der Logik, ivi 1860; 2ª ed., 1872). Egli trova la suprema certezza nel pensare e nella sua necessità immanente; ma questo pensare è, secondo la dottrina caratteristica dell'U., attività distinguente: solo quando distingue i suoi pensieri da sé e fra loro, è possibile la coscienza e l'autocoscienza. Le leggi fondamentali del pensiero, il principio dell'identità o contraddizione e quello della causalità, esprimono solamente in formule astratte questa attività discernente. Tale valutazione fondamentale del distinguere e del distinto conferisce ai dati e ai fatti contenuti nell'esperienza umana un loro valore di fronte a un pensiero assoluto. L'U. desidera conciliare l'idealismo col realismo, la filosofia con la religione e la scienza empirica, come vuole dimostrare espressamente lo scritto Glauben und Wissen (Lipsia 1858). Nelle opere Gott und die Natur (Lipsia 1862; 3ª ed., ivi 1875) e Gott und der Mensch (I, Lipsia 1866; 2ª ed., 1874; II, ivi 1873) l'U. vuole provare quale presupposto necessario della natura e delle scienze naturali, che Dio è unica forza originaria creatrice e liberamente operante secondo leggi etiche, e che il sentimento religioso e morale è la manifestazione immediata di Dio nello spirito umano, dalla quale a sua volta deriva ogni sua manifestazione mediata nella natura e nella storia. Nello scritto Über den Spiritismus als wissensch. Frage (Halle 1879), inclina a dare una valutazione positiva dello spiritismo. L'U. era, insieme con I. H. Fichte, redattore della Zeitschrift für Philosophie und phil. Kritik.
Bibl.: M. Carrière, H. U., in Beilage zur Augsburger allgemeinen Zeitung, 1884, p. 569 segg., ristampato in Lebensbilder (1890); E. Melzer, Erkenntnistheoretische Erörterungen über die Systeme von U. und Günther, Neisse 1888; E. Grüneisen, Zur Erinnerung an H. U., in Zeitschrift für Philosophie und philosophische Kritik, LIII (1894); L. Fränkel, U., in Allgemeine deutsche Biographie, XXXIX (1895), con indicazioni bibliografiche; J. E. Schweicker, U.s Gotteslehre, diss., Würzburg 1905.