ANGLADA CAMARASA, Hermenegildo
Pittore spagnolo, nato a Barcellona nel 1872. I primi elementi dell'arte li ebbe nella sua città all'Accademia di Belle Arti, che presto abbandonò per seguire l'insegnamento del paesista Modesto Urgell. Fu questo pittore a consigliargli lo studio diretto della natura e a ottenergli dalla famiglia i mezzi per ritirarsì a dipingere in pace - dal vero - nel paesello di Monseyn, in Catalogna. Dopo questo tirocinio poté recarsi a Parigi e seguire per quattro anni il corso tenuto da Jean Paul Laurens e Beniamin Constant. Il primo successo, che pure non giovò a farlo includere nella lista degli artisti spagnoli invitati alla mostra mondiale di Parigi nel 1900, lo ottenne con quattro quadretti nel 1899. La notorietà gli venne soltanto due anni dopo con le opere esposte alla Sociéte Nationale des B. A.; e gli crebbe e diventò vera e propria celebrità nelle mostre di Berlino (1902 e 1906), Monaco, Dresda (1904), Vienna, Venezia (1903, 1905, 1914), Roma (1911). La Galleria d'Arte moderna di Venezia conserva un suo quadro intitolato Cavallo e gallo, acquistato appunto alla mostra veneziana del 1905, dove egli figurava con: Danza gitana, "Muro ceramico", Fiori del maie, Pavone bianco, I Campi Elisi, Lucciola, Fiori della notte, Mercato di melograni (una delle opere sue più convincenti), Trattoria notturna. Sono anche da ricordare: Feste di Valenza, Il tango della Corona, Innamorati di Jaca, Cavallo nero, Fanciulla di Alicante, Contadini di Gandia, Passo gitano, Fanciulle di Burriana, Gitana dal bimbo, Nudo sotto la pergola, Giovine sposa d'Alcira che tante discussioni suscitarono all'Internazionale romana del 1911. Allo scoppio della guerra europea tornò in Ispagna e a Madrid fece una grande mostra delle sue opere. Da allora poco si è sentito parlare di lui e le mostre d'arte modema spagnola ordinate fuori del suo paese, e specialmente a Parigi, non lo hanno avuto più tra i loro espositori. La pittura angladiana, che è imparentata con quella di Goya e di Toulouse-Lautrec, pur partendo dall'osservazione della natura e - come attesta una lettera dell'artista - da studî e schizzi oggettivi e rapidi condotti per fissare le luci e i gesti più mutevoli, riesce quasi a trasformare in apparizione la realtà con l'energia lirica del colore, tutta intesa a rendere gli aspetti pittoreschi della Spagna o del vizioso mondo sfarfallante, sotto la folgorazione delle lampade, nei notturni ritrovi all'aperto e nelle sale del varietà: frutto di un impressionismo obbediente a un'immaginazione decorativa raffinata e morbida alquanto.
Bibl.: V. Pica, Emporium, giugno 1905, p. 411 seg.; Kunst f. Alle, 1902-1905; V. Pica, Arte mondiale alla V Esposizione di Venezia (1903); Kunst u. Künstler, II (1904), p. 292 seg.; Kunstchronik, n. s., XIV, p. 206; XV, p. 302; XVI, p. 147; V. Pica, L'Arte mondiale a Roma nel 1911; C. Tridenti, in Rassegna contemporanea, IV, n. 11; E. Cecchi, Note d'arte a Valle Giulia, Roma 1912.