I pedali del riscatto
Dopo le rivelazioni che hanno gettato una pesante ombra sul passato glorioso di Mario Cipollini per l’uso di sostanze dopanti, la vittoria di Vincenzo Nibali al Giro d’Italia consacra una nuova generazione del ciclismo italiano a cui poter guardare con fiducia.
La vergogna e la gloria. Il passato e il presente, con un occhio al futuro. Il ciclismo italiano in pochi mesi vive ad alta velocità 2 storie, quelle di Mario Cipollini e Vincenzo Nibali, che sono a loro modo simboliche dell’evoluzione di uno sport ultracentenario, bello e dannato, travolto dalla modernità del doping e dell’antidoping e alla ricerca di una propria dimensione. Più etica e umana, ma in grado di coniugare credibilità e spettacolo, come la vittoria del siciliano al Giro d’Italia, che ha mitigato la delusione per lo scandalo retroattivo che ha macchiato il glorioso curriculum dello sprinter italiano più vincente di sempre (189 successi).
Il caso Cipollini deflagra il 9 febbraio 2013, con uno scoop de La Gazzetta dello Sport. A Madrid si sta svolgendo il processo al medico dopatore Eufemiano Fuentes, arrestato il 23 maggio 2006. Non ci sono ciclisti imputati, perché all’epoca la legge spagnola sul doping non era ancora in vigore. Tra le 7000 pagine sequestrate all’ex ginecologo delle Canarie compare un programma di allenamento dettagliato, per le stagioni 2002, 2003 e 2004. Di tabelle simili ne sono state sequestrate molte, ma i corridori che hanno pagato per la frequentazione proibita sono pochi: gli italiani Basso e Scarponi, il tedesco Ullrich e lo spagnolo Valverde.
Su uno di quei documenti sequestrati 7 anni prima compare un numero di fax italiano.
La Gazzetta ne ricostruisce l’origine e risale a Cipollini, nome in codice Maria nel linguaggio cifrato di Fuentes. Il contenuto dei fogli, che associa le date delle gare del calendario ciclistico all’assunzione di prodotti dopanti, è scioccante: nel 2002, a 33 anni, ‘Super Mario’ conquistò le sue vittorie più prestigiose, la Milano-Sanremo del 23 marzo e il Mondiale a Zolder, in Belgio, del 13 ottobre. La lista dei prodotti e delle pratiche dopanti associate al velocista toscano è fatta di Eritropoietina (EPO), dell’ormone della crescita (GH) e di altri ormoni, oltre alla pratica costante dell’autoemotrasfusione, fondamentale per riossigenare il sangue, velocizzare il recupero delle fatiche e sfuggire ai controlli antidoping, che non sono in grado di scovarla. Cipollini reagisce con sdegno, ma sceglie il silenzio. Sulla vicenda indaga anche la procura del CONI, che apre un fascicolo. Ma lo scandalo si ferma alle pagine dei giornali: i reati, sia per la legge sportiva sia per quella ordinaria, sono in prescrizione. Anche per questo, l’imbarazzante vicenda del cosiddetto ‘Re Leone’, ormai in pensione lascia spazio all’attualità. Al talento emergente di Moreno Moser, classe 1990, nipote del grande Francesco e ragazzo immagine della nuova generazione. Ma soprattutto alla consacrazione di Vincenzo Nibali, che a maggio, a 28 anni e mezzo, conquista il suo primo Giro d’Italia, dopo il terzo posto nel 2010, il terzo (secondo a tavolino, per la squalifica di Contador) nel 2011, la vittoria alla Vuelta 2010 e il terzo posto al Tour de France 2012, diventando assieme a Felice Gimondi il solo italiano a essere salito sul podio di tutte e 3 le grandi corse a tappe.
L’atleta di Messina, emigrato a 15 anni in provincia di Pistoia per dedicarsi alla bicicletta, riscrive la geografia della corsa rosa, dato che un siciliano non aveva mai trionfato nelle 95 edizioni precedenti. E il destino ha voluto che il successo di Nibali, conosciuto dagli appassionati come ‘lo Squalo’, arrivasse in mezzo alla neve, dal Col du Galibier in Francia, fino alle Tre Cime di Lavaredo, teatro imbiancato dell’ultima vittoria solitaria di Nibali, prima dell’inedito traguardo finale in piazza della Loggia a Brescia. Sul podio, il siciliano che corre per il team kazako Astana, che lo ha reso uno dei ciclisti più pagati al mondo, ha preceduto l’emergente colombiano Rigoberto Urán del team Sky e il veterano Cadel Evans (Bmc), già vincitore del Mondiale 2009 e del Tour de France 2011.
Il trionfo di Nibali è stato caratterizzato dal maltempo: è stata annullata del tutto la diciannovesima tappa, che comprendeva Gavia e Stelvio, e nel complesso il dislivello generale della corsa, con il taglio anche di tutti i passi dolomitici innevati prima delle Tre Cime, è stato ridotto di un terzo. Questo aspetto, pur tecnicamente rilevante, non ha sminuito l’impresa del siciliano: autorevole nella gestione della gara, forte a cronometro, il migliore in salita. E poi sempre educato, spontaneo e disponibile con i tifosi, che hanno riabbracciato il Giro con un entusiasmo che mancava da anni. Almeno dal 2010, quando Ivan Basso era stato l’ultimo italiano a conquistare la maglia rosa.
Il palmarès di Mario Cipollini
1992 Vincitore della classifica a punti del Giro d’Italia
Vincitore della Gand-Wevelgem
1993 Vincitore della Gand-Wevelgem
1996 Campione italiano di ciclismo su strada – corsa in linea
1997 Vincitore della classifica a punti del Giro d’Italia
2002 Campione del mondo di ciclismo su strada – corsa in linea
Vincitore della classifica a punti del Giro d’Italia
Vincitore della Milano-Sanremo
Vincitore della Gand-Wevelgem
Vincenzo Nibali
Nato a Messina nel 1984, si è fatto notare sin dagli esordi in categoria Allievi e in Under 23, per poi debuttare tra i professionisti nel 2005. Tra le vittorie riportate nel suo ricco palmarès si ricordano il trionfo alla Vuelta a España nel 2010 e i podi (2010 e 2011) e la vittoria (2013) al Giro d’Italia, nonché il terzo posto al Tour de France (2012). Soprannominato ‘lo Squalo dello Stretto’ (perché sempre all’attacco), dà il meglio di sé nelle corse a tappe.
Il palmarès di Vincenzo Nibali
2010 Vincitore della Vuelta a España
Vincitore della classifica combinata alla Vuelta a España
2012 Vincitore della Tirreno-Adriatico
2013 Vincitore del Giro d’Italia
Vincitore della Tirreno-Adriatico