Cortés, Hernán
Uno spagnolo alla conquista del Messico
All'inizio del Cinquecento, in poco più di due anni, lo spagnolo Hernán Cortés conquistò il Messico e distrusse l'antico impero degli Aztechi. La conquista di questi nuovi territori fu molto importante per la corona di Spagna, che costruì un grande impero in America sfruttando le ricchezze delle terre appena scoperte
Nel 1511 gli Spagnoli conquistarono l'isola di Cuba nelle Antille. Anche Hernán Cortés prese parte a quella spedizione: aveva poco più di vent'anni e girava il mondo in cerca di fortuna. Gli Spagnoli, dopo aver saccheggiato tutte le ricchezze delle Antille, decisero di tentare nuove avventure sulle coste del Golfo del Messico e organizzarono alcune spedizioni.
Così nel 1519, al comando di Hernán Cortés, partì dalle Antille un piccolo esercito di undici navi con circa cinquecento uomini, sedici cavalli e una decina di cannoni. Appena sbarcato sulle coste messicane, Cortés fondò una città-fortezza, Veracruz, e iniziò la sua marcia nel cuore del continente americano nel territorio degli Aztechi. L'obiettivo di Cortés e della corona di Spagna era quello di conquistare nuovi territori e di impossessarsi delle loro ricchezze.
Quando arrivarono gli Spagnoli, gli Aztechi si erano stabiliti in Messico già da molti secoli: avevano fondato un grande impero e la loro capitale era Tenochtitlán, una città bellissima, tra le più grandi al mondo. Gli Aztechi avevano anche sottomesso con la forza tutte le altre popolazioni della regione. Mentre si avvicinava alla capitale azteca, Cortés strinse alleanza con tutte le popolazioni scontente del dominio azteco e ingrossò così le fila del suo piccolo esercito. Al suo arrivo a Tenochtitlán Cortés venne ricevuto con amicizia dall'imperatore Montezuma II; poco dopo, però, Cortés lo fece arrestare.
Dopo l'arresto di Montezuma II scoppiò un'insurrezione contro gli Spagnoli e lo stesso imperatore azteco morì durante i disordini. Preoccupato, Cortés decise di abbandonare la capitale con il suo esercito per riorganizzare le forze. L'anno seguente strinse d'assedio la zona intorno a Tenochtitlán e dopo una terribile carneficina conquistò la città e la rase praticamente al suolo (1521). In poco più di due anni (1521-22) Cortés era riuscito a conquistare tutto il Messico e a distruggere l'impero degli Aztechi.
Circa dieci anni più tardi lo spagnolo Francisco Pizarro conquistava anche il territorio degli Inca, in America meridionale: nel 1533 la capitale dell'impero, Cuzco, veniva saccheggiata e l'imperatore Atahualpa assassinato.
Nel 1522 Cortés fu nominato dal re governatore e capitano supremo della Nuova Spagna: così gli Spagnoli chiamarono allora il territorio del Messico. Egli si dedicò a riorganizzare il paese e favorì la diffusione del cattolicesimo. L'oro e l'argento estratti in enormi quantità nelle miniere messicane furono inviati in Spagna: anche gli splendidi gioielli degli Aztechi furono fusi in lingotti d'oro e caricati sulle navi. I conquistadores furono premiati dalla corona spagnola per le loro guerre di conquista e poterono amministrare le nuove terre con grande autonomia. Le popolazioni americane furono ridotte in schiavitù e costrette a lavorare in condizioni durissime nelle miniere e nelle piantagioni di caffè, di cotone, di zucchero e di mais.
Nel 1502 il giovane spagnolo Bartolomé de Las Casas si era recato in America, nei Carabi, nelle piantagioni che aveva ereditato dal padre, un compagno di viaggio di Cristoforo Colombo. Fortemente impressionato dal comportamento violento e crudele dei conquistadores nei confronti degli Indios, Las Casas decise di prendere i voti e iniziò la sua lotta contro la riduzione in schiavitù delle popolazioni locali.
Nel 1542 Las Casas denunciò al re di Spagna le responsabilità dei conquistadores in questo sterminio. Scriveva Las Casas che gli Indios erano come delle pecore mansuete e che tra loro "entrarono improvvisamente gli Spagnoli, e le affrontarono come lupi, tigri o leoni crudelissimi da molti giorni affamati. E altro non hanno fatto, da quarant'anni fino ad oggi, ed oggi ancora fanno, se non disprezzarle, ucciderle, angustiarle, affliggerle, tormentarle e distruggerle".