HESTIA (῾Εστία, ῾Ιστία)
La dea greca del focolare e della casa. L'etimologia ne è ancora oscura, difficilmente si può mettere in rapporto con la Vesta romana (v.), sebbene questa abbia funzioni analoghe e in età imperiale Vesta e H. siano state quasi fuse.
Il focolare stesso si chiama in greco ἑστία. Perciò la moderna storia delle religioni considera H. più o meno semplicemente la personificazione del focolare, tesi insostenibile in quanto, sin da età remota, H. fa parte dei dodici dèi olimpii.
In Omero stesso H. non compare come un essere divino, ma nell'Odissea il focolare è nominato tre volte accanto a Zeus in importanti giuramenti (Od., xiv, 159; xvii, 156; xx, 231), presupponendo così l'esistenza della dea come figura a sé. Siedono accanto al focolare, nel centro della casa, il padrone e la padrona di casa; è qui che gli ospiti importanti occupano il posto d'onore; al focolare si recano i supplici, quali Odisseo alla corte dei Feaci (Od., vi, 305 ss. e vii, 153 ss.), dove invece del termine ἱστία è usato ἐσχάρα. Nell'età greca primitiva, che vide in ogni cosa essenziale la divinità, il focolare poté diventare il centro della casa solo in quanto la dea lo aveva donato agli uomini; lo proteggeva sempre e così conservava la casa. In Esiodo (Theog., 453 ss.) H. è la primogenita, nata da Kronos e da Rhea, e come tale sorella di Demetra, di Hera, di Zeus, di Posidone e di Hades. Essa è la primogenita, ma è anche la prima a venire ingoiata da Kronos, che la restituisce nuovamente per ultima, sicché H. è insieme la prima e l'ultima nata. H. è vergine; Posidone e Apollo aspirano ad averla per sposa, ma essa non si compiace delle opere di Afrodite. Invece di un consorte, H. riceve da Zeus il privilegio di sedere nel centro della casa (al focolare) e di ricevere offerte di grasso, di partecipare in tutti i templi agli onori tributati agli dèi e di essere ritenuta dai mortali la più antica e la più rispettabile delle dee (Hymn. Hom., iii, in Aph., 21 ss.; confr. con gli Hymn. Hom., xxiii e xxix, entrambi dedicati a H.). Pindaro (Nem., xi, 1 ss.) la chiama figlia di Rhea, sorella di Zeus e di Hera, e πρώταν θεῶν, la prima degli dèi. Dall'uso di dedicarle nei conviti la prima e l'ultima offerta è derivato il proverbio ἀϕ᾿ ῾Εστίας ἄρχεσθαι, il che significa "iniziare con Hestia", cioè iniziare bene, dal punto giusto, una cosa. Particolarmente sacro a H. è il focolare. Qui trovano asilo i supplici, qui si sacrifica alla dea stessa. Ma H. non viene onorata solo al centro delle singole case, ma anche contemporaneamente al focolare comune delle grandi comunità di genti e delle città, innanzi tutto nei bouleutèria e nei pritanei. Pindaro (Nem., xi, 1) l'apostrofa in questo modo: "Figlia di Rhea, che hai eletto i pritanei...". In Olimpia H. possedeva un proprio sacrario presso il bouleutèrion (Xenophon., Hell., vii, 4, 31), così pure al Pireo e in Hermione, dove però non vi erano sue immagini cultuali (Paus., ii, 35, 1). L'importanza del culto di H. per le città-stato greche è stato messo in evidenza nell'opera di L. R. Farnell (The Cult of the Greek States, v, p. 345 ss.), ancora però influenzata dal concetto, molto discutibile, della personificazione, proprio agli studî di storia delle religioni nel sec. XIX.
Benchè H. sia divinità antichissima - solo per essa possono costituirsi e fiorire famiglia e città - essa rimane stranamente indistinta nel mondo figurativo dei Greci. Non se ne deve però dedurre che la dea fosse qualcosa di astratto e di inanimato. Quanto è immediato e evidente alla fede, quanto è centro di ogni casa e di ogni città, non deve poi essere necessariamente anche raffigurato. Nella Grecia primitiva lo stesso Zeus trova difficoltà a concretarsi in una determinata rappresentazione e ad ottenere un tempio suo proprio, che a lui, padre degli dèi, sarebbe ben spettato prima che ad Apollo o a Hera.
Si può riconoscere H. nella pittura vascolare e nella statuaria greca solo quando la figura è accompagnata dal nome. Ma dai pochi esempî sicuri non ricaviamo attributi che distinguano H. in modo permanente dalle altre dee; è quindi possibile che H. si nasconda in rappresentazioni di divinità non perfettamente identificabili.
Rappresentazioni di Hestia. - a) Nella pittura vascolare attica a figure nere e in quella a figure rosse di Stile Severo: la più antica rappresentazione di H. si trova sul cratere di Kleitias ed Ergotimos (v.) a Firenze. H. partecipa al corteo degli dèi recanti doni accanto alla sorella Demetra e a Chariklo, consorte di Chirone, immediatamente dietro Iris, seguita da Dioniso e dalle Horai. Nessun attributo la distingue dalle altre dee altrettanto riccamente acconciate ed è riconoscibile solo dall'iscrizione con il suo nome.
Pure assicurata da un'iscrizione è H. sulla coppa del Pittore di Sosias, con l'ingresso di Eracle in Olimpo. Qui troneggia accanto ad Anfitrite, tiene nella destra la coppa delle offerte, il velo ricopre la parte posteriore del capo. La sua presenza in occasione dell'ingresso in Olimpo di Eracle è particolarmente importante, in quanto essa consacra e protegge anche l'abitazione degli dèi. Sulla coppa di Oltos a Tarquinia con la rappresentazione di una riunione degli dèi, H. siede sola su di una sedia, di fronte a Zeus, al quale Ganimede è in atto di mescere. Anche qui H. porta il chitone e il manto, ma non ha tirato la veste sul capo. Nella destra tesa regge un grande ramo con fiori e frutta, nella sinistra un unico fiore.
Oltre che in questi esempî garantiti dall'iscrizione, si può forse ravvisare H. su di una pisside a fondo bianco del Pittore dello Splanchnoptes (v.), a Londra, se è esatta l'interpretazione della scena di nozze fatta dal Brückner.
b) Nella scultura greca: un tipo sicuro di H. nella scultura a tutto tondo non è ancora testimoniato. La cosiddetta H. Giustiniani nel Museo Torlonia probabilmente non è una H., bensì forse una Demetra o una Hera, considerandone le proporzioni matronali. Tuttavia la tradizione letteraria ci tramanda l'esistenza di statue già nel V secolo. Pausania (v, 26, 2) ricorda una statua votiva donata da Mikythos in Olimpia, opera dell'argivo Glaukos (v.). In Olimpia H. era raffigurata accanto ad Anfitrite e a Posidone.
È quasi certo che H. sia stata rappresentata sul frontone orientale del Partenone, nella riunione degli dèi per la nascita di Atena dalla testa di Zeus. Fidia avrà rappresentato H. seduta; forse si è conservato un frammento della statua originale. Anche nella scena della nascita dal mare di Afrodite, sul trono di Zeus in Olimpia, secondo la testimonianza di Pausania (v, 11, 8), H. è stata rappresentata da Fidia accanto a Hermes, a lei legato da particolari vincoli, come viene già attestato dall'Inno omerico xxix ad Hestia. Forse si può riconoscere H. anche nel fregio E del tempio di Atena Nike, nella figura n. 19 del Blümel, ove è rappresentato l'ingresso di Teseo in Olimpo.
Una celebre statua di H. seduta, scolpita da Skopas per Paro, poi fatta trasportare da Tiberio a Roma, è probabilmente la stessa ricordata da Plinio (Nat. hist., xxxvi, 25) posta negli Horti Serviliani (Cass. Dio, lv, 9, 6). Possiamo farci un'immagine approssimativa di questa raffigurazione dalle imitazioni su rilievi e vasi del sec. IV a. C.
L'esistenza di altre statue di H. nei pritanei sono attestate letterariamente. Per esempio nel pritaneo dell'agorà in Atene vi era una statua di H. accanto a quella di Eirene, secondo Pausania (i, 18, 3). È possibile che queste statue siano state riprodotte sul rilievo del Bema di Phaidros nel teatro di Dioniso ad Atene, tra le dee forse Teseo o Hermes. Molto verisimile l'identificazione con H. fatta dal Becatti della figura seduta, sull'altare rotondo nel Dodekatheon di Ostia. Avvolta nel chitone e nel manto essa troneggia sull'altare rotondo e, come sulla coppa di Sosias a Berlino, la veste le ricopre la parte posteriore del capo. Con la sinistra solleva leggermente il manto all'altezza della spalla, la destra posa sul grembo. Una riproduzione inversa, ma molto simile, nell'atteggiamento è la figura seduta nel rilievo attico Wäscher a Berlino. Accanto le sta però Kore, rendendo così probabile la identificazione con Demetra. Si può riconoscere H. a destra in basso nel rilievo votivo incorniciato da una roccia, a Berlino. Si vede che lo stesso tipo di dea seduta può essere usato tanto per Demetra che per Hestia. A questo tipo avrà appartenuto la statua di Skopas, sebbene le sue peculiarità e l'impronta personale conferitagli dal maestro siano andate perdute. Simile appare anche una dea seduta sul rilievo votivo da Mondragone a Napoli, interpretata con molta verosimiglianza come H. dal Bielefeld. Questo tipo è ripetuto più volte e appare su vasi diversi e su vasi dell'Italia meridionale. Nella serie stabilita dal Bielefeld è particolarmente importante un rilievo votivo a Oropos che presenta, come il rilievo di Mondragone, una dea seduta sull'onfalo. Sul frammento di rilievo di Oropos, sono rappresentati Anfiarao come divinità salutare nel tipo di Asklepios, in fondo Pan; nella figura sedente è certo rappresentata H., il cui culto in Oropos è accertato da testimonianze (Paus., i, 34, 3). L'interpretazione della dea seduta sull'onfalo, o altare circolare, come H. è avvalorata da due buoni argomenti: primo, che presso i tragici del sec. V si trova sovente l'espressione μεσόμϕαλος ἑστία, con la quale s'intende ancora il focolare come punto centrale, ma che presuppone anche la figura della dea. Inoltre, su un inventario delio del sec. II a. C. sono ricordate due statue di H., entrambe sedute su un onfalo (Roussel, in Rev. Arch., 1911, ii, p. 86 ss.; Inscriptions de Délos, n. 1416). Se si respinge l'interpretazione di questo tipo di statua come H. per sostituirla con quella di Gea, va però ricordato che già Euripide fa affermare dai Sapienti l'equiparazione della madre Terra con H. nell'etere (A. Nauck, Tragicorum Graecorum Fragmenta2, n. 944). Avendo H. assunto anche altri caratteri di Gea, la polemica sulla identificazione è in fondo inconsistente (v. O. Kern, Die Religion der Griechen, ii, p. 14 ss.).
Nelle rappresentazioni dei dodici dèi olimpii dell'arte arcaizzante e arcaistica (v.) H. appare ancora più volte: su un rilievo, già nel commercio antiquario parigino, proveniente da Taranto, la cui autenticità è stata però messa in dubbio; vi sono stati dati come attributi a H. scettro e coppa; le sta accanto Hermes. Anche sull'arcaistico puteale Albani nel Museo Capitolino, ultima dei dodici dèi appare H. in panneggi arcaistici, con scettro. Pure in acconciatura arcaistica è H. in piedi, con scettro, sull'Ara Borghese del Louvre. Questi due tipi si possono riallacciare solo vagamente all'autentica arte arcaistica del IV sec. a. C. e sembrano piuttosto sviluppi di epoca romana.
c) Nella tarda antichità: già nelle speculazioni filosofiche dell'età classica, specie in Platone, H. ha assunto una parte importante (P. M. Schuhl).
Il pensiero gnostico della tarda antichità se ne impossessò con entusiasmo e condusse anche a rappresentazioni nelle arti figurative, in senso decisamente allegorico.
Non ridotta a sola astrazione e concetto, ma pure senza vera vitalità appare H. nell'assemblea degli dèi sulla "Corbridge Lanx" del British Museum, su cui Artemide, Atena e Hera (?), riunite in una specie di sacra conversazione, stanno davanti al tempio di Apollo. Apollo stesso appare nudo davanti al proprio tempio. Ma H. siede in chitone, manto e velo sulla parte posteriore del capo, davanti all'altare; il tipo riecheggia prototipi ellenistici.
H. compare, non più come una dea greca in carne e ossa, nell'arazzo del V sec. d. C., proveniente dall'Egitto, che si trova a Dumbarton Oaks (v.). H., in posizione rigidamente frontale, troneggiante come una Madonna, vi è detta Polỳolbos, cioè H. piena di grazie. Sul capo porta una ghirlanda di melagrane; il volto, dai grandi occhi, è circondato da un nimbo d'oro. Tre putti per parte, a sinistra e a destra, ricevono da essa insegne (scudi) con le seguenti iscrizioni: Ploùtos (ricchezza), Euphrosỳne (gioia), Eulogìa (fama), Euochìa (festosità), Aretè (virtù) e Prokopè (progresso), da interpretarsi non tanto come attributi di H., ma come grazie che essa dispensa: si vedono i due putti centrali ricevere da H. le insegne (scudi). Risulta cosi chiaro che le insegne indicano i doni provenienti da Hestia. La rappresentazione è completata a destra e a sinistra da due figure con nimbo. L'intero quadro risponde perfettamente alle concezioni degli inni orfici tardo-antichi e al loro pensiero allegorico-speculativo, e, dal punto di vista iconografico, costituisce un precedente immediato a composizioni religiose medievali. (È stato fatto dal Friedländer il confronto, per esempio, con Maria nella composizione detta "Nôtre Dame de la Belle Verrière" nella cattedrale di Chartres).
Monumenti considerati. - Cratere di Kleitias e Ergotimos, Firenze, Museo Archeologico: Furtwängler-Reichhold, tavv. 1-3; J. D. Beazley, Black-fig., 1956, p. 76, n. 1. Coppa del Pittore di Sosias, Berlino, Antiquarium 2278: Furtwängler-Reichhold, tav. 123; J. D. Beazley, Red-fig., p. 21, n. 1. Coppa di Euxitheos, dipinta da Oltos, in Tarquinia: E. Pfuhl, Malerei und Zeichnung der Griechen, iii, Monaco 1923, fig. 359-60; J. D. Beazley, Red-fig., p. 38, n. 50. Pisside a fondo bianco del Pittore di Splanchnoptes, Londra, D 11: A. Brückner, in Ath. Mitt., xxxii, 1907, p. 84, fig. 1; J. D. Beazley, Red-fig., p. 592, n. 52. Hestia Giustiniani, Roma, Museo Torlonia e repliche: Brunn-Bruckmann, tav. 491; G. Lippold, Handbuch, iii, 1, p. 104, 132; D. Mustilli, Il Museo Mussolini, p. 121, n. 9, tav. 77, n. 293. H. nel frontone orientale del Partenone: E. Berger, Parthenon Ostgiebel, Bonn 1958, p. 35 ss. H. nel fregio E del Tempio di Atena Nike: C. Blümel, Der Fries des Tempels d. A. N., tavv. 1-3, n. 19. Bema di Phaidros del teatro di Dioniso in Atene: Das Dionysos-Theater in Athen, iii; R. Herbig, Die Skulpturen vom Buhnenhaus, p. 36, tav. 11 in alto, tav. 14. Dodekatheon in Ostia: G. Becatti, in Annuario Atene, n. s., 1-2, 1939-40, p. 85 ss.; id., in Boll. d'Arte, xxxvi, 1951, pp. 193-200. Rilievo attico Wäscher, a Berlino: C. Blümel, Die Griechischen Skulpturen des 5 und 4 Jahrhunderts, iii, p. 62, K 87, tav. 74. Rilievo votivo con cornice rocciosa, a Berlino: C. Blümel, op. cit., iii, p. 58, K 82, tav. 71. Rilievo da Mondragone, Napoli, Museo Nazionale: P. Mingazzini, in Not. Scavi, 1927, p. 309 ss., tav. 24; E. Bielefeld, Zum Relief aus Mondragone, in Wissenschaftliche Zeitschrift der Universität Grezfswald, i, 1951-2, Gesellschafts- und sprachwissenschaftliche Reihe, n. 2-3, p. 1 ss.; H. V. Herrmann, Omphalos, 1959, p. 160 ss. Rilievo votivo a Oropos: E. Bielefeld, op. cit., 3, n. 8; U. Hausmann, Kunst und Heiltum, p. 171, n. 77, tav. 15; H. V. Hermann, Omphalos, p. 104. Rilievo, supposto proveniente da Taranto, già nel commercio antiquario di Parigi: E. Schmidt, in Brunn-Bruckmann, testo relativo alla tav. 66o; Weinreich, in Roscher, vi, c. 790, n. 39, fig. 2, s. v. Zwölfgötter (probabile falso). Puteale arcaistico "Albani", Museo Capitolino: H. S. Jones, Catalogue of Sculptures of the Museo Cap., p. 106 ss., tav. 29; Weinreich, in Roscher, vi, c. 798, n. 53, fig. 4, s. v. Zwölfgötter. Ara Borghese, Louvre: Weinreich, in Roscher, vi, c. 799, n. 54. Corbridge Lanx, in deposito al British Museum, Londra: T. Dohrn, in Mitt. d. Deutschen Archäologischen Instituts, 2, 1949, p. 115 ss., tav. 30, 1. Arazzo della H. Polỳolbos a Dumbarton Oaks: P. Friedlaender, Documents of Dying Paganisme, University of California Press, 1945; Duthuit-Volbach, in Art Byzantin, tav. 83-4; K. Schefold, Orient, Hellas und Rom in der archäologischen Forschung, 1939, p. 204 ss.
Bibl.: A. Preuner, in Roscher, I, 2, c. 2605 ss., s. v. Hestia; Süss, in Pauly-Wissowa, VIII, 1, 1913, c. 1257 ss.; L. R. Farnell, The Cult of the Greek States, V, pp. 345-373; U. v. Wilamowitz-Moellendorf, Der Glaube der Hellenen, I, p. 155 ss.; O. Kern, Die Religion der Griechen, II, p. 13 ss.; Weinreich, in Roscher, VI, c. 780 ss., s. v. Zwölfgötter; E. Bielefeld, in Wissenschaftliche Zeitschrift der Universität Greifswald, I, 1951-52, Gesellschafts- und sprachwissenschaftliche Reihe, n. 2-3, p. 1 ss.; M. P. Nilsson, in Handbuch, V, 2, I2, p. 337 ss.; P. M. Schuhl, Le gout du bien, les liens de la Nécessité et la fonction d'Hestia, in Mélanges Ch. Picard, Parigi 1949, p. 958 ss.