HIPPOMENES (῾Ιππομένης)
Figlio di Megareus e Merope secondo alcune tradizioni, figlio di Ares secondo altre, è il vincitore della mitica gara di corsa con la eroina beota Atalante, figlia di Schoineo.
Questa (Ov., Metam., x, 560 ss.) rifiutava di sposare quei pretendenti che non riuscissero a vincerla nellà corsa, nella quale era imbattibile, ed uccideva gli sconfitti. H. però, protetto e consigliato da Afrodite, riesce a superarla con un'astuzia, gettando al suolo durante la gara tre pomi del giardino delle Esperidi per raccogliere i quali Atalante perde tempo prezioso e viene battuta, sposando quindi il vincitore. Per avere dopo ciò profanato insieme, nel corso di una caccia, un luogo sacro a Cibele, essi finiranno trasformati in leoni.
A parte il testo ovidiano, che ci dà la versione forse più completa del mito, molte sono le discordanze delle fonti. Esiste anzitutto in alcune di esse menzione di una seconda Atalante, arcade, il pretendente vincitore della quale si chiama Melanion; essa, però, è da identificare con la nostra e da considerare probabilmente insieme a questa come una forma secondaria di Artemide. Secondo alcune tradizioni, poi, H. partecipa con Atalante alla caccia calidonia e si unisce a lei senza ricorrere ad alcuna astuzia; in questi autori, naturalmente, non è registrato l'episodio della gara fra i due. Per quanto riguarda, infine, la parte conclusiva del mito, non tutte le fonti includono la profanazione del luogo sacro (a Cibele secondo alcuni, a Zeus secondo altri) e la conseguente metamorfosi dei due amanti in leoni; alcune di esse, invece, registrano la nascita da questa unione di Parthenopaios, uno dei sette contro Tebe.
Del mito di H. ci è giunta una sola rappresentazione figurata, ed è quella di un cratere a calice da Bologna, conservato nel museo di quella città (Inv. n. 300). Nel vaso attribuito dal Beazley al Pittore del Dinos e databile intorno al 420, H. è rappresentato mentre insieme ad Atalante si prepara alla corsa avendo al proprio fianco la protettrice Afrodite.
Bibl.: Drexler, in Roscher, I, 2, c. 2688-2689; H. I. Rose, A. Handbook of Greek Mythology, Londra 19586, pp. 259, 281, nota 14; J. D. Beazley, Re-fig., p. 7, 790, n. 7.