HOEFER, Hubert Franz
Nacque a Colonia, in Germania, nel 1728 (come si legge nel registro della chiesa di St. Kolumba, dove risulta battezzato il 4 ottobre di quell'anno), da Johann Philip, dottore in medicina, e Anna Marie Sandters. Già a circa 13 anni iniziò a lavorare "giornalmente vicino al fuoco", come poi scrisse (iniziò cioè l'apprendistato per divenire speziale); in seguito, passando in "variis Galliae locis et civitatibus", raggiunse Vienna, dove conseguì il diploma di speziale. Non si hanno notizie su di lui sin quando, nel 1765, giunse a Firenze al seguito del granduca Pietro Leopoldo d'Asburgo Lorena. Qui rimase per 25 anni - i più significativi della sua vita e della sua attività professionale e di ricerca -, entrando in grande familiarità con la società cittadina e l'ambiente culturale toscano. Nel 1766 fu nominato speziale e il 1° apr. 1767 divenne provvisioniere della farmacia di Boboli, carica che mantenne fino alla sua partenza da Firenze nel 1790. Questa farmacia, detta di Boboli perché situata sul retro di palazzo Pitti, provvedeva all'approvvigionamento delle materie prime, alla loro elaborazione e infine alla distribuzione dei medicinali alla corte e alla spedizione nelle varie parti del Granducato, sulla base delle richieste dei medici e cerusici militari. Da documenti conservati presso l'Archivio di Stato di Firenze si desume che l'H. fu un funzionario rispettoso e attento alle esigenze della spezieria e che ebbe un notevole carico di lavoro, considerati gli acquisti documentati di materie prime. Tale impegno e l'esistenza di un importante centro di ricerca come il R. Museo di fisica e storia naturale lo tennero al di fuori della rivoluzione della chimica, che fece sentire i suoi effetti quando egli era ormai in tarda età. Così rimase legato, come molti, alla tradizione del flogisto, sebbene gli appartenga il merito della scoperta dell'acido borico naturale, per la quale è ricordato non solamente tra i chimici. Il lavoro non impedì, tuttavia, all'H. di partecipare alla vita scientifica del tempo: fu anche membro dell'Accademia Botanica fiorentina, dell'Accademia dell'Istituto di Bologna e dell'Accademia dei Fisiocritici di Siena.
L'iscrizione all'Accademia senese venne all'H. per merito di una memoria che inviò il 14 dic. 1769 in risposta a un quesito pubblicato dall'Accademia stessa sulla Gazzetta toscana: "Per quale cagione il fuoco che è un agente sì penetrante, sì attivo, e sì difficile a rattenersi, considerato quale elemento si fissi, e formi il Flogistico come principio costitutivo dei misti?". Il quesito faceva riferimento alla recente teoria sulla calce viva di J.F. Meyer, che considerava l'esistenza di un ipotetico "acido pingue" che, sprigionato dal fuoco, riesce ad attraversare le pareti dei recipienti e viene assorbito dal prodotto trattato, rendendolo "caustico" (J.F. Meyer, Chimische Versuche zur näheren Erkenntnis des ungelöschten Kalks der elastischen und electrischen Materie, Hannover-Leipzig 1764). Si trattava di un ultimo tentativo di sopravvivenza della tradizione alchimistica e di rilancio del flogisto, concetto che in quel tempo era ancora universalmente considerato. È da ricordare che la pubblicazione di Meyer sembra ora anacronistica perché apparve nove anni dopo la corretta spiegazione fornita da J. Black (negli Essays and observations, physical and literary di Edimburgo, II [1755; ma 1756] pp. 157-225), secondo la quale la "magnesia" (carbonato) per riscaldamento perde "aria fissa" (biossido di carbonio) diminuendo di peso e trasformandosi in "magnesia calcinata" (ossido). L'H., cresciuto alla scuola del flogisto come tutti i chimici di quel tempo, scrisse la propria memoria anche in omaggio a Meyer, nato e vissuto a Osnabrück, città a 150 km da Colonia, ricordandolo come "il dottissimo mio amico e patriota Meyer speziale".
L'H. ebbe anche un breve periodo matrimoniale. All'età di 41 anni sposò Françoise Allemant, nativa di Metz, dama di guardaroba della granduchessa di Toscana, dalla quale non ebbe figli. La Allemant si ammalò cinque anni più tardi, morendo nel 1779. Dall'inizio degli anni Settanta l'H. si dedicò, oltre che al suo lavoro di speziale, all'analisi chimica delle acque, aderendo così alla politica leopoldina della "scienza utile". Analizzò, fra le altre, quelle delle sorgenti di Rapolano, San Quirico d'Orcia e Rio nell'Elba, ma l'analisi che gli dette maggiore notorietà fu certamente quella dell'acqua del lagone Cerchiaio a Monterotondo Marittimo (a sud dell'attuale Larderello), nella quale poté dimostrare l'esistenza dell'acido borico naturale, fino ad allora sconosciuto. La scoperta fu pubblicata nella Memoria sopra il sale sedativo naturale della Toscana e del borace che con quello si compone scoperto da Uberto Francesco Hoefer di Colonia sul Reno (Firenze 1778) - della quale apparvero un'edizione in francese (1779) e una in tedesco (1781) - e che fu poi ristampata da I. Guareschi nel Supplemento annuale della Enciclopedia di chimica,1911-1912 (Torino 1912, pp. 414-442). Due anni più tardi P. Mascagni, il famoso anatomista senese, confermò la presenza dell'acido borico seguendo la strada della morfologia cristallografica.
L'acido borico era stato scoperto nel 1702 da G. Homberg (Mém. de l'Acad. royale des sciences, 1702, p. 51), come prodotto della distillazione del borace con un vetriolo di ferro (solfato). Successivamente, si poté ottenere questo acido debole (che quindi veniva considerato come un sale, da cui il nome di sale sedativo di Homberg) per semplice acidificazione della soluzione di borace. Era altresì noto il processo di salificazione dell'acido con l'alcali per formare nuovamente il borace. L'H. riconobbe la presenza del sale sedativo dal colore della fiamma del suo estere etilico e ne confermò l'esistenza preparando con un alcali il borace, che aveva tutte le caratteristiche del borace naturale. La sua memoria era corredata di un'ampia e aggiornata bibliografia, che consente di capire il livello di preparazione dell'H. sull'argomento. La scoperta, oltre al valore scientifico, aveva anche un interesse economico in quanto si pensava di poter affrancare la Toscana dall'importazione del borace, molto utile in alcune lavorazioni industriali (saldatura, ceramica, ecc.). Com'è noto, infatti, l'industria estrattiva dell'acido borico dal vapore dei soffioni, nella stessa zona studiata dall'H., venne poi sviluppata nella prima metà del secolo successivo a opera di F.G. de Larderel; le osservazioni dell'H. furono quindi all'origine di un percorso industriale destinato a grandi sviluppi. Nel riassumere la mineralizzazione dell'acqua del lagone Cerchiaio l'H. riportò la presenza, fra l'altro, di "un flogistico attenuato e un poco di grasso terrestre"; questo mostra che ancora nel 1778 era legato alla teoria di J.F. Meyer, tanto che alla fine della Memoria, "credendo far cosa grata ai benevoli lettori", riportò una lettera del barone H.J.N. von Crantz, botanico e medico del re di Prussia, avverso alle spiegazioni di Black, scritta "in conseguenza della scoperta del sale sedativo naturale", nella quale si ricordava la teoria di Meyer. L'H. osservò la presenza del flogisto e del grasso terrestre anche in alcune delle altre acque già ricordate.
Con la riforma delle accademie fiorentine voluta nel 1783 da Pietro Leopoldo, l'Accademia Botanica fu soppressa, riservando ai suoi membri il diritto di iscriversi all'Accademia dei Georgofili. Nel 1784 l'H., su sua richiesta, ne divenne socio ordinario e la frequentò con assiduità: infatti dai verbali risulta presente a numerose sedute e, tra 1785 e 1789, vi presentò quattro memorie, tutte di interesse pratico.
La prima, Dell'agricoltura considerata in senso chimico, ossia della chimica economica, letta dall'autore il 3 giugno 1785, inizia: "Nella chimica economica le cognizioni chimiche de' corpi naturali sono impiegate per la più utile applicazione, e per il più vantaggioso guadagno de' corpi organici, in quanto questi occupano l'animo dell'Agricoltore". La memoria fu in Toscana uno dei primi stimoli ad applicare la chimica all'agricoltura; il sottotitolo fu anche usato dal chimico senese G. Giulj nella prima metà del secolo successivo per un suo corso. L'argomento divenne di grande attualità agli inizi dell'Ottocento, specialmente dopo la grande carestia dell'annus horribilis 1817. Le memorie successive dell'H. ebbero per argomento la coltivazione del tabacco e la raffinazione del lino, l'estirpazione di alcuni insetti nocivi all'economia domestica e anche il recupero dagli scarichi delle saline di Volterra del sale mirabile (solfato di sodio), composto utile in farmacia e nell'industria. Con la collaborazione del suo aiutante, poi successore, Agostino Rensi, l'H. partecipò alla stesura dell'ultima edizione del Ricettario fiorentino ("o sia la nuova Farmacopea Toscana adattata all'odierna Pratica e astenendosi dall'antico superfluo e dal moderno periglioso lusso Medicinale", Firenze 1789). In quest'opera la denominazione dei prodotti era anche in latino e nelle tre lingue principali, "per il comodo dei Forestieri"; inoltre v'erano tabelle con unità di misura e la spiegazione dei simboli di origine alchemica ancora usati nella pratica farmaceutica.
Nel 1790, alla morte del fratello, l'imperatore Giuseppe II, Pietro Leopoldo gli successe sul trono e tornò a Vienna, seguito da molti funzionari. Tra questi vi fu anche l'H., che ricoprì il posto di cameriere particolare a corte per il resto della sua vita.
L'H. morì a Vienna il 19 marzo 1795, lasciando una modesta eredità a un nipote, unico superstite della famiglia.
Fonti e Bibl.: La principale fonte sull'H. è l'Archivio di Stato di Firenze, nelle sezioni Imp. e R. Corte e Depositeria generale; Firenze, Arch. dell'Accademia dei Georgofili, Verbali, bb. 109, 119; Brühl, Nordrhein - Westfälisches Personenstandarchiv Rheinland, Taufbuch der kath. Pfarrgemeinde St. Kolumba, LK.61, p. 118; Siena, Arch. dell'Accademia dei Fisiocritici, Memorie 1769, n. 20; Firenze, Arch. della parrocchia di S. Felicita, Libro dei matrimoni delle persone della R. Corte, f. 124, ms. 183; Vienna, Österreichisches Staatsarchiv, Hofkammerarchiv, Hofzahlamtbücher, 187, Oberst-Kämmerer-Stab, 1791, Posten n. 61; Wiener Stadt- und Landesarchiv, Totenbeschauprotokolle 1648-1920, CII, 1795 (A-J), Zl. 596270 H, 20 marzo 1795, f. 15; Gazzetta toscana, 8 genn. 1769, p. 11; Accademia dei Georgofili, Atti della R. Società economica, I (1791), p. 31; II (1795), pp. 116, 232; J.-C.-F. Hoefer, Histoire de la chimie, Paris 1869, II, pp. 384 s.; I. Guareschi, Suppl. annuale della Enc. di chimica, 1911-1912, Torino 1912, pp. 412 s.; R. Nasini, I soffioni e i lagoni della Toscana e la industria boracifera, Roma 1930, pp. 79-91; R. Pasta, Scienza, politica e rivoluzione. L'opera di G. Fabbroni (1752-1822) intellettuale e funzionario al servizio dei Lorena, Firenze 1989, p. 208; A. Volpi, La filosofia della chimica. Un mito scientista nella Toscana di inizio Ottocento, Firenze 1998, pp. 28-31; G. Piccardi, Uberto Francesco H. alla corte di Pietro Leopoldo di Lorena, in Memorie di scienze fisiche e naturali, Rendiconti dell'Acc. nazionale delle scienze detta dei XL, s. 5, XXV (2001), pt. II, t. II, pp. 105-115.