HERMATHENA
Questo termine compare nell'epistolario di Cicerone che, per decorare la propria villa di Tuscolo, scrive varie lettere all'amico Attico ad Atene dal 68 al 60 a. C. per incaricarlo dell'acquisto di opere d'arte; l'amico l'avverte che gli spedirà una Hermathena. Cicerone risponde nel 66 (i, 4, 3) che è contentissimo e che questo gli sembra l'ornamento più adatto per la sua Accademia tusculana, essendo Hermes adatto a tutti i ginnasî e Minerva particolarmente al suo ginnasio intellettuale; quando l'H. arriva, scrive (i, 1, 5), nel 65, che essa gli procura un gran piacere e che è collocata così bene che tutto il ginnasio sembra un suo anàthema.
Da questi passi si deduce che doveva trattarsi di un'erma di marmo con testa di Minerva, forse bronzea, tanto più che Attico aveva già mandato a Cicerone altre erme di pentelico con teste bronzee per il ginnasio (i, 8, 2). Il Constans ha pensato invece ad un tipo simile a quello della Collezione Ludovisi raffigurante tutto il corpo di Atena, terminante solo nella parte inferiore in erma (v. anche hermerakles).
Bibl.: G. Becatti, Arte e gusto negli scrittori latini, Firenze 1951, pp. 91-92; L. A. Constans, Ciceron, Correspondence, Parigi 1940, I, p. 79; id., in Revue Philologique, V, 1931, p. 224; H. Jücker, Vom Verhältnis der Römer zur bildenden Kunst der Griechen, Francoforte s. M. 1950, pp. 38-39; Brunn-Bruckmann, Denkmäler, 329, n. 2; E. Paribeni, Museo Nazionale Romano, Sculture greche, Roma 1953, n. 1045, p. 60.