HO CHI MINH (App. III, 1, p. 815)
MINH Uomo politico vietnamita, morto ad Hanoi il 3 settembre 1969. Nel corso della sua esistenza di rivoluzionario - dal villaggio natale di Kim Lien (distretto di Nan Dan) alla metropoli francese, da Mosca alla Cina del Kuomintang e al Siam - cambiò nome più volte, al punto da rendere incerta anche ai suoi biografi la propria identità. Nato, sembra, col nome di Nguyen Singh Hui, si faceva chiamare Nguyen Ai Quoc nel 1942, quando venne imprigionato dal Kuomintang; solo dopo questa data egli assunse il nome di H.C.M. (letteralmente "Ho che cerca l'illuminazione"), col quale fu proclamato presidente del Comitato di liberazione e poi della Repubblica Democratica del Vietnam (rispettivamente il 7 agosto e il 2 settembre 1945). Dopo la conferenza di Ginevra (luglio 1954) H. svolse per qualche tempo le funzioni di capo dello stato e del governo nord-vietnamita (continuando a guidare il Fronte nazionale unito, Lien Viet, sorto nel maggio 1946), ma nel settembre 1955 preferì rinunciare alla presidenza del Consiglio. In seguito a una rivolta contadina connessa alle misure di collettivizzazione agricola (novembre 1956), H. estromise gli elementi più radicali di tendenza filocinese, per assumere egli stesso la segreteria del Partito operaio (Lao Dong, il Partito comunista indocinese risorto con altra denominazione nel marzo 1951). La nuova costituzione del 1960 gli accordò vasti poteri, corrispondenti alla sua popolarità e al suo prestigio internazionale. Durante tutto il corso del conflitto indocinese (v. vietnam, in questa App.) non tralasciò di affermare l'indipendenza e l'unità della nazione vietnamita, svalutando il governo di Saigon come una creazione artificiale americana e squalificando l'impegno degli SUA come una violazione degli accordi di Ginevra. Nel replicare a un discorso di Johnson dell'aprile 1965, H. pose agli Stati Uniti le sue condizioni di pace: ritiro delle truppe americane, partecipazione politica del Viet Cong, riunificazione del paese fuori di ogni interferenza straniera. Nel momento decisivo dell'escalation, egli proclamò (luglio 1966) la sua volontà di continuare la lotta fino alla vittoria, "anche se questa guerra dovesse durare vent'anni ed oltre". Non fu un teorico marxista, ma certo un politico in grado di esaltare il suo popolo, fra i maggiori esponenti del moderno nazionalismo rivoluzionario asiatico.
Bibl.: Current biography, XXVII, n. 9, ott. 1966, pp. 8-11; J. Lacouture, Ho Chi Minh, Milano 1967.