HOCHDORF
Località (il cui nome completo è Eberdingen-H.) situata nel distretto di Ludwigsburg, Land del Württenberg, ai cui confini orientali venne scavato negli anni 1978-79 un tumulo funerario della fase tarda della Cultura di Hallstatt con una deposizione centrale straordinariamente ricca e integra. Il grosso tumulo era stato pressoché interamente spianato a seguito di lavori agricoli, e lo si è potuto riconoscere solamente dalle pietre della cerchia esterna, tipiche delle costruzioni a tumulo, pietre che peraltro sono state sollevate dagli aratri. Tale basamento aveva un diametro di 60 m, mentre l'altezza originaria del tumulo era di 6 m. La tomba era collocata al centro, in un pozzo largo 11 m e profondo 2,5; il defunto si trovava in una camera funeraria foderata da tavole di quercia, con il soffitto piatto, la cui superficie era di 20,25 m2. Attorno a questa camera vera e propria fu edificato (come salvaguardia da eventuali furti) un secondo complesso in legno che misurava 7,5 x 7,5 m; lo spazio fra le due stanze e la copertura fu riempito da quasi 50 t di frammenti di pietra. Nella camera era deposto il defunto, ornato riccamente per la cerimonia di inumazione. A N, di fronte alla camera funeraria, era stato innalzato un podio di terra alto c.a 1,5 m con un'entrata costituita da pietre, che venne chiusa dopo le esequie. Successivamente fu eretto l'alto tumulo di terra cinto di pietre alla base. Una parte del corredo funerario venne prodotta in loco, in particolare gli oggetti di ornamento in oro e alcuni accessori in ferro e in bronzo. Gli avanzi di tale produzione, cioè strumenti di lavoro, prodotti semilavorati e materie prime, vennero interrati in tre fosse nel tumulo stesso. La tomba è rimasta completamente schiacciata dal cedimento del soffitto ligneo della camera funeraria, ma è ugualmente possibile collocare in pianta i principali oggetti che ne costituivano l'arredo. La salma era posta su un letto di bronzo, verso il lato O della camera: si sono rinvenuti numerosi avanzi dell'imbottitura della klìne, nonché della stoffa delle vesti del defunto. Come contrassegni del proprio rango sociale, questi portava un pugnale con presa ad antenne e una collana in lamina d'oro; sono invece oggetti di uso quotidiano un cappello di scorza di betulla, una faretra con frecce, tre ami ricurvi, un rasoio, un pettine e un tagliaunghie, nonché due fibule di bronzo. Decorazioni d'oro furono eseguite specificamente per l'inumazione: il pugnale, la cintura e le calzature del defunto erano ricoperte da una lamina d'oro; completano il corredo un anello e due fibule a serpentina, anch'esse d'oro.
Il defunto era un uomo di c.a 40 anni, alto m 1,86. La klìne, su cui egli era disteso in direzione N-S, è il reperto più sorprendente della tomba. Il mobile bronzeo è lungo 2,75 m; la superficie di appoggio e lo schienale sono rivestiti da lamine bronzee: su quelle dello schienale sono incise scene raffiguranti danze di spade e - all'estremità - due carri a quattro ruote resi con singolare scomposizione prospettica.
La klìne è sorretta da otto figure femminili, ricavate mediante fusione, ritte su piccole ruote e decorate con inserti in corallo. Si può ipotizzare che tale oggetto sia stato prodotto nella Germania sud-occidentale su modelli italici. Un elemento importante e integrante del corredo della tomba sono le posate e i bicchieri per nove persone. Notevolissimo è un calderone di bronzo sbalzato, con tre leoni accovacciati e grandi anse dagli attacchi tortili, proveniente certamente dalla Magna Grecia, anche se uno dei leoni venne sostituito da un bronzetto fuso localmente. È il più grande dei calderoni di questo tipo, a noi noto, proveniente da ambito greco: misura 104 cm di diametro e 80 cm di altezza, per una capienza di 500 litri. Stando alle analisi botaniche, il calderone era colmo di idromele locale.
Mediante una coppa d'oro di forma emisferica la bevanda si versava in 9 corni potori che erano appesi alla parete S della camera: 8 sono stati ricavati da corna di uro (bos primigenius), il nono è in lamina di ferro, misura 123 cm di lunghezza e ha una capienza di 5,5 litri; le estremità di questi corni erano ornate da strisce d'oro. Ai 9 corni sono da aggiungere 9 piatti di bronzo, 3 bacili e utensili da macello (ascia, coltello da carne, spiedo): essi erano collocati su un carro a quattro ruote, quasi interamente rivestito da una lamina decorativa di ferro.
Il restauro, straordinariamente lungo e complesso, fornisce una ricostruzione fedele del veicolo lungo complessivamente 4,5 m. Le ruote con cerchi in ferro hanno un diametro di 89 cm, 10 raggi e mozzi insolitamente lunghi e massici. Il corpo del veicolo è lungo 171 cm, largo 68 e alto solo 8,5; anch'esso è rivestito da una lamina di ferro decorata ed è riccamente ornato da semisfere di ferro profilate e inchiodate. Il fondo doveva essere costituito da sottili traverse di frassino, probabilmente intrecciate fra loro.
Anche il timone, lungo 2,38 m e a sezione ovale, è rivestito da una lamina di ferro. Esso poteva essere fissato da 2 cerniere al corpo del carro oppure all'asse e si muoveva in senso verticale. Sul carro, oltre ai corni potori, c'erano i finimenti per due cavalli, un doppio giogo di acero e un pungolo.
La tomba è databile fra il 550 e il 500 a.C. e appartiene a una serie di sepolture con ricco corredo sorte attorno alla residenza principesca sull'Hohenasperg nella tarda età di Hallstatt.
I ritrovamenti sono esposti nel Württembergisches Landesmuseum di Stoccarda; nel Keltenmuseum di H./Enz, inaugurato nel 1991, è esposta una riproduzione della camera funeraria. Nel 1990 e 1991 si sono svolte indagini, per una superficie di poco meno di 4 ha, nell'abitato adiacente: fra gli altri ricchi rinvenimenti, va ricordato un frammento di vaso attico a figure rosse.
Bibl.: J. Biel, Der Keltenfürst von Hochdorf, Stoccarda 1985; J. Biel, C.F.E. Pare, Der Wagen aus dem Fürstengrabhügel von Hochdorf, in Vierrädrige Wagen der Hallstattzeit, Magonza 1987, pp. 121-133; J. Biel, Fortsetzung der Siedlungsgrabung in Eberdingen-Hochdorf, in AAusgrBadWürt, 1990, pp. 89-93.