DRACHMANN, Holger Henrik Herholdt
Poeta danese, nato a Copenaghen il 9 ottobre 1846, morto a Hornbaek il 14 gennaio 1908. Nella giovinezza il D si dedicò alla pittura, e ritrasse paesaggi marini con abilità tecnica, ma durante un soggiorno a Londra si orientò verso la poesia. Esordì nel 1872 con Digte (Poesie), dedicando il libro a Georg Brandes, che aveva formulato le teorie del naturalismo, a cui appunto s'ispiravano gran parte di quelle prime liriche e molte della raccolta successiva Dømpede Melodier (Melodie smorzate, 1875), di tendenze democratiche. Nell'opposizione agli schemi romantici, il D. liberava il verso da viete regole tradizionali e accoglieva nella sua espressione un linguaggio più fresco e più schietto, colto dalla viva parola dei marinai. Possedeva, con l'impetuosa spontaneità degl'istinti, il dono del canto. Le raccolte Sange ved Havet (Canti del mare, 1877), Venezia (1877), Ranker og Roser (Tralci e rose, 1879), Sangenes Bog (Libro dei canti, 1889) presentano difatti una grande varietà di ritmi, che corrisponde all'interna ricchezza sentimentale. Egli credette ai vantaggi del radicalismo e più tardi alla necessità di un nazionalismo intransigente; fu a volte ribelle, e d'altra parte non mancava di aderire a un conservatorismo sociale; ma dietro l'instabilità delle sue idee e nonostante la modernità delle sue teorie, il suo fondo resta essenzialmente romantico, dominato dal sentimento dell'onnipotenza dell'amore. Questa passione ritorna con veemenza e con enfasi nelle opere teatrali, d'intonazione eroica e melodrammatica, come in Prinsessen og det halve Kongerige (La principessa e metà del regno, 1878), Der var engang (Così era una volta, 1885), Alkibiades (1886), Vølund (1894), Gurre (1898). E lo stesso lirismo pervade anche i suoi romanzi e i suoi racconti, come Forskrevet (Prescritto, 1890), Den hellige Ild (Il fuoco sacro, 1901). La psicologia vi manca spesso di profondità, la filosofie è non di rado assai elementare, e il gusto artistico non è sempre saldo; ma accanto a questi aspetti mediocri, il D. possiede pagine stilisticamente vigorose e piene, impressionisticamente sature di colore, tra le più belle della letteratura danese.
La sua vita inquieta ed errabonda, travagliata dalle delusioni di tre matrimonî, si placava soltanto sulle rive della sua patria, tra i pescatori e l'umile gente: la sua tomba si trova tra le dune di Skagen, presso al mare che egli amò e cantò per tutta la vita.
Opere: Samlede poetiske Skrifter, 12 voll., Copenaghen 1906-09; Skrifter, scelta a cura di V. Andersen, 10 voll., Copenaghen 1921; Digte fra Hjemmet, poesie postume, a cura di W. Rødam, Copenaghen 1921.
Bibl.: V. Vedel, H. Drachmann, Copenaghen 1909. Cfr. I saggi di G. Brandes (in Samlede poetiske skrifter, III, 2ª ed. Copenaghen 1919); H. S. Vodjskov, in Spredte Studier, Copenaghen 1894; V. Andersen, in Litteraturbilleder, II, Copenaghen 1907; H. Brix, in Danske Digtere, Copenaghen 1925.