I periodi Antico e Medio Uruk in Mesopotamia
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, Antichità, edizione in 75 ebook
Quel processo di urbanizzazione che vede il formarsi di un sistema differenziato di centri abitati costituiti da vere e proprie città, piccoli centri e villaggi e che rivela un nuovo assetto nel rapporto città-campagna, risulta ben evidente in Mesopotamia sin dalla prima metà del IV millennio. La cultura Uruk, che copre l’intero arco di tempo del millennio, è la protagonista di questo periodo. Tale cultura fa esplicito riferimento all’antica città sud-mesopotamica presso la moderna città di Warka, in Iraq meridionale. La suddivisione interna del periodo è tradizionalmente associata ai livelli stratigrafici di un saggio profondo condotto negli anni Trenta nel recinto dell’area sacra dell’Eanna a Uruk-Warka. La suddivisione più conosciuta è quella “tripartita”: Antico Uruk (Eanna livelli XII-VIII), Medio Uruk (Eanna livelli VII-VI), Tardo Uruk (Eanna V-IV). Tale distinzione è stata semplificata da alcuni autori riducendo la sequenza alle sole due fasi Antico e Tardo Uruk. Ma se in passato i dati attribuibili a una fase Media di Uruk erano insufficienti, oggi ulteriori indizi lasciano supporre che questo momento possa essere effettivamente riconoscibile sul piano archeologico. È alquanto paradossale il fatto che per le fasi Antica e Media di Uruk i siti di riferimento siano soprattutto quelli dell’Alta Mesopotamia; dopo gli scavi nella città di Uruk degli anni Trenta, infatti, gli interventi significativi in Mesopotamia meridionale, a parte quelli nei centri di Abu Salabikh e Tell Uqair, sono stati molto pochi. Inoltre la stratigrafia dell’Eanna di Uruk non è esente da problemi. Nell’Alta Mesopotamia, invece, molti siti sono frutto di scavi più recenti. La corrispondenza dello schema cronologico Uruk al Tardo Calcolitico anatolico, sebbene non priva di qualche incertezza, vede l’Antico Uruk correlarsi al Tardo Calcolitico 2 (4000- 3800), il Medio Uruk con il Tardo Calcolitico 3-4 (3800-3350) e il Tardo Uruk al Tardo Calcolitico 5 (3350-3000).
Le annunciate trasformazioni nelle società mesopotamiche si manifestano in modo evidente già con la prima metà del IV millennio. Di questi cambiamenti primo fra tutti è da considerare la distribuzione diversificata della ricchezza all’interno delle comunità. Il dislivello economico, che è all’origine della disuguaglianza sociale, favorisce gruppi emergenti che assumono ruoli di gestione del lavoro e di controllo diretto delle istituzioni politico-religiose. Dal punto di vista archeologico questi cambiamenti si manifestano attraverso lo sviluppo di insediamenti di grandi dimensioni che coprono vari ettari di territorio. A questi siti si associano un’architettura monumentale di tipo cerimoniale e la scomparsa della ceramica dipinta a favore di una ceramica inornata e prodotta in massa. Grandi quantità di contenitori sono destinati allo stoccaggio delle derrate alimentari e alla distribuzione di pasti per il personale dipendente che probabilmente presta il proprio servizio per le istituzioni. La ceramica perde quel valore simbolico e assume una funzione connessa ai nuovi modi di produzione espressi dalle élites emergenti, le quali incoraggiano l’alienazione del lavoro. Il controllo sul lavoro, infatti, avviene su ampi settori produttivi come l’artigianato specializzato, l’agricoltura e l’allevamento.
Uno dei siti chiave per questo periodo è quello di Tell Brak, nella Siria nordorientale e uno dei più grandi nella regione dell’alto Khabur. Brak è localizzato in un punto strategico per il controllo dei territori agricoli della valle del Khabur. I recenti scavi a Brak hanno messo in luce una importante sequenza del IV millennio in particolare nel sondaggio TW. I più antichi indizi riguardanti una certa complessità sociopolitica sono da attribuire ai livelli del Tardo Calcolitico 2 (4000-3800) in cui compaiono le cosiddette coba-bowls, produzioni di ceramica di massa già presenti in Anatolia sud-orientale in contesti della fine del V millennio e che ora a Brak si associano a ceramica impressa e incisa. Ma la novità sta soprattutto in una architettura pubblica monumentale, con muri in mattoni crudi che raggiungono uno spessore di due metri. Alla metà del IV millennio, Tardo Calcolitico 3, Brak raggiunge la sua massima estensione e si configura come un vero centro urbano di proporzioni notevoli occupando l’intera estensione del sito, 43 ettari. È indubbio che a Brak l’edificio più significativo sia quello del cosiddetto “Tempio ad occhi” (Eye Temple). Si tratta della riedificazione della stessa struttura su livelli sovrapposti. Ciascun edificio è stato ricostruito rasando quello precedente e livellando l’area con mattoni crudi. Il tempio è stato realizzato così su una vera e propria piattaforma. L’edificio è costituito da una pianta tripartita arricchita esternamente da nicchie e contrafforti. La parte orientale del tempio presenta lunghi e stretti magazzini le cui caratteristiche architettoniche suggeriscono uno stile locale. Il nome del tempio deriva dal ritrovamento di migliaia di placchette in calcare che raffigurano l’immagine molto pronunciata di due occhi. La successione stratigrafica dei templi vede nel White Eye Temple, con il pavimento rivestito da un intonaco bianco, la struttura più recente, seguito dal Gray Eye Temple, costruito in mattoni grigi, infine il più antico, il Red Eye Temple, realizzato in mattoni rossi. Il Gray Eye Temple è oggi associato cronologicamente al Tardo Calcolitico 3/Medio Uruk e ha restituito una ricca quantità di oggetti, inclusi migliaia di idoletti a occhi probabilmente collegati a offerte votive. Con il Tardo Calcolitico 4 di Brak (TW livello 13) l’influenza sudmesopotamica diventa più consistente e questo emerge dalla ceramica nella quale il materiale più tipicamente Uruk si associa alla ceramica locale del tipo chaff-faced ware, una produzione con impasti ricchi di vegetali. Gruppi di piccoli insediamenti non superiori a cinque ettari circondano la collina principale di Brak suggerendo già in questo periodo una sorta di dominio del centro urbano sui villaggi-satellite.
Un imponente edificio pubblico è presente anche nella valle del Balikh, nel contemporaneo sito di Hammam et-Turkman (periodo B); qui una costruzione monumentale a pianta tripartita con nicchie e contrafforti si imposta su di un terrazzo artificiale costruito in mattoni crudi. Aspetti analoghi si riscontrano a Tell Hamoukar. Tra l’Anatolia sud-orientale e l’Iraq settentrionale altri insediamenti, come Hacınebi, Tell al-Hawa e Tepe Gawra mostrano chiari segni di complessità sociale nell’architettura e nel materiale archeologico. A Gawra, ad esempio, il periodo corrispondente all’Antico e Medio Uruk mostra segni evidenti di specializzazione del lavoro, un sistema amministrativo molto evoluto e una differenziazione sociale documentata dai resti funerari. Anche il piccolo sito sul medio Eufrate di Sheikh Hassan mostra durante il Medio Uruk attività metallurgica specializzata e ceramica prodotta in massa. Questo sito assume particolare importanza perché documenta forti influenze meridionali sul medio Eufrate già nel periodo Medio Uruk. Sheikh Hassan, la cui sequenza stratigrafica è attribuita soprattutto a questo periodo, potrebbe rappresentare un primo episodio Uruk di tipo “coloniale”. Il sito, non occupato in precedenza, è circondato da spesse mura scandite da nicchie e torri. Una struttura particolare, attribuita probabilmente a un tempio, riguarda un edificio con pianta “a griglia”, muri molto spessi e probabilmente pertinenti a un impianto di fondazione. Analoga struttura è stata messa in luce nei contemporanei livelli del piccolo sito di Zeytinli Bahçe Höyük presso Carchemish.
Nella prima metà del IV millennio in molti siti dell’Alta Mesopotamia le ceramiche realizzate in serie riguardano soprattutto le cosiddette bevelled rim bowls che, inizialmente attribuite al solo Tardo Uruk, si rivelano presenti ben prima di quest’epoca. Si tratta di produzioni molto grossolane realizzate rapidamente a mano, probabilmente a stampo, mal cotte, con superfici non trattate, e il bordo “tagliato” obliquamente. Queste ceramiche, insieme ad altre produzioni in serie, saranno protagoniste del Tardo Uruk e verranno prodotte in grandi quantità.
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, Antichità, Il Vicino Oriente Antico, Storia