HERÒON
Nell'ultimo ventennio R. Fleischer ha compiuto ricerche sull'heròon, a NE del tempio R.
Allo zoccolo della piccola costruzione sono sicuramente pertinenti quattro file di pietra da taglio, alte c.a 2,60 m; al profilo del coronamento conservato doveva corrispondere una base modanata, eretta forse su un crepidoma. Seguono al di sopra tre gradini rientranti, alti complessivamente 1,03 m, che sostenevano su una possente base con profilo modanato la parte superiore dell'edificio, che in pianta misura 6,07 x 5,20 m, la cui altezza e conformazione precise non sono note. All'alzato appartiene un fregio a rilievo, alto 1,18 m, formato da cinque lastre a E e O e tre a S, mentre le tre che forse andavano a Ν non furono mai scolpite. Delle tredici lastre, otto sono state depositate ad Ağlasun , in un magazzino, le altre cinque probabilmente giacciono ancora in situ. Sulle lastre del lato O sono raffigurate cinque danzatrici: tre in un passo di danza calmo (A, C, E), alternate ad altre due in veloce movimento (B, D), una delle quali con un tirso; indossano mantelli che le raccordano tra loro e ne circoscrivono le evoluzioni. Sul lato S, sull'unica lastra incisa con due figure (F), a sinistra appare una fanciulla intenta a suonare la cetra con il plettro, preceduta da due danzatrici, l'una in posa statica e l'altra (raffigurata sull'attigua lastra G) in movimento. Bisogna supporre che accanto comparissero un'altra danzatrice invasata e una seconda musicante, forse una suonatrice di flauto. Poiché l'ordinamento del lato E sarà stato corrispondente a quello sul lato O, l'unica lastra rimastaci di questo lato, che raffigura una danzatrice in movimento, dovrà essere la seconda o la quarta. Le coreute sono isolate l'una dall'altra e poste su uno sfondo piano, senza illusione spaziale. Solo raramente si possono rilevare nella composizione delle relazioni delle figure tra loro e, a parte l'alternanza di danzatrici calme e in movimento estatico, i soggetti sarebbero facilmente interscambiabili. Anche dal punto di vista stilistico le differenze sono considerevoli: lo scultore ha riunito ecletticamente i suoi modelli da fonti diverse. Di notevole interesse è la presenza di un punto di misurazione rilevabile sotto l'avambraccio destro della danzatrice nella lastra orientale: sinora è la testimonianza più antica della tecnica di riproduzione meccanica delle statue antiche, usuale nelle officine di copisti in epoca romana. Sono importanti per la datazione la ricaduta delle pieghe su alcune lastre e le pieghe dei chitoni che si scorgono sotto i mantelli, sulla lastra E e su quella orientale. Secondo Fleischer, per lo stile i rilievi sembrerebbero da ascrivere all'ellenismo, tuttavia nella lastra G si percepisce l'irrigidimento caratteristico della prima fase dell'ellenismo avanzato. Egli ha pertanto proposto (1979 e 1984) di datare l'esecuzione al terzo venticinquennio del II sec. a.C. Gli artisti potrebbero essere venuti da Pergamo nella lontana Pisidia che, fino al 133, si trovava nella zona di influenza di quella città. Sulla base di scavi recenti si è avanzata tuttavia l'ipotesi di datazione dell'edificio in età augustea (v. supra).
Bibl.: R. Fleischer, Ein hellenistischer Fries aus Sagalassos in Pisidien, in ÖJh, L, 1972-75, pp. 117-124; id., Ein hellenistischer Fries aus Sagalassos in Pisidien, in Proceedings of the Xth International Congress of Classical Archaeology, Ankara-Izmir 1973, Ankara 1978, pp. 661-665; id., Forschungen in Sagalassos 1972 und 1974, in IstMitt, XXIX, 1979, pp. 273-307; id., Der hellenistische Fries von Sagalassos in Pisidien, in AW, XII, 1981, i, pp. 3-16; id., Zur Datierung des Frieses von Sagalassos, in AA, 1984, pp. 141-144. Punto di misurazione: M. Pfanner, Über das Herstellen von Porträts, in Jdl, CIV, 1989, p. 250, s.v. Sagalassos.
(R. Fleischer)