Dante, i' non so in qual albergo soni
. È il sonetto (Rime XCVII) col quale Cino da Pistoia rispose per le rime al sonetto di D. Perch'io non trovo chi meco ragioni. La tradizione manoscritta che ci ha tramandato i due sonetti comprende, fra gli altri, i codici Magliabechiano VI 143, Vaticano 3214, Trivulziano 1050, Bolognese 1289 (Bibl. Universitaria), Casanatense 433. L'uno e l'altro sonetto furono stampati nell'ediz. delle Rime di Cino a c. di F. Tasso (1589). Non ci sono elementi sicuri per determinare limiti cronologici ristretti. Il titolo di messer dato a Cino nel v. 12 del sonetto di D. non è decisivo per ritardare al tempo dell'esilio la composizione, perché a Cino si dà del dominus già in un documento del 1297. Il Barbi nell'edizione del 1921 collocò i due sonetti nel libro V fra rime che, precedendo le petrose, si aggirano cronologicamente fra il 1294 e il 1296. È probabile che sia così perché se " quella donna " che D. mira (v. 13 del sonetto di Cino) è da identificare, come generalmente si ammette, con Beatrice, non pare che si possa andare molto lontano dal tempo della composizione della Vita Nuova (cfr. il sonetto Oltre la spera, vv. 6-8). E anche se dovesse riferirsi allegoricamente alla Filosofia, la collocazione proposta dal Barbi sarebbe accettabile. A D., che nel suo sonetto si era lamentato che nel luogo in cui egli si trova non c'è nessuno che operi il bene perché non c'è donna ch'Amor le venga al volto, né uomo che per lui sospiri, Cino risponde confermando la visione pessimistica dell'amico, estendendola anzi a ogni parte del mondo. Al posto del bene si diffonde il male, dice Cino, ma bisogna reagire operando il bene da parte di chi è in condizione di farlo. In grazia di " quella donna " che D. ammira (in visione?), Cino esorta l'amico, se a lei è rimasto fedele, a non distogliersi dall'operare virtuosamente.
Bibl. - A. Corbellini, D., Guido e Cino, Pavia 1905; L. Di Benedetto, Tra D. e Cino, in " Bull. Stor. Pistoiese " XXIII (1921) 172-176; XXV (1923) 69-72; ID., Da Giacomo da Lentini a Francesco Petrarca, Napoli 1949, 24; G. Zaccagnini, Le Rime di Cino da Pistoia, Ginevra 1925; Contini, Rime 143; D.A., Rime, a c. di D. Mattalia, Torino 1943, 202; Zingarelli, Dante 467; Dante's Lyric Poetry, a c. di K. Foster e P. Boyde, Oxford 1967, II 319.