HERMONAX (῾Ερμόναξ)
Ceramografo della prima metà del V sec. a. C. (secondo venticinquennio), che occupa nei riguardi stilistici e cronologici una posizione intermedia fra i maestri "arcaici" e quelli dell'inizio della "classicità". Conosciamo sette vasi firmati da H., in maggioranza pelìkai e stàmnoi (Vienna, Parigi, Firenze, Orvieto, Boston, Roma), mentre un centinaio di vasi, per lo più di medie dimensioni tra cui pochissime coppe, gli vengono attribuiti. In generale H. è considerato un maestro direttamente influenzato dal Pittore di Berlino, e quindi legato alla tradizione arcaica, della quale conserva i tratti nel modo di rendere l'occhio, nella composizione a figure staccate e nella struttura allungata dei personaggi; ma il gruppo dei vasi firmati, come è stato rilevato, rappresenta un'evoluzione interna dell'artista, che vi conferma la sua posizione fra lo stile severo e lo stile classico e si rivela non insensibile alla maniera di Makron, nei panneggi ampî e solenni dalle larghe pieghe ondulate e, nello stesso tempo, influenzato dalla megalografia polignotea nella scelta dei temi mitologici di attesa (Edipo e la Sfinge di Vienna, Peleo che rapisce Tetide di Orvieto), nella tendenza a rendere scorci prospettici e nell'interesse ai problemi di movimento. Maestro indubbiamente notevole ma non grandissimo, H. risente di quel periodo così ricco di fermenti ma così travagliato da tendenze diverse, che è la fine dell'età severa, e la sua produzione migliore si colloca fra il 470 ed il 460 a. C.
Bibl.: E. Pfuhl, Mal. u. Zeichn., Monaco 1923, II, p. 583 ss.; M. Pallottino, Studi sull'arte di Hermonax, in Atti Acc. d'Italia, V, 1940, p. 76; J. D. Beazley, Red-fig., p. 317 ss.; P. P. Johnson, in Amer. Journ. Arch., XLIX, 1945, pp. 491 ss.; G. M. A. Richter, Attic Red-fig. Vases, New-Haven 1946, pp. 108-109.