Vedi HERMOPOLIS dell'anno: 1961 - 1973 - 1995
HERMOPOLIS (v. vol. IV, p. 15 e S 1970, p. 368)
I monumenti appartenenti al Nuovo Regno e a epoche più tarde si trovano principalmente nella parte settentrionale dell'odierno sito di el-Ašmunein, all'interno di una vasta area racchiusa da un muro perimetrale in mattoni crudi di c.a 600 m per lato, costruito durante la XXX dinastia. Gli scavi, condotti negli anni '30 da una missione tedesca, sono stati ripresi da una missione del British Museum alla fine degli anni '80.
L'accesso all'area sacra avveniva dal lato S verso cui era orientato il Tempio di Thot della XXX dinastia. L'edificio, fondato da Nectanebo I, venne presumibilmente a sostituire quello costruito durante il Nuovo Regno. Il nuovo tempio fu iniziato nell'ottavo anno di regno del faraone: fino ad allora il tempio del Nuovo Regno era in uso come tempio principale con la probabile aggiunta di un accesso denominato «Porta della Sfinge».
I lavori per il Tempio di Thot erano iniziati durante la XVIII dinastia; l'accesso avveniva da S attraverso il c.d. pilone di Horemheb. Amenophis III ingrandì e abbellì il tempio, come rivelano un'iscrizione del primo anno di regno del faraone e significative testimonianze quali le statue in quarzite di babuini e un altare inscritto e finemente decorato con scene in bassorilievo sui quattro lati. Il successivo ampliamento dell'edificio fu dovuto principalmente a Ramesse II; l'estensione del monumento dal pilone di Ḥoremheb fino a quello di Ramesse II, che costituiva l'entrata principale, raggiungeva approssimativamente 100 m.
Nel 1984 fu messa in luce da un incendio accidentale parte del colonnato della prima corte del tempio; questo colonnato è preservato solo sul lato NO della corte ma è presumibile che corresse anche lungo quello NE. Cinque colonne ancora in situ poggiano su una fondazione costituita da blocchi riutilizzati del periodo amarniano.
Davanti al pilone di Ḥoremheb vi è un cortile con un portico colonnato lungo il lato O che, molto probabilmente, aveva un suo corrispettivo sul lato opposto; una via pavimentata collegava l'entrata con l'accesso, direttamente in asse, al vicino Tempio di Ammone. Quest'ultimo, dedicato in realtà ad Ammone e Thot congiuntamente, è orientato verso E e, sebbene le decorazioni risalgano al tempo di Merenptaḥ e Seti II, è certo che fu fatto edificare anch'esso da Ramesse II, il quale livellò un'area occupata in precedenza da strutture abitative. Del monumento è oggi visibile parte del pilone di accesso e della sala colonnata; un muro in mattoni crudi, contraffortato lungo la faccia esterna, lo circondava su tre lati mentre il quarto era costituito da un tratto del muro perimetrale principale che includeva il Tempio di Thot. All'interno del recinto di Ammone, una serie di magazzini si trovava lungo i lati Ν e S.
Il programma edilizio di Ramesse II comprese inoltre la costruzione di un piccolo tempio, forse dedicato a Ptaḥ, che si estendeva a S dell'area sacra di Ammone e Thot. Il santuario, in gran parte danneggiato dalle strutture di epoca posteriore, era stato anch'esso innalzato con blocchi di pietra provenienti dagli edifici di el-'Amārna; la sua entrata, inquadrata da due statue colossali, doveva essere probabilmente in asse con la porta monumentale dell'area sacra, secondo una direttrice N-S.
Altri interventi nel complesso furono eseguiti da Osorkon III, la cui attività nel sito non era stata finora rilevata. Da una stele rinvenuta, sembra che il faraone avesse fatto edificare una cappella per il dio Osiride in uno dei cortili del santuario.
Bibl.: Relazione degli scavi nella serie British Museum Expedition to Middle Egypt: A. J. Spencer, Excavations at el-Ashmunein I. The Topography of the Site Based on the Survey by R. D. Anderews and D. M. Bailey, Londra 1983; S. Snape, D. Bailey, The Great Portico of Hermopolis Magna, Londra 1988; S. R. Snape, A Temple of Domitian at el-Ashmunein, Londra 1989; A. J. Spencer e altri, Excavations at el-Ashmunein II. The Temple Area, Londra 1989.
(D. Viola)
Epoca ellenistica e romana. - Gli scavi condotti negli ultimi anni nel sito di H. hanno permesso di approfondire le conoscenze sulla città di epoca ellenistica e romana; hanno rivelato inoltre che gli interventi urbanistici di questo periodo preservarono almeno in parte gli edifici e in particolare l'impianto di epoca faraonica con la sua divisione in due quartieri funzionali: quello N, il phrourion, destinato ad accogliere gli edifici di culto, e quello S, la pòlis, maggiormente collegato alla vita civile. La realizzazione, probabilmente poco prima del 240 a.C., del dròmos di Hermes, la via sacra che portava al Tempio di Thot e che veniva a costituire il principale asse N-S della città, determinerà all'interno dei due quartieri originari una divisione E-O, portando alla creazione di quattro àmphoda, come testimoniano i documenti di epoca romana. La nascita di questa nuova strada, recentemente scoperta dagli scavi del British Museum, causò la demolizione della parte E del Tempio di Thot e di un'ala del pilone di Ramesse II. Nella costruzione del dròmos furono riutilizzati alcuni reperti di epoca faraonica (altare di Amenophis III, stele di Osorkon III) non come semplice materiale di reimpiego, ma in un posto d'onore. Questo potrebbe indicare una volontà di rivalutazione, da parte dei sovrani ellenistici, dei monumenti faraonici di Hermopolis.
Alcuni resti, databili all'epoca romana, di una strada E-O, che incrociava il dròrrios di Hermes subito a S dell'area sacra, sono stati identificati con quelli della via che nel II sec. d.C. assunse il nome di Strada Antinoitica, costruita anch'essa probabilmente in epoca tolemaica. A c.a 40 m a S è stata riconosciuta una via parallela alla Strada Antinoitica, identificata con la Strada di Domiziano, ricordata nei papiri.
Gli scavi hanno portato alla luce le basi delle colonne del lato O e una fila di blocchi del muro di fondo del portico aggiunto sotto Filippo Arrideo alla costruzione faraonica del Tempio di Thot. Fra i numerosi blocchi scolpiti appartenenti al portico vi sono rilievi raffiguranti una processione con il sovrano in atto di recare offerte alla divinità.
Tra la metà del I e la fine del II sec. d.C. un'intensa attività urbanistica, documentata dai papiri e dai rinvenimenti, determina una decisa urbanizzazione dell'area della pòlis subito a S dell'area sacra presso la Strada Antinoitica e il restauro degli edifici preesistenti. All'epoca neroniana deve essere datata la ristrutturazione del piccolo santuario ramesside forse dedicato a Ptaḥ, mentre sotto Antonino Pio furono edificate le due porte monumentali d'accesso alla Strada Antinoitica (Porta del Sole e Porta della Luna). Con Marco Aurelio l'intersezione fra la Strada Antinoitica e il dròmos di Hermes sarà evidenziata da un tetrastilo, il più antico e il più grande mai sorto in Egitto; sarebbero a esso pertinenti parti di un immenso capitello corinzio, di una colonna e un piedistallo già rintracciato e copiato da Nestor L'Hote nel 1838-39 e oggi scomparso.
All'epoca domizianea dovrebbe risalire il più grande dei monumenti romani in stile tradizionale egiziano finora scavato a Hermopolis. Dedicato, come sembrerebbero indicare le iscrizioni, a Nehemet-'awi ed eretto c.a 150 m a E del Tempio di Thot, l'edificio sostituì probabilmente un tempio più antico dedicato a questa divinità da Nectanebo I. Allo stato attuale dello scavo si può dedurre che si trattava di una struttura relativamente piccola, forse con la tarda aggiunta di un pronao sul lato meridionale. E stato anche rinvenuto un rilievo in cui Domiziano è rappresentato nell'atto di fare offerte ad Atum.
A un tempio esastilo períptero (28 x 12,3 m) di età antonina, in epoca tarda trasformato probabilmente in chiesa, sarebbero pertinenti i resti rinvenuti presso la «Porta della Sfinge», fra cui sei colonne di granito di Assuan con i relativi capitelli e parte del muro del podio dell'edificio.
Sul lato meridionale dell'area sacra, a E del dròmos di Hermes, sono stati portati alla luce i resti di epoca antonina di un edificio nel quale è stato proposto di riconoscere il komastèrion della città. La distruzione della vecchia recinzione, in questo come in altri punti, lascerebbe ipotizzare, per questo periodo, una perdita della funzione puramente religiosa dell'area in esso compresa, fatto confermato dal rinvenimento di resti di abitazioni di epoca romana.
Il komastèrion è stato ricostruito come un edificio su podio (40,66 x 31,5 m), diviso all'interno in sette navate. Verso il fondo di quella centrale, più ampia rispetto alle laterali, vi sono i resti di una base di statua. Il pavimento era rivestito di grandi lastre di calcare. Sul lato Ν un'ampia scalinata (4,44 m), davanti alla quale vi sono i probabili resti di un altare, precedeva il propileo tetra- stilo d'accesso sormontato dia un frontone timpanato, con colonne corinzie al centro e pilastri ai lati, ai quali si addossavano semicolonne. Il propileo era affiancato da un portico di colonne corinzie, in granito rosso di Assuan; è stata rinvenuta la trave superiore dalla fronte Νdel komastèrion, anch'essa in granito rosso. La facciata era preceduta da un'area pavimentata con blocchi di calcare del periodo amarniano. A S, sulla Strada Antinoitica, posta a un livello più alto rispetto all'area sacra, il monumento si affacciava con un prospetto simile a quello settentrionale. Il propileo era composto unicamente da colonne e la trabeazione del portico ai lati del propileo sembra rientrare sul lato a esso contiguo. Lo stile asiatico dei capitelli e delle basi in calcare locale ha fatto supporre la presenza di officine itineranti provenienti dall'Asia Minore.
Dai papiri sappiamo che nel III sec. d.C. la città era estesa e molto popolata e che vi si svolgeva un'intensa attività edilizia (costruzione di un portico lungo la Strada Antinoitica, restauri nel ginnasio, ecc.). L'approvvigionamento idrico sembra si effettuasse attraverso una distribuzione sotterranea e, benché siano stati rinvenuti quattro castelli d'acqua, è probabile che la maggior parte della pòlis non fosse servita dalle canalizzazioni. Alcuni indizi lasciano supporre l'esistenza di pozzi, mentre sono stati riconosciuti i resti di otto impianti termali.
La basilica, nell'area del Santuario Tolemaico, costruita in gran parte con materiale di reimpiego, presenta un impianto cruciforme a tre navate, quella centrale molto più ampia delle laterali; i bracci del transetto terminano a esedra. È incerta la datazione dell'edificio (tra la prima metà del V e l'inizio del VI sec. d.C.), nel quale è stato proposto di riconoscere la chiesa episcopale della città. Il complesso di edifici rinvenuti al di sotto di questa costruzione apparterrebbe invece al Serapeo, nel quale sorgevano il Tempio di Serapide e il Neilàion. I frammenti di una statua femminile seduta, forse in marmo pario, rinvenuti nelle fondazioni del transetto meridionale della basilica potrebbero appartenere alla statua di Berenice, che, come ricorda un'iscrizione rinvenuta nell'area, sarebbe qui stata dedicata insieme a quella del marito Tolemeo III Evergete. E stato di recente proposto che gli edifici sarebbero stati ridedicati in epoca romana divenendo l’Hadrianèion e l’Antinoèion. Il complesso fu distrutto nel V sec. d.C.
Un complesso cultuale cristiano (V-VI sec.) - rinvenuto a S della città presso il Tempio di Ramesse II - si compone di una basilica a tre navate, di cui la centrale molto più ampia rispetto alle laterali e con una sola abside, di una cappella con cripta e di un battistero.
Bibl.: J. Schwartz, Une ville égyptienne à l'époque gréco-romaine (Hermopolis Magna), in Ktema, II, 1977, pp. 59-63; F. Dunan, L'exemple égyptien, in Villes et campagnes dans l'empire romain, Marsiglia 1982, pp. 181-193; M. Drew-Bear, Les archives du conseil municipale d'Hermoupolis Magna, in Atti del XVII congresso intemazionale di papirologia, Napoli 1983, Napoli 1985, pp. 807-813; D. M. Bailey, The Procession House of the Great Hermaion at Hermopolis Magna, in Pagan Gods and Shrines of the Roman Empire, Oxford 1986, pp. 231- 237; M. Drew-Bear, Les athletes d'Hermoupolis Magna et leur ville au se siècle, in Proceedings of the XVIII International Congress of Papyrology, II, Atene 1988, pp. 229-235; M. Baranski, Preserving the Christian Basilica of el-Ashmunein, in BIFAO, XC, 1990, pp. 41-49; P. Van Mimen, Encore quelques toponymes du nome hermopolitain, in ZPE, LXXXII, 1990, pp. 93-96; D. M. Bailey, Classical Architecture in Roman Egypt, in M. Henig (ed.), Architecture and Architectural Sculpture in the Roman Empire, Oxford 1990, pp. 125-127; D. M. Bailey e altri, Excavations at el-Ashmunein IV. Hermopolis Magna Buildings of The Roman Period, Londra 1991; P. Pensabene, Elementi architettonici di Alessandria e di altri siti egiziani, in N. Bonacasa (ed.), Repertorio d'arte dell'Egitto greco-romano, s.C., III, Roma 1993, pp. 244-257.
(A. Bellini)