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HOHENLOHE-SCHILLINGSFÜRST, Chlodwig, sesto principe di

di Ermanno Loewinson - Enciclopedia Italiana (1933)
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HOHENLOHE-SCHILLINGSFÜRST, Chlodwig, sesto principe di

Ermanno Loewinson

Uomo di stato, nato a Rotenburg (Assia-Nassau) il 31 marzo 1819, morto a Ragaz il 6 luglio 1901. Compiuti gli studî di legge alle università di Gottinga, Heidelberg e Bonn, entrò fin dal 1842 come funzionario di prefettura presso il governo prussiano, prima a Potsdam, poi a Breslavia. Mentre suo fratello maggiore, Viktor, col titolo di duca di Ratibor e Corvey, assunse l'amministrazione di questi beni di famiglia, egli prese (1846) quella di Schillingsfürst e il rispettivo titolo. Nominato membro della Camera dei signori bavarese, la sua condotta fu dapprima antiprussiana, se pur dettata da spirito nazionale tedesco. Rappresentò il governo provvisorio tedesco del 1849 a Londra. Crollato però il progetto di stato pangermanico, si convinse della necessità dell'egemonia della Prussia, quale unico mezzo di venire all'unificazione germanica, mantenendo da allora in poi tale fede nell'avvenire, nonostante tutte le disillusioni temporanee. Rimasta sconfitta la Baviera nella guerra del 1866, fu l'unico membro della Camera dei signori che propugnasse l'accordo con la Prussia per venire all'unificazione della Germania. Godendo la fiducia personale del re di Baviera, Luigi II, fu chiamato da lui alla presidenza del consiglio (31 dicembre 1866). Ma ostacolato tanto dalla maggior parte dei membri della casa di Wittelsbach, quanto dai suoi colleghi del ministero che vedevano in lui un traditore della Baviera, non riuscì neppure a preparare un'unione più stretta della Germania meridionale con la Confederazione del Nord, in una forma confederativa, e col consenso dell'Austria, sia pure mantenendo l'autonomia della Baviera. Finalmente, dovette accettare il piano di Bismarck e subire l'invio, senza riserva alcuna, di deputati bavaresi al Parlamento doganale che si riunì a Berlino nella primavera 1868, e di cui fu eletto primo vicepresidente. In seguito alle elezioni alla Camera bavarese del 1869, e al voto di sfiducia della camera dei signori, H., per la sua tendenza a un'unione più stretta con la Prussia in vista del sempre più minacciante conflitto con la Francia, dovette rinunciare definitivamente alla presidenza del consiglio (7 marzo 1870). Il leale adempimento dei doveri per l'organizzazione militare della Baviera, compita da H. durante il suo ministero, e il suo ascendente come oratore contribuirono non poco alla vittoria delle armi tedesche. Primo vicepresidente del primo Reichstag, fu successore del conte di Arnim (maggio 1874) all'ambasciata germanica di Parigi, terzo plenipotenziario al congresso di Berlino (1878), e dal 1885 all'ottobre 1894 luogotenente dell'Alsazia-Lorena. In tutti questi uffici assai delicati, per la tensione esistente dopo la guerra contro la Francia, seppe con tatto diplomatico e signorile cattivarsi l'opinione pubblica. Le stesse qualità personali spiegò quando, più che ottantenne, fu nominato cancelliere dell'impero (ottobre 1894-17 ottobre 1900). Lasciò le proprie Memorie sotto il titolo: Denkwürdigkeiten des Fürsten Chl. zu H.-S., voll. 2, Stoccarda-Lipsia 1907.

Bibl.: K. Rust, Reichskanzler Fürst Chl. zu H. und seine Brüder, Düsseldorf 1897; Von Völderndorff, Vom Reichskanzler, Fürsten von H., Erinner., Monaco 1902; A. Stern, Geschichte Europas, X, Stoccarda e Berlino 1924.

Vocabolario
sèsto²
sesto2 sèsto2 s. m. [sostantivazione di sesto1; cfr. sesta2]. – 1. ant. Compasso: Colui che volse il sesto A lo stremo del mondo (Dante). 2. In architettura, linea curva d’intradosso dell’arco, che può assumere varie forme (circolare, ellittica,...
sèsto¹
sesto1 sèsto1 agg. num. ord. s. m. [lat. sĕxtus, der. di sex «sei»]. – 1. a. Che, in una sequenza o in una successione ordinata, occupa il posto corrispondente al numero sei, cioè viene dopo altri cinque (in cifre arabe 6°, in numeri romani...
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