hospice
<hòspis> (it. <òspis>) s. ingl., usato in it. al masch. – Struttura residenziale per l’assistenza gratuita dei pazienti in fase terminale. Ideato negli anni Sessanta del 20° sec. in Gran Bretagna, il progetto degli h. approdò rapidamente negli Stati Uniti, ove il primo programma fu avviato nel 1975, assumendo sin dall’inizio un’impronta particolare. Nato al di fuori degli ospedali come programma di assistenza domiciliare, ha a tutt’oggi mantenuto questo carattere. Malgrado la sua estraneità al sistema sanitario ospedaliero, esso è riuscito a imporsi e a ottenere già nel 1982 il riconoscimento da parte di Medicare (programma di assicurazione medica del governo statunitense). Cure adeguate ad alleviare le sofferenze e a restituire un po’ di sollievo e qualità di vita hanno sempre rappresentato un obiettivo primario degli h. (v. ). Laddove nessuna cura possa più essere offerta, l’attenzione si sposta sulla terapia sintomatica o sulla somministrazione di palliativi. Poiché l’h. si occupa degli ultimi giorni di vita, questo implica che i pazienti devono rinunciare alle tecniche di mantenimento in vita. Infatti, molto spesso, nell’h. non è presente il tipo di attrezzature e di impianti medici necessari a questo scopo. Quando si parla di h. negli Stati Uniti e in Canada non si intende una struttura di ricovero, come generalmente in Italia, bensì un programma di cure multidisciplinari – cure palliative – che offre la terapia del dolore e degli altri sintomi disturbanti, il sostegno psicosociale, l’assistenza spirituale e l’appoggio ai familiari sia durante la malattia sia dopo la morte per aiutarli nell’elaborazione del lutto. Si calcola che su un’utenza potenziale di 100 pazienti il 70-80% di essi possa essere assistito a casa e il 10-20%, invece, presso strutture tipo hospice. In Italia, il numero di strutture residenziali per cure palliative e/o h. realmente operative nel 2010 era 175, con grandi differenze nelle diverse regioni.