HERMES (῾Ερμῆς; Hermes)
Divinità ellenica, di origine ed etimologia incerte; il nome è già attestato, in età micenea, negli archivi di Pylos. (Per l'aspetto italico e romano, v. mercurio; turms).
La sua origine mitica e le sue prime gesta sono descritte nell'inno omerico a H.: figlio di Zeus e della ninfa Maia, nacque sul Cillene, nell'Arcadia "ricca di greggi"; il giorno stesso della sua nascita con un guscio di tartaruga inventò la lyra e la stessa sera rubò le giovenche al fratellastro Apollo. Quando questi si adirò per il furto, H. lo placò donandogli la lyra appena scoperta assicurandosene così l'amicizia. Non vengono ricordate molte altre azioni in cui H. agisca in modo autonomo, ma già Omero ed Esiodo sanno che egli uccise Argo. Io, una sacerdotessa argiva di Hera, era amata da Zeus; la dea, per gelosia, la trasformò in mucca e pose Argo a suo custode. H. uccise Argo, liberò Io e la ricondusse a Zeus.
H. compare in qualità di figura secondaria in numerosi altri miti, ma senza intervenire nell'azione. Questa parte secondaria è strettamente connessa con il suo carattere, da un lato assai complesso e multiforme, dall'altro già fissato dalle più remote testimonianze e rimasto invariato anche in età più avanzata. Già l'inno omerico parla sì, della sua destrezza, intelligenza e celerità, ma anche della sua astuzia e scaltrezza, caratteri che ritroviamo già nell'Iliade e nell'Odissea. Qui, accanto ad accenni al suo fare ingannatore e astuto, vengon celebrate la sua destrezza e rapidità, che han fatto di lui il messaggero degli dèi. Allo stesso modo è noto nelle età successive. Da questi caratteri essenziali: intelligenza e rapidità da un lato, astuzia e scaltrezza dall'altro, derivano le altre sue doti: è il dio del vento e del tempo meteorologico, l'amico dei viandanti, dei mercanti, del traffico e del commercio, delle scienze e delle arti, della parola e del discorso, ma anche dei ladri e dei truffatori. Le sue relazioni con la fertile Arcadia ne fecero ben presto il dio della fertilità, la divinità dei pascoli e delle greggi, il promotore di ogni sorta di vegetazione; rimane dubbio tuttavia se questo suo attributo sia in relazione con la sua natura fallica, testimoniata sin dalla più remota antichità; dio giovane e agile, divenne quindi protettore della gioventù e delle palestre. Al suo carattere di divinità delle strade e dei viottoli, di scorta e di guida, è strettamente connesso il suo ufficio di accompagnatore dei trapassati (H. psychopompòs), carica che ricopre già nell'Odissea (xxiv, 1 ss.); sempre mite, toglie alla morte il suo aspetto spaventoso. Scorta dei trapassati è in intimo contatto con il mondo sotterraneo; assume caratteri ctonici, fa parte dei misteri, specie in Samotracia, e vien messo in relazione con il ciclo dionisiaco. Sempre si rivela amico degli dèi e degli uomini, guida i buoni, ne combatte i nemici. Conduce le Cariti e le ninfe, aiuta gli dèi nelle loro lotte e partecipa anche alla gigantomachia.
La sua figura poliedrica e cangiante è attraente, nonostante le sue doti dubbie, ma amabili, che lo fanno il più greco di tutti gli dèi; accanto ad Apollo e a Diòniso simboleggia il terzo dei grandi principi fondamentali incorporati negli dèi ellenici.
Gli attributi che gli vengono riconosciuti, si accordano con il suo tipo: nella sua qualità di messaggero degli dèi, porta la verga dell'araldo e il caduceo (il kerỳkeion); in quella di pastore il berretto a punta, come viandante il pètaso dall'ampia falda e i calzari alti, che sovente, anche in età remota, sono muniti d'ali, come il cappello. Dio delle greggi lo vediamo circondato da arieti, pecore, capre e giovenchi; l'inno omerico lo dice signore dei cavalli, dei muli, dei leoni, dei cinghiali e dei cani. Il gallo diventa poi uno dei suoi più frequenti attributi, forse in relazione con il suo carattere di divinità d'oltretomba, mentre l'invenzione della lyra lo collega con la tartaruga.
Altri attributi, ma più rari, in parte spiegabili attraverso il carattere del dio, in parte risalenti ad antiche cause, ora oscure, sono la cornucopia, il disco, la borsa del denaro, il flauto e la siringa, l'alloro, la palma e il mirto.
Il culto di H. era diffuso per tutta la Grecia: madre patria, isole e Asia Minore, seppure non ovunque allo stesso modo. Particolari onori gli venivano tributati in Arcadia, Tessaglia, Beozia e Attica. Il culto praticato in Samotracia era in stretto rapporto con l'originario carattere fallico di Hermes.
Il suo essere, la sua figura, i suoi attributi e le sue gesta sono abbondantemente illustrati dai numerosi monumenti artistici che lo rappresentano. È tra le poche divinità greche la cui figura non completamente antropomorfa si sia conservata nell'arte anche di epoche tarde, cioè sotto forma di erma (v.). Sebbene l'erma come tipo non sia ancora spiegata, anzi da alcuni viene separata all'origine da H., è stata certo la più antica e la più diffusa forma di rappresentazione di questa divinità: un pilastro quadrangolare sormontato da una testa, davanti un membro itifallico, lateralmente monconi di braccia. Si sono conservate alcune erme originali di questo tipo; spesso vengon rappresentate su vasi a figure rosse e a figure nere; ancora nel V sec. Alkamenes (v.) ha conferito al suo H. Propỳlaios la forma dell'erma, certo non più itifallica. Questa forma fu poi usata sovente per la rappresentazione di altre divinità e finalmente fu prediletta per il ritratto, ma le più antiche e le più numerose sono tuttavia quelle rappresentanti Hermes. Già nel VI sec. apparvero accanto alle erme rappresentazioni antropomorfe del dio. Alle più remote appartiene un arỳballos corinzio che lo rappresenta vestito di un breve chitone con in mano il caduceo (kerỳkeion). Sulle lamine bronzee di Olimpia H. è presentato nudo con il caduceo; su un dèinos di Sophilos, in Atene, con chitone e caduceo. In età arcaica doveva essere assai diffusa la sua figura con l'ariete (kriophòros = portatore di ariete). In alcuni piccoli bronzi della fine del VI sec. a. C., tra i quali due strettamente connessi, uno di proprietà privata, a Boston, l'altro al Museo Naz. di Atene, lo vediamo con l'ariete sotto il braccio sinistro, il berretto a punta, gli alti calzari e il caduceo (oggi scomparso). Un altro tipo gli poneva accanto l'ariete, un terzo glielo poneva sulle spalle, come si vede in una copia da originale arcaico nel Museo Barracco. Mancando però gli attributi tipici, non si potrà interpretare senza altro questo crioforo come Hermes. Anche in età più tarda l'H. crioforo viene sempre caratterizzato dai suoi attributi; così sui vasi e nelle statuette di terracotta. La figura del crioforo, legata alla natura pastorale del dio delle greggi, si riconnette a figure affini dell'Oriente, per poi riallacciarsi al tipo cristiano del Buon Pastore. Probabilmente questa relazione è più che altro esteriore: il simbolo del custode portatore di un animale è innato ad ogni popolo dedito alla pastorizia.
In tutte queste rappresentazioni arcaiche, H. appare sempre barbato e così sembra sia stato raffigurato per gran parte del V secolo. Anche la pittura vascolare a figure nere lo conosce barbato, con un breve chitone, riccamente panneggiato, ricoperto dalla clamide, sulla testa il berretto a punta da pastore o il petaso, caduceo e alti calzari. Sul vaso François porta, come le altre divinità, lunghe vesti solenni. La falda posteriore del petaso è spesso sollevata, il caduceo può essere assicurato con legacci, gli alti calzari, non sono sempre alati, sovente riconoscibili solo per la lunga linguetta ricadente in avanti; rare le ali al cappello, particolarmente accentuate su un vaso del Pittore di Berlino. Soltanto sui rilievi di Locri il tipo subisce una netta differenziazione: accanto allo H. barbato appare sempre più frequente quello imberbe, accanto a H. vestito, quello nudo, il cappello e i calzari sono spesso muniti di ali. Imberbe è già il tipo del crioforo nel Museo Barracco e imberbi sono le teste sulle monete, per esempio, l'esemplare proveniente da Ainos. D'aspetto decisamente giovanile, nudo con il caduceo in mano (ne rimane soltanto il foro), H. siede accanto a Dioniso nel fregio orientale del Partenone; è pure nudo sul frontone occidentale, come risulta dal torso conservatosi. Si effettua così l'evoluzione da un H. barbato ad uno imberbe, giovanile; ma dobbiamo ammettere che anche questo secondo tipo è andato formandosi presto.
Più di qualsiasi altro monumento la pittura vascolare ci tramanda non solo l'aspetto, ma anche con particolare abbondanza, le gesta e il carattere del dio; in confronto ad essa, rilievi e sculture hanno semplicemente un valore complementare. L'impresa della sua infanzia, il furto delle giovenche di Apollo, si ritrova su vasi a figure nere e a figure rosse; in queste scene H., conformemente al mito, è rappresentato bambino; anche l'uccisione di Argo e il ratto di Io sono trattati su questi vasi, mito prediletto ancora in epoca romana, come risulta dai dipinti nella Casa di Livia e dalle pitture parietali pompeiane, dove è però soppressa la trasformazione in mucca. H. compare accanto al padre Zeus e alla madre Maia o a tutti gli altri dèi o in quieta riunione o conducendo il loro cocchio, o riposando con essi. Alcuni pittori vascolari, per esempio L'Affettato (v.), hanno prediletto questo tipo di composizione, il cui senso è oscuro. H. è rappresentato su rilievi mentre guida le Cariti e le Ninfe; scene di età più avanzata, appartenenti in parte all'arte provinciale, fra le quali citeremo alcune poche recentemente ritrovate, rivelano le sue molteplici relazioni con le altre divinità. Un rilievo da Glanum (v.) lo presenta insieme con Tyche; un vaso ellenistico a rilievo dalla Russia meridionale lo mostra con Eros e Thanatos; un altro rilievo con Dioniso e Pan; una campana in bronzo con Tyche ed Ecate. Su rilievi neoattici lo troviamo accanto ad altre divinità. Viene riprodotto pure accanto ai suoi animali: porta l'ariete, lo cavalca, riposa vicino ad un capro, si trattiene tra il gregge. Le sue capacità vengono simboleggiate dalla lyra e dalla siringa, che tiene in mano o che sta suonando; con i Sileni suona il flauto. Un'importante rappresentazione vascolare lo accompagna ad un Sileno che suona la lyra; assume facilmente caratteri dionisiaci. Su un vaso lo vediamo giocare con la trottola. Ma le sue imprese personali poco rispondono alla sua natura: oltre al furto delle giovenche e all'uccisione di Argo gliene vengono attribuite ben poche. Una pittura vascolare lo mostra in lotta con un essere indefinibile, ma è un'eccezione. La sua natura astuta e menzognera pare raffigurata su un vaso a figure rosse: conduce al sacrificio, al posto di un autentico maiale, un cane rivestito con una pelle di suino.
Quando lo vediamo inseguire fanciulli o adolescenti, questi sono Paride o Ganimede, con i quali non ha rapporti personali: Paride vien trascinato a dare il suo giudizio; Ganimede vien rapito per Zeus. Su un vaso a figure rosse (Parigi) invita Ganimede ad assumere la sua carica di coppiere; ancora in un dipinto della Domus Aurea di Nerone accompagna Zeus e Ganimede verso l'Olimpo (v. fabullus, Tav. a colori). Non è raro vederlo inseguire una donna, specie sui vasi a figure rosse, per lo più nella sua qualità di messaggero di Zeus; talvolta forse agisce per conto proprio, specie quando è accompagnato da Posidone. Gli si attribuiscono relazioni amorose, particolarmente con ninfe. Più sovente si presenta come un aiuto o come una figura secondaria, che prende parte più o meno attiva al mito. In un antico tipo, conservatosi nel manico di uno specchio a mano e in lamine bronzee di Olimpia, partecipa alla scena del riscatto del corpo di Ettore, dove, su richiesta degli altri dèi, funge da mediatore. È sempre presente alla nascita di Atena; guida le tre dee al giudizio di Paride; convince Paride titubante; compare nella scena dell'uccisione della Gorgone e aiuta Perseo in fuga; è presente alla gara tra Atena e Posidone, raffigurata sul frontone occidentale del Partenone, alla lotta tra Peleo e Tetide; naturalmente anche al combattimento tra gli dèi e i giganti. Oltre che su vasi a figure rosse, H. è, rappresentato anche in una gigantomachia su un rilievo di Sifno, poi sul fregio del Hekateion di Lagina, ove compare nudo. Si presume che fosse anche sul fregio di Pergamo, sebbene non sia ancora stato identificato. In ultimo va ricordato un rilievo classicheggiante di Leptis Magna.
H. lotta generalmente con la spada. Assai sovente, per non dire sempre, lo vediamo accanto ad Atena, presenziare alle gesta di Eracle: l'uccisione dell'Idra, la lotta con Achebo, con Alcioneo, con Gerione, la lite con Apollo per il tripode, l'avventura con il cinghiale e con il toro; assieme con Eracle protegge Hera dai Sileni; ma li troviamo anche uniti in tranquilla conversazione. H. però non manca mai là dove esercita la sua carica di guida e di compagno e di divinità d'Oltretomba: nelle peregrinazioni di Eracle presso Folo, quando Eracle trae Cerbero dagli Inferi; è presente all'apoteosi dell'eroe. Lo vediamo partecipare alla prima raffigurazione dell'avventura con Cerbero su uno skỳphos medio-corinzio; guida i cavalli nell'apoteosi del fregio dei Sifnî a Delfi.
H. porta il piccolo Eracle ma, dalla rappresentazione su un vaso, non è ben chiaro se lo conduce verso Chirone o glielo allontani; la sua funzione di protettore e di portatore di bimbi è nota alla tradizione figurativa: porta il piccolo Dioniso alle ninfe o ad Atamante, porta quindi, con cura protettrice, il ragazzo Arkas. È rappresentato su vasi a figure rosse con Dioniso bambino in braccio, motivo introdotto anche nella scultura monumentale dell'età classica: così lo ha raffigurato Policleto - un'eco di questo gruppo si ha in alcune tra le statue del giardino di Boboli a Firenze e Prassitele lo ha rappresentato nello stesso atteggiamento. Recentemente è stata resa nota una statuetta del medesimo soggetto proveniente da Minturno. Su recipienti a rilievo di età ellenistica è raffigurato mentre porta il piccolo Dioniso ad Atamante e la raffigurazione col fanciullo Arkas si ha anche su una moneta. Accanto a tutte queste raffigurazioni egli ricompare sempre come accompagnatore dei defunti e come divinità d'Oltretomba.
È già stato accennato al mito di Cerbero; altre rappresentazioni vascolari lo raggruppano con Persefone e Plutone: su una coppa di Epiktetos a Villa Giulia, H. pesa le anime dei defunti; vien posto accanto ai trapassati sulle stele sepolcrali; specie sulle lèkythoi a fondo bianco appare come scorta o compagno dei morti. Una lèkythos di Jena lo mostra con una piccola anima alata, che va svolazzando nell'aria. Particolarmente impressionante il suo aspetto mite, ma deciso, nella sua carica di guida nell'Oltretomba sul rilievo di Orfeo, uno dei rilievi classici a tre figure: sfiora leggermente la mano a Euridice per ricondurla agli Inferi. Un'opera, appartenente forse alla scultura monumentale del V sec., - se ne è conservata copia nel cosiddetto H. Ludovisi - lo presenta come psychopompòs (sembrano sbagliati i rifacimenti moderni). Ancora nel IV sec. scorta Alcesti sul rilievo delle colonne nell'Artemision in Efeso. Strano che questo suo carattere si sia così poco continuato sui sarcofagi romani: compare tuttavia sui lati minori come guida dei trapassati.
Le rappresentazioni a tutto tondo fin da età remote lo avevano sempre posto in relazione con qualche cosa: crioforo, psychopompòs, discoforo o con il piccolo Dioniso in braccio. Non fanno eccezione neppure le statue a noi note attraverso la tradizione letteraria.
Da questa vengono ricordate, oltre alle opere di Alkamenes (Paus., i, 22, 8), di Onatas e Kalliteles (Paus., v, 27, 8), un'antichissima immagine lignea in Argo (Paus., v, 27, 8) e una di Kalamis (Paus., ix, 22, 1); in epoca più avanzata si parla di una statua bronzea di H. Agoràios sulla via verso la Stoà Poikìle (Luciano, Iup. trag., 33). Poco sappiamo di queste statue, pare che le più antiche seguissero il tipo del crioforo; forse l'Agoràios era figurato giovanile e nudo, in corsa. Poco per volta i caratteri mitici furono sopraffatti dal desiderio di rappresentare la figura per se stessa. Già Policleto, nonostante l'accompagni al piccolo Dioniso, aveva visto il dio nella sua giovanile virilità; nella statua di Olimpia, attribuita da Pausania a Prassitele, il bambino è senz'altro un attributo secondario accanto alla raggiante apparizione del dio giovane, virile e bello, che si presenta agli uomini come uno dei ῥεῖα ζώοντες.
Con la evoluzione della figura del dio giovane e imberbe va scomparendo anche il suo abbigliamento; spesso ha, come nello H. Ludovisi, il solo manto appoggiato sulle spalle, il cappello, che troviamo ancora nello H. Ludovisi, gli poggia sul grembo nel fregio del Partenone, per poi scomparire; al suo posto le ali, che lo caratterizzano, gli spuntano direttamente dal capo. Generalmente le sole caratteristiche che rimangono sono i calzari e il caduceo. Di alcuni tipi del V sec. sono rimaste copie romane, che rivelano chiaramente l'evoluzione del giovane dio: una statua al Vaticano e la sua replica nel Museo Nuovo Capitolino lo presentano imberbe e nudo, tuttavia con il petaso; in una statua al Louvre, con repliche a Leningrado e a Berlino, ha le ali direttamente nel capo. Del IV sec. vanno ricordati soprattutto lo H. da Andro con le sue note repliche in Vaticano, il cosiddetto Antinoo del Belvedere, alcune statue in Atene (lo H. proveniente da Atalante) e nel Museo delle Terme. Al tardo IV sec. è dovuta la figura dello H. che si slega i sandali con il piede appoggiato, conservatasi nel cosiddetto H. Lansdowne, con repliche a Monaco, al Louvre, a Ostia; una statua (Mérida, Spagna) ce lo mostra seduto, con la lyra. È noto attraverso una copia bronzea da Ercolano lo H. in riposo di carattere lisippeo, nudo come nelle altre statue già citate, con le ali fissate ai piedi nudi. In epoca più tarda può ricomparire vestito, come ci insegna una statua al Museo delle Terme e la sua replica in Vaticano. H. bambino pare non sia stato spesso rappresentato; va perciò ricordata una statua in Vaticano.
Monumenti considerati. - Erme: (opere generali): L. Curtius, Die antike Herme, Dissertat. München, 1903; R. Lullies, Die Typen der griechischen Herme, Königsberg 1931; H. Goldman, in Amer. Journal Arch., xlvi, 1942, p. 58 s.; S. Aurigemma, in Boll. Mus. Impero Rom., xi, 1940, p. 46. Su vasi: E. Langlotz, Griech. Vasen, Monaco 1932, tavv. 61, 144. H. di Alkamenes: E. A. A., vol. i, p. 255 ss.; per le repliche: D. Faccenna, in Not. Scavi, 1950, p. 67 ss.; P. E. Arias, in Jahrbuch, lxviii, 1953, p. 123. H. itifailico: L. Curtius, in L. Klages-Festschrift, Lipsia 1932, p. 19 ss.; L. Deubner, in Corolla Curtius, p. 201 ss.; J. Bousquet, in Mélanges Picard, i, 1948, p. 105 ss.; B. Neutsch, in Jahrbuch, Arch. Anz., lxix, 1954, c. 540. Arỳballos corinzio: Exploration de Délos, x, tavv. 26, 357, 351 a e b. Lamine bronzee di Olimpia: E. Kunze, in Olymp. Forschungen, ii, 1950, tavv. 19, 45. Dèinos di Sophìlos: J. D. Beazley-H. Payne, in Journ. Hell. St., xlix, 1929, p. 257, fig. 5. H. kriophòros (opere generali): Ch. Picard, in Rev. Arch., xxxiv, 1949, p. 85 ss. Bronzi di Boston e Atene: E. Kunze, Drei Bronzen der Sammlung H. Stathatos, in 109. Berl. Winckelmannsprogr., 1953, p. 10, figg. 1-4, tavv. 1-4. H. del Museo Barracco: W. Schiering, Der Kalbträger, fig. 7. Terracotta: B. Neutsch, in Jahrbuch, Arch. Anz., lxxi, 1956, c. 363; Not. Scavi, 1952, p. 126, fig. 38; Fasti Arch., x, 1955, p. 147, fig. 41. Vasi a figure nere: oinochòe del Louvre: L. A. Stella, Mitologia greca, Torino 1956, p. 95. Rilievi: Q. Quagliati, in Ausonia, iii, 1908, p. 181, fig. 34. Buon Pastore cristiano: J. Fink, in Riv. Arch. Crist., xxvii, 1952, p. 167 ss.; A. Parrot, Mél. Dussaud, 1939, p. 171 ss.; P. Saintyves, St. Christophe, successeur d'Anubis, d'Herme's et d'Héraklès. Per il costume: vaso François: E. A. A., vol. i, p. 893, fig. 1125. Vaso del Pittore di Berlino: E. A. A., vol. ii, p. 59, fig. 96. Altri vasi: E. Langlotz, op. cit., tavv. 167, 501; L. A. Stella, op. cit., tav. 2. Rilievi di Locri: Q. Quagliati, art. cit., p. 179 ss. Moneta: K. Lange, Götter Griechenlands, Berlino 1941, tav. 34. Partenone, fregio orientale: D. E. Haynes-W. Forman, The Parthenòn-Frieze, fig. 39; frontone occidentale: F. Brommer, Die Giebel des Parthenon, Magonza 1959, fig. 11. Calzari alati: anfora a figure rosse, Monaco: C. V. A., Munchen, 4, 1956, tav. 180, 2. Caduceo con legacci: coppa a figure rosse, Parigi, Louvre: C. V. A., Louvre, iii, 1 c, tav. 13, 2. Furto delle giovenche: skỳphos a figure rosse, Taranto: C. V. A., tav. 11, 1; K. Kerényi, Mythologie der Griechen, Zurigo 1951, figg. 37, 38. Mito di Argo: E. A. A., vol. i, p. 627, fig. 810; oinochòe di Napoli; J. D. Beazley, Red-fig., p. 435, 82; L. A. Stella, op. cit., p. 65. H. con Zeus: anfora a figure nere, Londra: C. V. A., tav. 25, 4; anfora di Firenze: A. B. Cook, Zeus, iii, p. 666, fig. 478. Iris conduce H. da Zeus: J. D. Beazley, Red-fig., p. 517, 26. H. con Maia: anfora a figure nere, Louvre: C. V. A., tav. 57. Lèkythos a fondo bianco, Parigi, Petit Palais: C. V. A., tav. 11, 4. H. con altre divinità: E. A. A., vol. ii, p. 363, fig. 524. H. con Dioniso: anfora a figure nere, Bruxelles: C. V. A., tav. 11, 5. H. con Trittolemo: anfora a figure nere; Compiègne: C. V. A., tav. 10, 4. H. con Hera: anfora a figure nere, Tarquinia: Anderson, 40994. H. con Posidone: anfora a figure nere, Tarquinia: C. V. A., 11, 4. Ceramografo L'Affettato: E.A.A., vol. i, p. 99, fig. 150. H. conduce le Cariti: rilievo da Thasos, al Louvre: A. Giuliano, in Arch. Class., vi, 1954, tav. vii, 2; L. A. Stella, op. cit., p. 92. Con le ninfe: rilievo votivo del Quirinale: T. Dohrn, Attische Piastik, tav. 19. Hydrìa a fig. nere, Altenburg: J. D. Beazley, Black-fig., p. 363, 48. Rilievo da Glanum: Ch. Picard, Rev. Arch., xxxiv, 1949, p. 89 ss. Vasi ellenistici dalla Russia meridionale: in Vestnik Drevnej Ist., 1949, p. 111 ss. Rilievo con Dioniso e Pan: M. Guarducci, in Ann. Scuola Arch. Atene, xiv-xvi, 1952-54, pp. 189 ss. Campana di bronzo: in Bull. de l'Acad. Royale de Belgique, xl, 1954, p. 254 ss. Rilievi neoattici: W. Fuchs, Die Vorbilder der neuattischen Reliefs, Berlino 1959 (XX Jahrb. Erg.), tavv. 11 b e 33 a). H. con animali: a cavallo di un ariete: anfora a figure nere, Londra: C. V. A., tav. 69, 9; stàmnos, Louvre: J. D. Beazley, Red-fig., p. 138, 111; con caprone: skỳphos a fig. nere Bologna: C. V. A., tav. 42; col gregge: anfora di New York: N. O. Brown, Hermes the Thief, frontespizio; con il gallo: rilievo di Locri, v. s. H. con lyra e siringa; anfora a fig. nere, Londra: C. V. A., tav. 34, 1; anfora a fig. rosse, Monaco: C.V.A., tav. 181, 1. H. con satiri: pelìke, Chicago: J. D. Beazley, Black-fig., p. 396, 23. H. che gioca con la trottola: coppa, Firenze: J. D. Beazley, Red-fig., p. 252, 97. H. in scene bacchiche: B. N. Almagro, in Arch. Esp. Arq., xxvi, 1953, p. 217 ss. H. in lotta con un essere enigmatico: lèkythos a fig. nere, Parigi, Cabinet des Médailles: C. V. A., tavv. 84-85. L'inganno della vittima: coppa a figure rosse, Vienna, Kunsthistorisches Museuìn: C. V. A., i, tav. 2, 5. Inseguimento di Paride: Ch. Clairmont, Das Paris-Urteil in der antiken Kunst, Zurigo 1951, tav. 11. Inseguimento di Ganimede: J. D. Beazley, Red-fig., pp. 318, 14; 358, 1. Vaso, Parigi, Cabinet des Médailles: Antike Kunst, ii, 1959, tav. 9, 2. Domus Aurea di Nerone: G. E. Rizzo, La Pittura ell.-romana, Milano 1929, tav. 30. Inseguimento di donne: G. M. A. Richter-L. F. Hall, Red-fig. Athenian Vases, tavv. 92, 89. Riscatto di Ettore: Olymp. Forschungen, ii, 1950, Suppl. 11. Nascita di Atena: E. Gerhard, Auserlesene Vasenbilder, i, 12, 5. Giudizio di Paride: E. A. A., vol. i, p. 116, fig. 170; p. 119, fig. 173; ii, p. 65, fig. 108. Perseo e la Gorgone: E. Pfuhl, Mal. u. Zeichnung, Monaco 1923, fig. 216, v. s., i, p. 298, fig. 430. Peleo e Teti: J. Overbeck, Gal. heroischer Bildwerke, i, 1853, tav. 9. Gigantomachia: lèkythos a figure nere: C. V. A., tav. 21, 7. Fregio del Tesoro dei Sifnî: P. de la Coste-Messelière, Delphes, Parigi 1957, tav. 5. Rilievo di Leptis Magna: Revue Africaine, xcvi, 1952, p. 275 ss. Lagina: A. Schober, Der Fries des Hekateions von Lagina, Baden (Vienna), 1933, tav. 19. H. con Eracle (in generale): J. Schwartz, in Ann. Service Ant. d'Égypte, xlv, 1947, p. 37 ss.; J. Chittenden, in Amer. Journ. Arch., lii, 1948, pp. 24 ss. Idra: E. Kunze, in Olymp. Forschungen, ii, 1950, p. 103. Achebo: hydrìa a figure nere, Londra: C. V. A., tav. 79, 2. Alcioneo: E. A. A., vol. i, p. 201, fig. 296. Cinghiale: anfora a figure nere, Louvre: C. V. A., tav. 39, 2. Toro: anfora a figure nere, Louvre: C. V. A., tav. 47, 4. Gerione: hydrìa a figure nere, Londra: C. V. A., tav. 78, 3. Tripode: hydrìa a figure nere, Londra: C. V. A., tav. 79, 4. Hera e i Sileni: E. A. A., vol. ii, p. 199, fig. 297. A riposo: anfora di Andokides, Monaco: C. V. A., tav. 158, 2. Folo: P. Mingazzini, Coll. Castellani, tav. 72, 1. Cerbero: skỳphos corinzio: H. Payne, Necrocorinthia, p. 127, fig. 45. Coppa a figure rosse: E. A. A., vol. ii, p. 507, fig. 701. Apoteosi: E. Langlotz, op. cit., tav. 92, 313. Fregio del Tesoro dei Sifnî: P. de la Coste-Messelière, op. cit., tav. 66 e 69; Alinari 24768. Eracle fanciullo: Archäol. Zeitung, xxxiv, 1877, tav. 17. H. con il piccolo Dioniso: vasi: L. A. Stella, op. cit., p. 98; Policleto, Einzelaufn. 103; Prassitele: H. Wege-G. Rodenwald, Olympia, tavv. 85-91; rilievi (Atamante): H. Fuhrmann, in Jahrbuch, lxv-lxvi, 1950-51, p. 121 ss. H. con il fanciullo Arkas: K. Lange, op. cit., fig. 35. H. Psychopompòs: con Persefone: E. A. A., vol. i, p. 261, fig. 377; G. M. A. Richter-L. F. Hall, op. cit., tav. 124, 124. Cratere a figure rosse, Bologna: C. V. A., tav. 25, 3; Plutone: K. Schauenburg, in Jahrbuch, lxviii, 1953, p. 38, fig. 1; pesatore di anime: U. Ciotti, in Arti fig., ii, 1946, tavv. 1-8; stele sepolcrali: P. Joughet, in Bull. Soc. Arch. d'Alexandrie, xxxv, 1942, p. 85 s. Lèkythos a fondo bianco: Furtwängler-Reichhold, iii,, p. 29; J. D. Beazley, Red-fig., pp. 828, 17; 659, 7. Rilievo di Orfeo: L. A. Stella, op. cit., p. 101; replica: D. M. Robinson, in Hommages J. Bidet-F. Cumont, Bruxelles s. d., p. 303 ss. H. Ludovisi: fot. Alinari 20110; replica Anzio: fot. Anderson 40836-7; cfr. M. Cagiano de Azevedo, in Bull. Com., lxviii, 1940, p. 41 ss. Alcesti: Enc. Ital., xiv, 1932, tav. 29, 1, s. v. Ermete. Sarcofago: C. Robert, Die antiken Sarkophag-Reliefs, ii, tav. 52. H. discoforo: statuetta bronzea: G. Lippold, Handbuch der Archäol., Monaco 1950, iii, 1, tav. 116, 1. Tipi di statue: in generale: L. Curtius, Zeus und Hermes, (1° Erg. Röm. Mitt.), 1931. Kalamis: H. A. Cahn, in Studies Presented to D. M. Robinson, i, S. Louis 1951, p. 559 ss. Musei Vaticani: Anderson 4033; Alinari 28081; Louvre-Leningrado-Firenze: Alinari 22657, 3574. Testa con ali: D. Faccenna, in Arch. Class., ii, 1950, p. 46 ss., tav. 14 s. Andros: fot. Marburg 134760. Antinoo del Belvedere: Alinari 66o6; Atalante: Alinari 24274; Museo delle Terme: Alinari 27348. H. che scioglie i sandali: Monaco: A. Furtwängler, Ein Hundert Tafeln, Monaco 1903, tav. 63; Louvre: Cat.. Sommaire, tav. 4; Ostia: R. Calza, in Scavi di Ostia, vol. iii, Roma 1958, p. 221 ss. H. con la lyra: J. R. Melida, Cat. Badajoz, i, tav. 104; Ercolano: L. A. Stella, op. cit., p. 81; Alinari 11234. H. vestito: Museo delle Terme: Alinari 20116; Vaticano: Anderson 1407. H. bambino: Vaticano: Anderson 42231-2; Museo delle Terme: Anderson 2483.
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