HUANG HE
(v. hwang ho, XVIII, p. 617; App. III, I, p. 819)
Il grande fiume è tuttora noto nelle lingue occidentali con la traduzione letterale del nome, cioè, in italiano, Fiume Giallo. Si sviluppa per quasi 5000 km in un bacino imbrifero di circa 800.000 km2; nella parte medio-bassa di questo si è sviluppato uno dei centri originari della civiltà cinese, che è però sempre stata costretta a intrattenere un rapporto molto difficile con queste acque.
Fin dalla nascita della Repubblica popolare di Cina, nel 1949, la sistemazione idraulica del grande fiume è stata al centro di ogni programma di pianificazione territoriale. Con l'iniziale aiuto sovietico, la Cina ha elaborato un piano per la completa sistemazione del bacino, volto ad attenuare piene e magre, ridurre il trasporto di sedimenti solidi, migliorare la navigabilità, irrigare nuove estensioni coltivabili e produrre energia idroelettrica; le realizzazioni sono avvenute, però, dopo la rottura con i sovietici (1958). A monte di Lanzhou la prima grande diga sbarra le gole di Liujia: 5 miliardi di m3 di bacino, 1 GW di potenza installata. Il fulcro dell'intero piano è però la diga di San Men (Tre Porte), fra Laodongguan e Luoyang, terminata nei primi anni Sessanta; la potenza installata è simile, ma il volume d'acqua raccoglibile è di 64,7 miliardi di m3. In caso di massima piena ipotizzabile per tutto il bacino a monte, la diga può fermare tutte le acque per 4 giorni; a valle le massime piene non superano più gli 8000 m3/sec. e le magre invernali non sono più tanto ridotte. Il progetto ha previsto altre 46 dighe minori, finanziate dallo stato e dalle autorità locali, ma a queste si sono unite centinaia di migliaia di progetti minori, realizzati dalle Comuni finché sono state operanti: consolidamento di calanchi, riforestazione, strade. Il maggiore dei progetti fatti letteralmente ''a mano'' (1970) è il canale d'irrigazione Hong Qi (Bandiera Rossa) che nella zona di Zhengzhou collega il fiume principale col Wei affluente di sinistra. Il problema maggiore è dato dai sedimenti, che empirebbero in pochi decenni il pur immenso bacino di San Men. Molti progetti minori tendono a rimediare, alzando piccole dighe di raccolta di sedimenti: una volta interrato il piccolo bacino lo si coltiva, si alza una nuova diga, spostando tutto più a monte, e si comprende così come mai il progetto sia denominato ''Scalinata dell'Huang He''. Altrettanto imponenti sono stati i lavori di arginatura, realizzati negli anni successivi, dalla confluenza col Wei al mare e in tutto il tratto più settentrionale.
Sotto il profilo economico il progetto continua a chiedere una manutenzione che non è mai ordinaria, soprattutto per l'interramento dei bacini; per il solo bacino di San Men, inoltre, si sono dovute trasferire circa 600.000 persone. Il progresso è stato invece enorme dal punto di vista della sicurezza: si considera solo come qualcosa da controllare ciò che prima era ritenuto un elemento naturale minaccioso.
Bibl.: K. Buchanan, The transformation of the Chinese Earth, Londra 1972; C. Caldo, La terra e l'uomo in Cina, Palermo 1973; G. Corna Pellegrini, L'Asia meridionale e orientale, 2 voll., Torino 1983; C. W. Pannell, J. C. Laurence, China, the geography of development and modernization, Londra 1983.