HERMANNUS
Maestro fonditore tedesco documentato dal 1291 al 1319 come cittadino di Lüneburg (Bassa Sassonia), H. è menzionato come clocghetere, fusor ollarum o gropenghetere; a lui è attribuito il fonte battesimale in bronzo nell'abbaziale di Ebstorf (Bassa Sassonia), la cui iscrizione ricorda la data (1310) e il nome dell'artefice ("Hermanus me fecit").Nella bottega di H. dovevano essere realizzati oggetti in bronzo di grandi e di piccole dimensioni, per uso ecclesiastico e civile. L'incarico per la fusione del fonte per il monastero delle Benedettine di Ebstorf dimostra che H. era il più stimato in un gruppo di almeno tre maestri fonditori allora documentati a Lüneburg; la sua bottega mantenne questo rango con i suoi successori per oltre mezzo secolo. Opere di questa officina sono infatti il più grande ed elaborato fonte fuso a Lüneburg, cioè quello, perduto, per l'abbaziale di St. Michael (ca. 1360) e l'esemplare del 1367 della collegiata di St. Peter und Paul a Bardowick (Bassa Sassonia).Il manufatto di Ebstorf mostra le caratteristiche tipiche dei successivi fonti prodotti a Lüneburg: su un piedistallo anulare a gradino, che solleva la suppellettile liturgica dal suolo, si trovano quattro figure maschili che sostengono la vasca, decorata da lamine a stampo disposte in due registri sulle pareti del bacino e anche da placchette-contrassegno di pellegrinaggio; due manici verticali sotto al bordo superiore del bacino servivano al fissaggio del coperchio.Anche le figure che sostengono il fonte di Ebstorf si ritrovano, sia pure con varianti, nei fonti prodotti a Lüneburg fino al 1400; con le figure di Ebstorf comincia la serie di personaggi maschili a sostegno della vasca battesimale, rappresentati realisticamente secondo il modello dei portatori nelle processioni, vestiti alla moda del tempo e, dalla metà del secolo, con gli abiti delle varie corporazioni.Il programma iconografico del fonte di Ebstorf segue i dettami esposti da Guglielmo Durando sul finire del sec. 13°, per il quale l'immagine del Redentore doveva essere riprodotta in chiesa in triplice figura "aut residens in throno, aut pendens in crucis patibulo, aut residens in matris gremio" (Rationale divinorum officiorum, I, 3). Nel registro superiore del fonte un rilievo della Maestà è posto all'inizio dell'iscrizione; nella fascia mediana si susseguono rilievi della Crocifissione e della Vergine con il Bambino e anche un rilievo dell'Adorazione dei Magi su una placchetta-contrassegno di pellegrinaggio a Colonia. Nel registro inferiore con un'iscrizione si manifesta un altro, secondario, programma figurativo costituito da una serie di medaglioni a stampo raffiguranti la Natività, da un ciclo della vita di Cristo e dai simboli degli evangelisti.Le lamine stampate si potevano riprodurre a piacimento e trasportare facilmente. Infatti i rilievi di Ebstorf documentano una migrazione di modelli da Occidente verso Oriente: lo stampo originario del medaglione della Natività si ritrova su alcuni calici della Vestfalia (Swarzensky, 1932), così come quelli della Crocifissione e della Vergine con il Bambino sono attestati anche su campane dello Harz e della media Elba intorno al 1300.La maggior parte del programma decorativo di Ebstorf mostra ancora forme romaniche; i continuatori della bottega di H. impiegarono questi stampi nei loro fonti fino al 1340, come provano il fonte proveniente da Embsen, del 1330 ca. (Parigi, Mus. Nat. du Moyen Age, Thermes de Cluny), e quello della Nikolaikirche di Lüneburg, del 1340 ca.; soltanto intorno alla metà del secolo l'introduzione di nuove iconografie si associò alla comparsa di forme gotiche. Il programma iconografico principale divenne allora la Vita di Cristo, realizzato su fonti battesimali e campane in una serie di medaglioni a stampo che vennero utilizzati anche su oreficerie liturgiche e su tessuti nei monasteri dei dintorni di Lüneburg.
Bibl.: H.W.H. Mithoff, Kunstdenkmäler und Alterthümer im Hannoverschen, IV, Hannover 1877, p. 66; Lüneburgs ältestes Stadtbuch, a cura di W. Reinecke, Hannover-Leipzig 1903, pp. 2, 50, 70, 97; A. Mundt, Die Erztaufen Norddeutschlands von der Mitte des XIII. bis zur Mitte des XIV. Jahrhunderts, Leipzig 1908, pp. 25-26, tav. XI; G. Swarzenski, Aus dem Kunstkreis Heinrichs des Löwen, Städel Jahrbuch 7-8, 1932, pp. 241-397: 306, fig. 274; S. Kähler, Lüneburg, Ausgangspunkt für die Verbreitung von Bronzetaufbecken im 14. Jahrhundert, Niederdeutsche Beiträge zur Kunstgeschichte 32, 1993, pp. 9-49: 38-41.K. Lutze