HUY
Cittadina del Belgio orientale, posta lungo il corso della Mosa a km. 30 ca. a S-O di Liegi. Già in epoca altomedievale il centro portuale di H. ebbe notevole importanza, sia nel campo della produzione artigianale sia in quello dei traffici commerciali, come indicano la scoperta, sulla riva destra del fiume, di tracce di una manifattura per la produzione di fibule, databile alla fine del sec. 6°, e alcuni indizi della pratica dell'ageminatura.Nei secc. 7° e 8° erano attive a H. dodici botteghe monetarie: assai presto dunque l'aspetto essenziale dell'attività produttiva del centro si focalizzò sulla metallurgia. Questa pratica andò specializzandosi, nel corso dei secc. 11°-13°, nella produzione di ottone, favorita anche dalla presenza in prossimità della città di giacimenti di zinco, necessario alla realizzazione di questa lega.Una narrazione, la cui attendibilità non è verificabile, assegna la fondazione di un primo santuario dedicato alla Vergine, posto sul sito della collegiata attuale, alla volontà di s. Materno, intorno al 102. È per contro storicamente certo che quel sito fu scelto alla metà del sec. 6° come luogo di sepoltura di s. Domiziano, vescovo di Maastricht; la sua tomba sembra aver attirato fin dall'inizio un gran numero di pellegrini, al punto che, alla metà del secolo successivo, è attestata l'esistenza di una 'tavola dei poveri'. Nel sec. 10°, in coincidenza con l'esaltazione delle reliquie di s. Domiziano a opera del vescovo di Liegi Notkero, vi si insediò una piccola abbatia di nove chierici. Una nuova chiesa, dotata questa volta di trenta prebende di canonici, venne consacrata nel 1066 dal suo fondatore, il vescovo Teoduino di Baviera (m. nel 1075); quest'ultimo aveva intrapreso la costruzione con l'aiuto finanziario degli stessi cittadini di H., ai quali in cambio egli dovette concedere, nello stesso anno, la carta delle franchigie.La cripta di questa collegiata costituisce la prima testimonianza dell'architettura romanica a H., fortunatamente risparmiata dai costruttori della chiesa gotica, che si limitarono a interrarla per gettarvi le nuove fondazioni. L'ampiezza del monumento, l'originalità dei supporti (colonne doppie, pilastri monolitici), lo spazio avvolgente del coro ne determinano l'interesse e la bellezza; il suo impianto rivela strette affinità con la cattedrale imperiale tedesca di Spira; la disposizione del capocroce sembra essere stata riportata anche nella chiesa superiore.Al santuario orientale si contrapponeva un Westbau di tipo ottoniano, che faceva anch'esso riferimento ai modelli renani; questa scelta architettonica fu senza dubbio segnata dalla volontà del committente, alto personaggio della gerarchia imperiale, e concretizzava gli stretti rapporti che univano la nascente regione di Liegi con l'entità politica e culturale da cui dipendeva. D'altro canto essa prefigurava anche le principali soluzioni adottate nella pianta e nell'alzato della collegiata gotica costruita sullo stesso sito a partire dal 1311.In vita, Teoduino dotò riccamente la propria chiesa; la sua tomba, posta nella cripta, conteneva i resti di un importante corredo funerario, riscoperti nel 1873: si tratta non solo di frammenti di tessuti, ma anche di una grande croce plumbea, che reca il testo del Credo, e di un piccolo calice in argento a coppa dorata (Trésor d'Art Religieux de la Collégiale Notre-Dame), che si ricollega a un modello noto altrove nell'impero alla stessa epoca, per es. a Bamberga o a Utrecht.A H. è certamente attestata l'attività di due dei pochissimi orafi noti nell'ambiente renano-mosano del sec. 12°: Renier (v.) e Godefroid de H. (v.), di cui l'erudizione antiquaria del secolo scorso ha arbitrariamente fatto i principali capofila della produzione artistica nella regione.Oltre alle opere firmate o attribuite a questi due artisti, nell'ambito della produzione orafa della città si colloca anche un medaglione con l'Albero della vita (ca. 1160-1170), piastra di rame smaltato (Trésor d'Art Religieux de la Collégiale Notre-Dame), che illustra in maniera assai suggestiva, con simbolismo tipologico, il tema della redenzione attraverso la croce.Un'esegesi simbolica sottende ugualmente alla concezione del timpano del portale romanico conservato nella chiesa di Saint-Mort (metà sec. 12°). Le testimonianze della scultura monumentale nella regione mosana di quest'epoca sono poco numerose, e un insieme così elaborato, a dispetto della pesantezza del suo stile, assume quindi ancora maggior valore. Il Salvatore in maestà è fiancheggiato dagli antichi patroni della chiesa, la Vergine e s. Giovanni, e da cherubini; un commentario epigrafico designa il Salvatore di volta in volta come 'vincitore sulla morte' e come 'passaggio' verso il Padre, la Vergine come 'porta del Cielo' e s. Giovanni come 'intercessore' privilegiato.La scultura di H. risulta meglio conosciuta nel suo percorso tra la plastica romanica e le prime espressioni del Gotico, nel corso del secondo terzo del 13° secolo. Coniugando il peso della tradizione, gli elementi innovatori e l'apporto personale di un maestro di primo piano, il Beau-Dieu di H., del 1240 ca. (Mus. Com.), costituisce un significativo momento della scultura mosana, segnato da grande patetismo.Due immagini mariane conservate nel territorio di H. mostrano, sebbene a stadi differenti, un'analoga evoluzione; all'antico schema della Sedes sapientiae, frontale nella sua presentazione e convenzionale nel suo panneggio, si sovrappongono, nella Vergine c.d. des Vignettes di Saint-Mort le tendenze allo stesso naturalismo e alla stessa umanizzazione. Nella Vergine che occupa uno dei frontoni della cassa di Notre-Dame, del 1265 ca. (Trésor d'Art Religieux de la Collégiale Notre-Dame), si osservano le caratteristiche di una fase ancora più evoluta: Maria risponde in questo caso familiarmente al gesto di tenerezza del Figlio, il drappeggio si incava, il viso si anima di un sorriso. Se per qualità esecutiva e decorazione la cassa di H. si iscrive ancora nella tradizione delle grandi fiertes romaniche, come la cassa mariana di Aquisgrana (Domschatzkammer) o la cassa di s. Giorgio e s. Oda nella chiesa di Sainte-Ode ad Amay, essa costituisce comunque una delle prime opere gotiche del patrimonio di Huy.Nella prima metà del sec. 13° vennero edificate numerose chiese, che non adottarono però, se non superficialmente, i nuovi assunti del Gotico (Saint-Martin, Saint-Germain, Saint-Pierre, Saint-Mort, chiesa dei Minoriti), in un'epoca in cui H. conobbe un nuovo sviluppo economico e religioso. Fu in questo periodo che venne rimaneggiata anche la cripta della collegiata romanica. Solo qualche elemento della nuova architettura fece la sua comparsa negli spazi relativamente semplici e ancora tradizionali di queste chiese. Quella di Saint-Mort costituisce in questo gruppo l'esempio più elaborato, affiancando alla raffinatezza di alcuni elementi del coro la semplicità dei pilastri della navata e lo sviluppo eccezionale del transetto.Il migliore esempio dell'architettura gotica a H. è costituito dalla collegiata di Notre-Dame, peraltro privata nel 1803 della sua alta guglia. La costruzione si svolse dal 1311 al 1536. I principali dati cronologici forniti dai documenti d'archivio sono i seguenti: nel 1311 venne posta la prima pietra; nel 1377 fu consacrato il coro; nel 1463 venne edificata una delle torri; nel 1508 si allestì il pavimento delle navate e fu creata una finestra rotonda; tra il 1521 e il 1536 vennero costruite e decorate con pitture le volte. I trenta canonici del Capitolo ne furono gli zelanti committenti, ma tutta la diocesi e molte famiglie o corporazioni di H. contribuirono finanziariamente a coprire i costi dei lavori (Viron, Darmont, Borsu, corporazione dei Febvres). Il gioco dei volumi è sottile: alla torre occidentale, ricordo del Westbau ottoniano che apparenta l'edificio con le collegiate di Saint-Paul e di Saint-Martin a Liegi, si contrappongono le due torri orientali che fiancheggiano il coro. Al rondia, rosone rayonnant aperto nella grande torre, fanno eco dal lato orientale le vetrate del capocroce, che si slanciano fino a ca. m. 20 di altezza. La durata dei lavori spiega le sottili differenze stilistiche, evidenti soprattutto nelle finestre. Sulle volte dell'edificio si distendono girali dipinti a trompe-l'oeil: anche per queste decorazioni la collegiata si ricollega al tipo mosano.Il beau portail della chiesa non si inseriva direttamente nell'edificio stesso: come nella cattedrale di Saint-Lambert di Liegi, esso dava accesso ai c.d. chiostri, spazio di rispetto collocato in questo caso tra l'edificio e la roccia, contro il capocroce. A H. questo portale è detto di Betlemme; le sculture del sec. 14° rappresentano gli episodi principali della Natività: in basso la Vergine coricata con al fianco s. Giuseppe, l'asino e il bue; a destra, l'Adorazione dei Magi. Nel registro superiore l'Annuncio ai pastori e la Strage degli innocenti.Nel trumeau era collocata in origine una Vergine con il Bambino (Trésor d'Art Religieux de la Collégiale Notre-Dame). La partizione delle ogive riproduce una tipologia attestata nelle vetrate dell'edificio; essa non è d'altronde rara nelle chiese gotiche dei Paesi Bassi. Lo stile affianca a una vena pittoresca, in qualche caso di toccante semplicità, come nelle scene del registro superiore, la bellezza classica delle scene inferiori, ispirate alle Natività dell'arte francese del 14° secolo. Nella fronte grave e pensierosa di s. Giuseppe si osservano inoltre le caratteristiche di una bottega di scultori che lavorava il marmo nel secondo terzo del sec. 14° e le cui opere sono oggi suddivise tra New York (Metropolitan Mus. of Art) e Liegi (Mus. d'Art Religieux e d'Art Mosan).A H. è inoltre largamente rappresentata la scultura della fine del Gotico, riflesso di un'attività artistica intensa, centrata soprattutto sulla costruzione e la decorazione della collegiata. Al sec. 14° si data tra l'altro un'elegante statua lignea di S. Germano (Trésor d'Art Religieux de la Collégiale Notre-Dame).
Bibl.: J. Freson, Notice historique sur l'église collégiale et les anciennes paroisses de Huy depuis leur origine jusqu'à la fin du XVIIe siècle, Annales du Cercle hutois des sciences et beaux-arts 7, 1886, pp. 49-150; R. Dubois, Les rues de Huy, Huy 1910; H. Demaret, La collégiale Notre-Dame à Huy. Notes et documents, 2 voll., Huy 1921-1922; A. Joris, La ville de Huy au Moyen Age, Paris 1959; L.F. Genicot, La collégiale Notre-Dame de Huy, Bulletin de la Commission royale des monuments historiques et des sites 14, 1963, pp. 327-385; J.J. Bolly, Répertoire photographique du mobilier des sanctuaires de Belgique. Province de Liège, 2 voll., Huy 1975-1978; A. Lemeunier, La collégiale Notre-Dame de Huy, Ciney 1978; Huy. Trésors d'art religieux, cat., Huy 1984; A. Lemeunier, Trésors d'art religieux, in Le Livre du Millénaire, Huy 1985, pp. 53-62; Le patrimoine monumental de la Belgique, XVI, Wallonie, Liège 1990; A. Furnemont, A. Lemeunier, Musée et Trésor de Huy, Bruxelles 1992.A. Lemeunier