HIV
Il virus nel mondo
L’attuale pandemia di infezione con il virus HIV, con quasi 40 milioni di infetti, non è distribuita omogeneamente a livello mondiale. Due terzi (63%) di tutti gli adulti e i bambini con HIV nel mondo vive nell’Africa sub-sahariana, dove si sono verificati quasi i tre quarti (72%) di tutti i decessi per AIDS nel 2006. Negli ultimi due anni, il numero di persone viventi con HIV è aumentato in ogni regione del mondo. L’aumento più rilevante si è avuto in Asia orientale e centrale e nell’Europa dell’est, dove il numero di persone viventi con HIV nel 2006 era di oltre il 21% più elevato rispetto al 2004. Nel 2006, il numero di nuove infezioni tra adulti e bambini in Europa dell’est e in Asia centrale ha mostrato un incremento di quasi il 70% rispetto al 2004. La centralità dei comportamenti ad alto rischio, quali l’uso di droghe iniettate in vena con aghi che vengono scambiati e riutilizzati, i rapporti sessuali non protetti a pagamento e i rapporti omosessuali non protetti, è particolarmente evidente nelle epidemie da HIV che hanno colpito l’Asia, l’Europa dell’est e l’America latina. Nell’est europeo e in Asia centrale, per esempio, il 67% dei casi prevalenti di HIV nel 2005 era dovuto all’uso di strumenti non sterili per le pratiche iniettive relative all’assunzione di droga. Le prostitute e i loro clienti, alcuni dei quali anche tossicodipendenti, erano responsabili di circa il 12% delle infezioni da HIV. Focolai epidemici tra gli omosessuali si sono evidenziati in Cambogia, Cina, India, Nepal, Pakistan, Thailandia e Vietnam. Epidemie di HIV stanno emergendo in Afghanistan e Pakistan, soprattutto tra i tossicodipendenti per via iniettiva. In Cina, dove le autorità hanno ampiamente allargato la risposta all’AIDS, l’epidemia da HIV si sta gradualmente diffondendo dalle popolazioni più a rischio (specialmente tossicodipendenti, prostitute e loro clienti) alla popolazione generale, e il numero di infezioni da HIV nelle donne è in aumento. Le epidemie nell’Europa dell’est e in Asia centrale sono relativamente giovani e ancora in crescita, soprattutto in Ucraina, che ha la più alta prevalenza di infezioni di tutta l’Europa.
Mentre la terapia di combinazione ha radicalmente trasformato la prognosi della infezione da HIV nei Paesi industrializzati, ben diversa è la situazione nei paesi con risorse limitate dove il mancato accesso al trattamento fa sì che diversi milioni di pazienti che avrebbero bisogno di una terapia antiretrovirale non possano in realtà riceverla. Nel 2001 l’AIDS è stato il tema centrale di una sessione speciale della Assemblea generale delle Nazioni unite e nella dichiarazione finale l’AIDS è stato riconosciuto non solo come un problema sanitario ma come un problema sociale, economico, politico e di sicurezza a livello nazionale e internazionale. Nel corso della stessa sessione è stato riconosciuto che l’accesso ai farmaci costituisce una parte integrale del diritto di ognuno di raggiungere lo standard di salute più alto possibile. Come conseguenza di questo riconoscimento nel 2002 è stato creato un fondo speciale (the Global Fund) per l’AIDS, la tubercolosi e la malaria. Inoltre, i Paesi in via di sviluppo hanno cominciato a negoziare i costi dei farmaci con le industrie farmaceutiche, determinandone una riduzione dei prezzi. Dal 2003 al 2006 i prezzi di molti farmaci antiretrovirali di prima linea sono, infatti, diminuiti di più del 40% nei Paesi a basso e medio reddito e questo ha contribuito significativamente alla maggiore disponibilità del trattamento (ma i prezzi dei farmaci per i regimi di seconda linea rimangono inaccettabilmente alti per molti Paesi). L’Organizzazione mondiale della sanità ha basato le linee guida di trattamento per i contesti con risorse limitate su formulazioni semplici e su un processo semplificato di decisione clinica proprio per supportare un’implementazione efficiente. Inoltre, la prevenzione da sola non ha funzionato, mentre la prevenzione e il trattamento sono ora considerati come parte di un approccio integrato alla cura. Nonostante l’impegno globale per rendere disponibile il trattamento antiretrovirale, la sua effettiva disponibilità è al momento, molto minore di quanto sarebbe necessario. Nel dicembre 2006 è stato stimato che 2 milioni di persone stavano ricevendo la terapia antiretrovirale nei paesi a basso e medio reddito; questi 2 milioni rappresentano il 28% dei 7,1 milioni di persone che è stato stimato avrebbero bisogno del trattamento. Nell’Africa sub-sahariana 1,3 milioni di persone erano in trattamento alla fine del 2006; sebbene questa cifra rappresenti un aumento notevole confrontato con le 100.000 persone in trattamento tre anni prima (copertura del 2%), corrisponde solo al 28% di coloro che, nella regione, hanno bisogno di una terapia antiretrovirale. La copertura del trattamento ha raggiunto nel 2009 il 19% in Asia (un aumento di 4 volte in confronto alla fine del 2003) e il 14% nei paesi a basso e medio reddito dell’Europa dell’est e dell’Asia centrale.
Il progresso rimane molto insufficiente per quanto riguarda l’accesso ai farmaci per i bambini. Nonostante il numero dei bambini che hanno avuto accesso al trattamento nell’ultimo anno, in particolare in Africa, sia aumentato significativamente, la copertura globale rimane bassa (non più dell’8% nei paesi a basso e medio reddito). I problemi dell’accesso al trattamento nei bambini sono notevoli e sono legati soprattutto alla difficoltà di diagnosi dell’infezione e alla scelta limitata di farmaci pediatrici. I risultati sono insoddisfacenti anche per quanto riguarda l’accesso ai servizi sanitari per le donne in gravidanza HIV-positive. Mentre la trasmissione materno-infantile è stata virtualmente eliminata nei Paesi industrializzati, solo 1 su 10 donne in gravidanza nei Paesi a basso e medio reddito riceve la profilassi antiretrovirale per prevenire la trasmissione materno-infantile del virus.