HUGO di Oignies
Monaco e orafo attivo nel priorato di Oignies (nei pressi di Fosses-la-Ville, Hainaut, Belgio meridionale) nella prima metà del sec. 13°, la cui produzione si colloca tra i migliori esempi dell'oreficeria mosana dell'epoca. Egli è noto soprattutto per la serie di opere realizzate per il suo monastero, il priorato agostiniano di Oignies, che si sono conservate pressoché integralmente (Namur, Maison des Soeurs de Notre-Dame, tesoro), fatto rarissimo nell'oreficeria medievale.H. era il minore di quattro fratelli, figli del signore di Walcourt, che fondarono, alla fine del sec. 12°, il priorato di Oignies, nei pressi della Sambra, accanto a un'antica cappella dedicata a s. Nicola. Poco dopo si unì loro Maria di Willambroux, una mistica la cui fama attirò verso la nuova comunità numerosi visitatori; tra di essi va ricordato, agli inizi del sec. 13°, il cardinale Jacques de Vitry, predicatore parigino, in seguito legato pontificio in Siria e vescovo di Acri. A questa circostanza si deve il grande patrimonio di reliquie, in particolare di provenienza orientale, possedute dal priorato; esse vennero custodite in preziosi contenitori alla cui realizzazione H. consacrò il proprio talento.La prima opera datata di H. è un reliquiario della costola di s. Pietro, che un'autentica identifica come lavoro del 1228; vi si rivelano subito tutta l'immaginazione e la ricchezza creativa dell'artista e il talento di un esecutore già maturo. Il repertorio delle forme e delle tecniche vi appare, se non totalmente rinnovato, almeno condotto a un grado di raffinatezza ineguagliato fino a quel momento nell'oreficeria mosana. Novità del repertorio decorativo è l'introduzione di temi cinegetici, uno dei soggetti favoriti dell'artista, che si accompagnano a una profusione di delicati motivi vegetali. Il niello e la filigrana partecipano strettamente a questa ricchezza decorativa, insieme con la decorazione a stampo, sia delle figure sia dei girali. La stessa forma del reliquiario non fu senza seguito e influenzò opere di oreficeria mosane ancora degli inizi del 17° secolo.La medesima ispirazione nel partito decorativo rivelano i due piatti di legatura di un evangeliario destinato anch'esso all'uso del priorato di Oignies e la cui realizzazione deve essere collocata in una data vicina a quella del reliquiario precedente. Il piatto superiore presenta un Cristo in maestà circondato dai quattro simboli degli evangelisti e inserito in una bordura di girali identici a quelli del reliquiario. Sul margine esterno si trovano filigrane a motivi cinegetici che si alternano a placchette con personaggi eseguiti a niello. Da rilevare la figura di S. Nicola, antico patrono della cappella priorale, e l'autoritratto dell'orafo inginocchiato che offre la sua opera al santo dedicatario. L'artista firmò il suo lavoro nell'iscrizione che corre lungo il bordo del rilievo; parzialmente ispirata all'Apocalisse, essa indica letteralmente che H. ha 'scritto' questo libro all'interno e all'esterno e che se altri cantano il Cristo con la voce, egli lo canta con la sua arte di orefice "tracciando il suo lavoro e gemendo su di esso".Una terza opera dello stesso tesoro conferma la personalità di questo orafo: si tratta del gruppo composto da calice e patena che una tradizione collega alla persona del fratello primogenito dell'artista, Egidio, priore del monastero. L'iscrizione incisa sul piede cita non solo il nome di H., ma anche la chiesa di Saint-Nicolas come destinataria di questo vaso sacro. La sua concezione, in particolare la forma costolata del nodo, lo inscrive nella tipologia dei calici renano-mosani del sec. 13°, ma l'orafo ne rinnovò completamente la decorazione, arricchendola con lo stesso repertorio ornamentale e con una serie di figure a niello. Nel medaglione centrale della patena è l'immagine, ancora rara, della Trinità, con il Padre in maestà che sostiene la croce e la colomba dello Spirito Santo che stende le sue ali dalla bocca del Padre a quella del Figlio.Elementi a niello e a filigrana, girali e motivi vegetali eseguiti a stampo si ritrovano anche in un'altra opera, questa volta non firmata, ma strettamente ricollegabile alle precedenti per lo stile della decorazione: è una grande croce-reliquiario a doppia traversa, sostenuta da un piede di forma tronco-piramidale e decorata con placchette con figure a niello. Lo stile delle figure, così come per quelle inserite nelle opere precedenti, trova le sue radici nel Muldenfaltenstil, di cui fu iniziatore, nel nono decennio del sec. 12°, Nicola di Verdun. H. se ne dimostra uno dei tardivi seguaci, al punto che qualche studioso non esita a collocarlo tra gli allievi diretti dello stesso Nicola.Il tesoro di Oignies contiene ancora diverse opere il cui stile riflette le medesime tendenze o si ricollega allo stesso repertorio ornamentale; eseguite con maggiore o minore abilità e ricercatezza, esse testimoniano comunque la popolarità dello stile di Hugo. Tra quelle per le quali è generalmente ammessa la paternità dell'artista va ricordata una serie di cinque filatteri polilobati, cui se ne deve aggiungere un sesto conservato a Bruxelles (Mus. Royaux d'Art e d'Histoire) e proveniente dal priorato. Il loro aspetto generale è simile (filigrane coprenti sul diritto, personaggi e girali incisi sul rovescio), ma la fattura presenta divergenze; vi si osserva comunque l'adozione, nelle figure incise, dello stesso Muldenfaltenstil, i cui caratteristici panneggi si avvicinano ai disegni di Villard de Honnecourt e alle sculture del Maestro della Visitazione della cattedrale di Reims. Questo elemento permette di sostenere che l'orafo fu uno dei primi artisti ad avere introdotto sulle rive della Mosa la nuova arte del Gotico di Reims.La tecnica, i motivi ornamentali e lo stile di H. si ritrovano in molti lavori d'oreficeria del secondo quarto del sec. 13°, i quali, senza essere direttamente di sua mano, si richiamano ai suoi modelli; tra essi vanno ricordati la croce c.d. bizantina, i reliquiari di S. Nicola e della Vergine, i piedi-reliquiario, il calice c.d. di Jacques de Vitry, tutti conservati nel medesimo tesoro di Oignies. Tra le opere custodite altrove, la cassa di S. Mauro, la croce di Walcourt (Trésor de la Basilique Saint-Materne), il braccio-reliquiario di Wagnelée, la lastra a niello del busto di S. Foillano (Fosses-la-Ville, Saint-Feuillen, tesoro) testimoniano la diffusione del suo influsso in ambito regionale.
Bibl.:
Fonti. - A. Rayssius, Hiergazophylacium Belgicum sive Thesaurus sacrarum reliquiarum Belgii, Douai 1628, pp. 383-387.
Letteratura critica. - F. Rousseau, Les origines du trésor d'Oignies, Arlon s.d.; S. Collon-Gevaert, Histoire des arts du métal en Belgique, Bruxelles 1951, pp. 204-219; F. Courtoy, Le trésor du prieuré d'Oignies aux Soeurs de Notre-Dame à Namur et l'oeuvre du frère Hugo, Bulletin de la Commission royale des monuments historiques et des sites 3, 1952, pp. 119-256; S. Collon-Gevaert, J. Lejeune, J. Stiennon, L'art mosan aux XIe et XIIe siècles, Bruxelles 1961; E. Link, Hugo von Oignies, Freiburg im Brsg. 1964; J.J.M. Timmers, De Kunst van het Masland [L'arte dell'antica Mosa], Assen 1971, pp. 367-372; Rhin-Meuse. Art et civilisation (800-1400), a cura di J. Stiennon, R. Lejeune, cat., Köln-Bruxelles 1972.A. Lemeunier