HERVÁS y PANDURO, Lorenzo
Gesuita e poligrafo spagnolo, nato a Horcajo de Santiago (Cuenca) il 10 maggio 1735, morto a Roma il 24 agosto 1809. Nel 1749 entrò nel noviziato a Madrid e seguì i suoi studî nel collegio di Alcalá; insegnò poi a Cáceres, a Madrid, a Murcia. Nel 1767, quando i gesuiti furono banditi da tutte le terre della Corona di Spagna, si rifugiò in Italia e venne a Forlì, per breve tempo, per stabilirsi poi a Cesena, dove rimase parecchi anni dedicandosi agli studî delle matematiche, dell'astronomia e soprattutto delle lingue. Nel 1785 si recò a Roma dove gli era stato offerto un insegnamento; nel 1798 tornò in Spagna, ma nel 1802 dovette di nuovo tornare a Roma, dove Pio VII lo nominò bibliotecario al Quirinale.
Delle numerose opere ricorderemo: Memoria... sopra i vantaggi e gli svantaggi del potere temporale nella città di Cesena (Cesena 1776), la trad. spagnola della storia ecclesiastica di A.-H. Berault-Bercastel (Madrid 1797-1808, voll. 25), la Biblioteca Jesuítica española, 1759-1793 (manoscr. nell'archivio dei gesuiti di Toledo) e il suo capolavoro: Idea dell'Universo, che contiene la Storia della vita dell'uomo, elementi cosmografici, viaggio estatico nel mondo planetario e storia della terra, Cesena 1778-1792, voll. 22 (trad. spagnola, Madrid 1789 segg.). Se i volumi naturalistici di questa colossale opera (I-XVI, XXII) hanno poco o nessun interesse dopo un secolo e mezzo, il volume 17°, contenente il Catalogo delle lingue (Cesena 1784), il 18° contenente l'Origine, formazione e meccanismo degli idiomi (1785), il 19°, contenente l'Aritmetica delle nazioni (1786), il 20°, contenente il Vocabolario poliglotto (1787) e il 21°, contenente il Saggio pratico delle lingue (1787), usciti anche separatamente, hanno grande valore per la storia della linguistica.
Il p. H. infatti raccolse dai gesuiti, che dopo la cacciata dai dominî spagnoli vivevano in gran numero in Italia provenendo speciamente dalle missioni dell'America, tutte le indicazioni che poté e tutte le grammatiche e i dizionarî che gli riuscì trovare su ogni sorta di idiomi. Sulla scorta di questi compilò egli stesso un gran numero di grammatiche e di dizionarî (di 40 lingue diverse secondo il Menéndez y Pelayo) e tentò di dare una prima classificazione. Se è esagerato dire che H. fu il padre della linguistica, bisogna però riconoscere ch'egli fu il primo a dare una sintesi degl'idiomi più svariati del mondo: il Mithridates di Adelung-Vater (v. adelung, I, p. 498) è di alcuni anni posteriore. Il merito di H. sta specialmente nell'aver riconosciuto che per determinare una parentela linguistica non ha tanto valore la somiglianza delle parole che compongono il lessico quanto la struttura grammaticale; alcuni aggruppamenti di lingue americane, già segnalati da lui per primo, sussistono fino a oggi press'a poco immutati. H. ebbe anche il merito di stabilire la parentela delle lingue ugro-finniche qualche anno prima del Gyarmathi.
Bibl.: Fermín Caballero, Noticias biográficas y bibliográficas del abate don L. H. y P., Madrid [1868]. Indicazione di tutte le opere presso C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, IV, pp. 318-325. Per la parte linguistica cfr. A. Baltin de Unquera, El padre H. y la filología comparada, in Boletín del Círculo Filológico Matritense, 1885; V. Thomsen, Sprogvideskabens Historie, Copenaghen 1902, p. 35 segg.; M. Menéndez y Pelayo, La Ciencia española, Madrid 1887, I, i; R. Beltrán y Rózpide, in Bol. Real Acad. de la historia, XCIII (1928), pp. 68-136.