TARRACONENSIS, Hispania
Provincia romana. - Questo nome divenne ufficiale per l'antica provincia dell'Hispania Citerior solo a partire dal III sec. d. C., quando l'Asturia e la Callaecia furono staccate dal territorio citeriore- al quale erano state attribuite pochi anni dopo il termine delle guerre cantabriche di Augusto, e dopo avere appartenuto per breve tempo alla Lusitania- e costituirono una provincia autonoma.
Il nome di Citerior designò quindi tutta la parte orientale della penisola iberica- che dopo l'Africa proconsolare e l'Egitto costituisce la provincia più vasta di tutto l'Impero- sin dall'epoca delle campagne iberiche degli Scipioni e della prima costituzione della provincia, avvenuta nel 197 a. C. con la nomina di un pretore residente a Carthago nova.
Un nuovo ordinamento della provincia fu attuato dopo la fine delle guerre celtiberiche e la presa di Numantia nel 133 a. C.: dieci anni più tardi furono aggregate alla provincia le Baleari ed in età augustea, presumibilmente attorno al 19 a. C., al termine delle guerre cantabriche, fu realizzato anche per la penisola iberica il piano generale di riassetto delle province, che segnò la scomparsa della denominazione di Ulterior per la parte occidentale, la tripartizione della penisola in due province governate da legati imperiali, e cioè la Lusitania e la Citerior- detta anche T. dalla nuova residenza del legato- e in una provincia senatoria, la Baetica. Dalla nuova divisione territoriale la T. acquistò l'alto bacino del Baetis (Guadalquivir); i confini della provincia restarono così stabiliti: a settentrione i Pirenei (Pyrenaeus mons) dividevano la penisola, e quindi tutta la T., dalla Narbonese e dall'Aquitania; a N-O, sino a quando la T. comprese le Asturie e la Galizia, il confine con la Lusitania fu segnato dal basso e medio corso del Duero (Durius), a partire dalla foce atlantica presso il Portus Cale (Porto) a mezzogiorno di Bracara Augusta (Braga) e sino alla confluenza dell'Esla (Astura); da questo punto il confine con la Lusitania raggiungeva le pendici di ponente della Sierra de Guadarrama (Iuga Carpetana), lasciando Salmantica (Salamanca) ed Avela (Avila) in territorio lusitano e Segovia in territorio tarraconense; tagliando longitudinalmente l'alto bacino del Tago (Tagus) a ponente di Toletum (Toledo) il confine raggiungeva il medio corso dell'Anas (Guadiana) ed il territorio betico; da quest'ultima provincia la T. era separata dalla Sierra de Siruela (Iuga Oretana), dal saltus Castulonensis, che apparteneva tutto alla T., e dalla Sierra Nevada (Solorius mons) sino al Cabo de Gata (Iugum Veneris) sul Mediterraneo. La capitale fu posta a Tarraco (Tarragona); su una divisione della provincia in diocesi, non sopravvissuta comunque all'impero di Claudio, si è discusso con conclusioni incerte, mentre è certa la divisione del territorio in conventus soprattutto ai fini dell'amministrazione della giustizia, affidata a legati iuridici. La struttura cantonale del territorio iberico prima della conquista romana sopravvive nelle numerosissime civitates che recano l'impronta di un frazionamento tribale eccezionalmente alto- e si attenuerà sino a trasformarsi del tutto con l'intensa opera di municipalizzazione e di urbanizzazione attuata dai Romani.
La romanizzazione delle popolazioni iberiche fu fortemente facilitata dal fatto che sin dalla guerra annibalica esse fornivano mercenari anche ai Romani; con una situazione politica totalmente mutata e dopo un secolo e mezzo di consuetudine civile e culturale con i Romani, molti Iberi si trovarono a militare con Sertorio, con Cesare e con Pompeo, e infine con Sesto Pompeo, ricevendone anche privilegi formali che furono sostanzialmente riconosciuti anche in seguito. Le numerosissime colonie dedotte nella provincia segnano chiaramente le tappe della trasformazione umana e ambientale. A prescindere dalla deduzione di Gracchurris, nell'alto bacino dell'Ebro, che risalirebbe al 179 a. C., la colonia di Valentia fu assai probabilmente dedotta nel corso del II sec. a. C., anche se è incerto se si trattò di una colonia di diritto latino o di una deduzione di cittadini romani; certamente nel 123 a. C. furono fondate- forse come colonie di diritto latino- Palma e Pollentia nelle Baleari. La colonizzazione cesariana e poi triumvirale fu assai intensa, la prima soprattutto per equilibrare la tendenza sostanzialmente fllopompeiana della T.; tra le colonie di questa epoca si annoverano Acci, sulle pendici della Sierra Nevada, Carthago nova, la vecchia capitale della provincia citeriore, Celsa, sull'Ebro a valle di Saragozza, la stessa Tarragona e ancora di nuovo Valenza. Una colonizzazione altrettanto intensa si svolse in età augustea: basti ricordare le deduzioni a Barcino (Barcellona), a Caesaraugusta (Saragozza), a Dertosa (Tortosa), a Ilici (Elche) tra Valenza e Cartagena, a Salaria sull'alto Baetis. Vespasiano concluse questo processo di romanizzazione concedendo lo ius Latii alle restanti civitates iberiche e avviandone la definitiva trasformazione in municipî. Come è noto, il II sec. d. C., rappresentò il momento in cui, nella cultura e nella vita politica, la penisola iberica si inserì maggiormente nella comunità dei popoli di lingua latina.
Il contingente militare stanziato nella T. si ridusse con il progressivo scomparire del pericolo cantabrico: al tempo di Nerone e dopo la sua morte gli effettivi consistevano di una sola legione, la VII gemina, composta di elementi reclutati per lo più nella provincia, e acquartierata a Leòn (Legio), nelle Asturie, e di qualche reparto ausiliario. I porti meglio attrezzati della T. erano Emporiae (Ampurias), ove già era sbarcato l'esercito degli Scipioni nel 218 a. C., Tarragona e Cartagena sul Mediterraneo, Flavium Brigantium (La Coruña) sull'Atlantico. La rete stradale, oltre che di alcune vie costiere, consisteva di una grande arteria che dalla Narbonese, per la valle del Segre (Sicoris) conduceva all'Ebro e lo risaliva sino a Saragozza, dove si congiungeva con un'altra via proveniente dall'Aquitania; da Saragozza una strada ancora risalendo l'Ebro raggiungeva la base militare di Leòn e le Asturie, un'altra raggiungeva la valle del Tago verso la Lusitania ed un'altra ancora si dirigeva verso la Baetica per la valle del Guadalquivir.
La riforma tetrarchica, dopo il distacco delle Asturie e della Galizia, divise la T. in due province, una settentrionale dello stesso nome ed una meridionale chiamata Carthaginiensis con capitale Cartagena. Si separarono in seguito anche le Baleari. Le invasioni dai Pirenei, ed in particolare quella dei Visigoti, determinarono nel corso del V sec. il progressivo e definitivo distacco da Roma.
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