hipsterismo
s. m. Tendenza a mostrarsi ricercati e controcorrente nell’aspetto esteriore, come reazione individualista alle mode convenzionali.
• Questa più o meno la definizione classica di quel fenomeno di bonifica che colpisce più o meno con violenza e velocità luoghi ormai classici dell’hipsterismo: Williamsburg a New York, Prenzlauer berg a Berlino, il Decimo arrondissement a Parigi. Quartieri dimenticati diventati in pochi anni patria di ristorantini bio, gallerie di fumetti, negozi di vinili, nei casi più estremi anche barberie con cere speciali per baffi arricciati. (Michele Masneri, Messaggero, 6 luglio 2014, p. 51, Cronaca di Roma) • «Il problema non è l’ironia in generale ma quella disimpegnata e fine a sé stessa. In questa forma apolitica diventa una debolezza mentre, nel corso della storia, la satira e altre forme di politicizzazione dell’ironia sono state efficaci nello sfidare il potere. Quando invece l’ironia è onnipresente, e quindi vuota, come succede in certe forme di hipsterismo, allora diventa un meccanismo di autodifesa. Ti aiuta a nasconderti dietro una facciata e ti impedisce di legarti a un’idea perché sei già troppo impegnato a prendere in giro tutte le idee» (Christy Wampole intervistato da G. Al., Repubblica, 17 settembre 2017, p. 48, Robinson).
- Derivato dal s. ingl. hipster con l’aggiunta del suffisso -ismo.