HOFMANNSTHAL, Hugo von
Poeta austriaco, nato a Vienna il 10 febbraio 1874, morto a Rodaun, presso Vienna, il 15 luglio 1929. Nel gruppo dei poeti che, poco dopo il '90, radunati intorno ai Blätter für die Kunst, reagirono contro il naturalismo, opponendovi una raffinata poesia satura di delicate e ricche esperienze culturali, ispirate al senso della sovranità dell'arte e delle profondità della vita, H. comparve, non ancora ventenne, come "il fanciullo miracoloso, a cui natura aveva dato, come a nessun altro, il dono del canto". L'Italia della Rinascenza; Venezia; Vienna; l'epoca del rococò; l'epoca dell'Empire; l'Austria della "Biedermeierzeit"; il mondo della fiaba; l'Oriente; "ganz vergessener Völker Müdigkeiten"; "stummes Niederfallen ferner Sterne": vita che è intuita nel presentimento e vita che è pesante d'interne stanchezze già prima di nascere: vita che è sogno e sogno che è vita: dappertutto - nelle liriche (Gesammelte Gedichte, 1907) come nei brevi drammi (Gestern, 1891; Der Tod des Tizian, scritto nel 1892, pubblicato nel 1901; Der weisse Fächer, 1897; Der Kaiser und die Hexe, 1897; Das Kleine Welttheater, 1897; Das Bergwerk zu Falun, 1899; Die Frau im Fenster, 1897; Die Hochzeit der Sobeide, 1899; Der Abenteurer und die Sängerin, 1899) - la materia della poesia è "morbida, pesante e preziosa come materia di arazzo", l'ispirazione è nativa, ingenua la felicità del canto. La poesia della voluttà e della morte, della malinconica ebbrezza del sognare, della dolorante dolcezza del vivere vi trova, in immagini di fastoso colore e in versi di moderna squisita fattura, accenti di pieno, giovanile abbandono.
La qual cosa spiega come H., mentre fatalmente s'andò sempre più allontanando dall'estetismo eroico di George che gli era estraneo e diventò per i contemporanei l'esponente di un rinnovato romanticismo, d'altra parte invece fu sospinto verso quelle nuove forme d'arte, che a molti sembrarono e in realtà per lui non erano uno sviamento. Quando H. - al di là di quel tutto interiore "denkendes Fühlen" e "fühlendes Denken" che era stata la sua poesia - volle investire con la sua opera la pienezza della vita, più che verso la realtà presente, da cui la natura della sua ispirazione lo respingeva (Christinas Heimreise, commedia, 1910), fu portato verso il mondo del mito o verso i regni della musica (tragedie greche: Elektra; Ödipus und die Sphinx, 1905; Alkestis, 1911: la prima stesura 1893; tragedia alla maniera di Thomas Otway, 1905; testi d'opera per Riccardo Strauss: Der Rosenkavalier, 1911; Ariadne auf Naxos, 1912; Die Frau ohne Schatten, 1919): nel mondo del mito e nel mondo della musica, gli si offriva in sintesi, quell'"universale umano", verso cui egli tendeva e in cui la realtà non riusciva dinnanzi ai suoi occhi a chiarificarsi.
Ad affrontare direttamente nella sua poesia la realtà del suo spirito e del suo tempo, il H. fu portato soltanto dopo la guerra mondiale, quando crollò l'Austria imperiale, di cui nell'aristocrazia del gusto e nel carattere misto, fra nordico e mediterraneo, fra orientale e occidentale, della cultura, era stato il più grande interprete. Nessuno, come il H., sentì quel crollo come personale tragedia. Già in Jedermann (1911) aveva rinnovato, alcuni anni innanzi, la forma del mistero medievale. Ora - dopo di aver rappresentato nella sua più delicata e spontanea commedia Der Schwierige (1921) il dramma di non poter più trovare il contatto con la vita - riprese la forma del mistero per interpretare il problema del divenire sociale (Das Salzburger grosse Welttheater, 1922; Der Turm, 1925). E i due problemi drammatici hanno momenti di alta poesia; ma tanto il mendicante, che nel primo poema porta sulle sue spalle il destino del mondo, quanto il principe Sigismund che, nel secondo, espia su di sé il destino degli uomini, mostrano in H. un solitario dinnanzi ai nuovi tempi. Infine in quella solitudine, anche la forza di vivere gli si spezzò nel cuore, quando gli fu portata davanti la bara del figlio suicida.
Opere: Prosaische Schriften (saggi critici, voll. 4), Berlino 1904 segg.; Gesammelte Werke, voll. 6, Lipsia 1924 segg., Briefwechsel mit R. Strauss, Vienna 1926; Unterhaltungen über literarische Gegenstünde, Vienna 1929; Die Prosa des jungen H. v. H. [Pseud. Loris], ediz. postuma a cura di M. Mell, Berlino 1930.
Bibl.: E. Sulger-Gebing, H v. H., Lipsia 1905; R. Borchardt, Rede über H., Berlino 1907, e H. v. H., in Neue Rundschau, 1929; W. Brecht, in Euphorion, 1923; A. Thomese, Romantik und new Romantik, L'Aia 1923; A. v. Berendsohn, Der Impressionismus H.s, Amburgo 1920; M. Kommerell, H. v. H,. Francoforte 1930. Cfr. anche il fascicolo speciale della Neue Rundschau, novembre 1929. In Italia v. G. Manacorda, Hortus conclusus, Pisa 1912; I. Maione, Poeti contemporanei in Germania, Torino 1931.