I siti della Magna Grecia: un panorama esemplificativo. Le colonie focee
di Cinzia Vismara
La città (gr. Μασσαλία; lat. Massalia, Massilia) fu fondata intorno al 600 a.C. da coloni greci provenienti da Focea, in Asia Minore, su uno sperone con tre alture che dominava da nord una profonda baia (Lacydon) a oriente del delta del Rodano.
Il commercio dei metalli, del vino e delle merci provenienti dal Mediterraneo orientale, che lungo la via fluviale raggiungevano le regioni galliche interne, fu alla base della prosperità di M., che creò, oltre a quello di Aleria in Corsica, una serie di emporia costieri sino alla costa iberica a ovest e a quella ligure a est. Nel V sec. a.C. la città risentì negativamente della crescente potenza di Cartagine; la ripresa è in relazione con il viaggio di Pytheas, che intorno alla fine del secolo successivo si spinse sino alle Isole Britanniche e al Baltico. M. ebbe una costituzione oligarchica che si mantenne a lungo e fu governata da un consiglio di 600 membri e da un esecutivo di 15; tra i culti si segnalano quelli di Artemide Efesia, di Apollo Delfinio, di Atena, di Cibele. La città appoggiò Roma nelle guerre puniche e poté di conseguenza espandersi nell’entroterra; indipendente, sostenne Pompeo e fu quindi assediata da Cesare, che nel 49 a.C. ne assegnò le terre ai coloni di Arelate; le mura e molti degli edifici vennero ricostruiti con i 20 milioni di sesterzi messi a disposizione da Crinas, medico originario di M., discendente di Pytheas, che visse a Roma sotto Nerone. Precocemente cristianizzata, la città mantenne la lingua greca e rimase a lungo attiva nel commercio; nel 476 d.C. passò sotto la dominazione visigota, quindi, nel 536 d.C., sotto quella franca.
Gli scavi degli ultimi anni hanno consentito di ricostruire le grandi fasi dell’evoluzione della linea di costa; poco note sono le fortificazioni arcaiche, meglio conosciuta è la cinta ellenistica (seconda metà del II sec. a.C.), che nel quartiere della Borsa si sovrappone ad analoghe strutture precedenti (fine del VI e seconda metà del IV sec. a.C.); forse il primo impianto urbano comprendeva solo le colline di Saint-Laurent e des Moulins. Le mura romane ricalcano il percorso di quelle ellenistiche, che inglobano i quartieri della collina des Carmes, della Borsa e si estendono sino al vallone de La Joliette. Nella Tarda Antichità (V-VI sec. d.C.) il sistema difensivo viene rinforzato, almeno nella zona del porto, da un antemurale. Le indagini condotte nei quartieri della Borsa, dei Grands-Carmes e del Panier hanno consentito di ampliare notevolmente le conoscenze sull’abitato; sulle due colline Saint- Laurent e des Moulins sono stati individuati tratti del tessuto urbano di età arcaica, che presenta caratteri di regolarità. In età classica e in età ellenistica la città si estende per oltre 50 ha lungo assi portanti, con isolati per lo più regolari, ma con adattamenti alla situazione orografica. Scavi compiuti nel 1995 sulla collina des Moulins hanno portato in luce un edificio termale del IV sec. a.C.; nel II sec. a.C. venne edificato un complesso di stanze e corridoi con volte a botte, che domina da nord l’ingresso alla baia ed è stato interpretato come fontana pubblica.
Un’iscrizione testimonia l’esistenza di uno stadio, del quale non si conosce l’ubicazione, mentre è noto un teatro del I sec. d.C. di tipo greco e sono state recentemente scoperte terme pubbliche sul fronte a mare (I-IV sec. d.C.). Per quanto concerne le attività artigianali, gli scavi della collina des Carmes hanno rivelato l’esistenza di un quartiere di vasai attivo ininterrottamente dal I sec. a.C. al II sec. d.C. Le necropoli, che circondano l’abitato, si dispongono lungo i grandi assi viari, ma anche lontano da essi, come quella ubicata lungo la riva meridionale dell’insenatura, all’interno della quale si svilupperà il nucleo della futura basilica di S. Vittore. Il porto, che rappresentò il cuore dell’economia cittadina, subì nel tempo notevoli modifiche dovute alla continua mobilità della linea di costa. Nell’area del Lacydon è stata portata alla luce una banchina degli inizi del VI sec. a.C.; ben presto questo settore venne insabbiato e la sua funzione si trasformò, con la creazione di un cantiere navale; alla fine del secolo venne costruita una nuova banchina a sud-ovest, che si insabbiò a sua volta e tutta l’area divenne un cantiere navale. Nel III sec. a.C. questo settore del porto fu occupato da alaggi e da un arsenale per le navi da guerra, mentre è ancora ignota l’ubicazione del porto commerciale in questo periodo.
Agli inizi del I sec. d.C. furono operate profonde modifiche nell’area, con il dragaggio del bacino antistante i depositi, che venne restituito alla propria funzione commerciale e che restò in uso sino al definitivo riempimento alla fine del III secolo. Due nuove banchine vennero costruite all’inizio del V secolo e rimasero in uso sino al successivo, quando nell’area ormai insabbiata si insediò un modesto abitato, distrutto alla fine del VII secolo. Gli scavi della fine degli anni Quaranta del Novecento hanno portato in luce un magazzino di età flavia con file di dolia interrati, che occupava il piano terreno di un edificio preceduto da un portico, con pavimenti e pareti riccamente decorati. Un altro deposito con dolia, databile al II-III sec. d.C., è stato portato alla luce nel cantiere della Borsa. Il gruppo episcopale e il battistero si inseriscono nell’impianto urbano preesistente: scavi recenti all’interno della Vieille Major hanno portato in luce tre pavimenti musivi che testimoniano l’importanza della chiesa primitiva, generalmente datata alla fine del IV secolo o agli inizi del successivo. Le ricerche sotto S. Vittore hanno consentito di ricostruire la storia dell’area ove, su una cava di pietra, si impiantò nel III sec. d.C. una necropoli di cui i monaci riutilizzeranno, nel XII secolo, due edifici; altre strutture, nelle quali sono collocati numerosi sarcofagi, sono datate al V secolo. Indagini sugli sviluppi della città nell’Alto Medioevo sono ancora in corso.
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di Laura Buccino
Colonia greca (gr. Ὑέλη, Ἐλέα; lat. Velia) fondata nel 540- 535 a.C. su un promontorio del Cilento, vicino al fiume Alento, in un luogo non abitato, dagli abitanti di Focea in Asia Minore, fuggiti dall’assedio persiano nel 545 a.C.
I Focei si erano diretti inizialmente presso la colonia di Alalia, in Corsica, dedotta nel 565-560 a.C., ma nell’omonima battaglia navale del 540 a.C. furono sconfitti dai Cartaginesi e dagli Etruschi. I superstiti si rifugiarono a Reggio e sulla scorta di un responso oracolare, con l’aiuto dei Reggini e dei Poseidoniati, si stabilirono sul promontorio, dove fondarono la colonia. La città fu denominata Hyele, ma nelle fonti si trova attestata anche la forma Elea (Velia per i Romani). Una nuova ondata di profughi focei dovette giungere nella città dopo il 494 a.C., in seguito all’avanzata persiana in Asia Minore. Secondo la tradizione, Senofane di Colofone partecipò alla fondazione della colonia e vi istituì la celebre scuola filosofica eleatica, di cui furono insigni esponenti Parmenide, che redasse la legislazione cittadina, e Zenone, che ordì una congiura contro la tirannide instaurata da Nearco nel V sec. a.C. A V. aveva sede anche una celebre scuola medica. Nella seconda metà del V sec. a.C. la città riuscì a resistere a un attacco congiunto di Poseidoniati e Lucani. All’inizio del IV sec. a.C. aderì alla Lega italiota, per difendersi dalla pressione delle popolazioni italiche. Dopo la resa di Taranto, nel 272 divenne un’alleata di Roma tra i socii navales e ottenne lo statuto di municipio dopo l’89 a.C.
A causa dell’esiguità del territorio coltivabile, tipica delle colonie focee, la città aveva una vocazione marinara e controllava i traffici che si svolgevano lungo il Tirreno. Nella baia meridionale, più protetta, doveva trovarsi il porto arcaico, cui fu affiancato nel V sec. a.C. un bacino artificiale, per far fronte all’insabbiamento. L’ampio circuito murario comprendeva un’area di 100 ha. Le mura arcaiche erano costruite di mattoni crudi su fondazioni di arenaria in “opera poligonale”, tecnica tipica dell’ambiente ionico di provenienza dei coloni. Il primo abitato fu impiantato sul promontorio roccioso, la cosiddetta “acropoli”. Se ne conserva un settore sul pendio meridionale, costituito da piccole abitazioni disposte su terrazze digradanti e organizzate ai lati di una strada di terra battuta, che segue l’inclinazione del pendio, con vie minori trasversali. Le case sono rettangolari, generalmente suddivise in due vani, talora con cortile, o del tipo ad ante, che prolungano i muri perimetrali dando origine a un portico. I muri esterni, che dovevano sostenere le spinte del terreno in pendenza, sono in opera poligonale, gli altri di mattoni crudi con zoccolo di pietra. Nel settore ovest della terrazza superiore dell’acropoli, anch’essa occupata da abitazioni arcaiche, sono stati rinvenuti un muro in tecnica poligonale, tagliato dal tempio più tardo, e un deposito votivo, che indicano l’esistenza di un luogo di culto dedicato a Hera, impiantato al momento della fondazione della colonia. Altri resti dell’abitato arcaico sono emersi nei livelli più antichi della città bassa, sotto l’insula II.
Intorno al 480 a.C. la città venne riorganizzata secondo un piano organico: l’acropoli fu radicalmente ristrutturata, fortificata e destinata esclusivamente agli edifici religiosi e civili, mentre nella parte bassa si impiantarono due quartieri abitativi, di cui quello meridionale è stato scavato ampiamente. L’abitato arcaico sull’acropoli venne smantellato e obliterato da un’imponente colmata e da un muro di terrazzamento in opera quadrata, che fungeva da basamento al tempio, mentre un ulteriore muro in opera pseudopoligonale recintava il santuario impiantato nella terrazza superiore. Il tempio, sul quale si è impostata la torre del castello normanno-angioino per cui se ne conserva solo la platea di fondazione, fu costruito solo alla fine del IV sec. a.C. All’angolo nord-est del muro del santuario si appoggia un piccolo teatro, eretto anch’esso alla fine del IV sec. a.C. e ristrutturato in epoca imperiale (prima metà del III sec. d.C.), che appare preceduto da un edificio ai piedi del santuario della prima metà del IV secolo, interpretato come ekklesiasterion. Un lungo edificio rettangolare, forse destinato a contenere le offerte votive, era posto nella terrazza sottostante.
Altri santuari erano dislocati ai margini della città, sulle terrazze a nord dell’acropoli, come quello porticato su tre lati dedicato a Poseidon Asphaleios (che dà sicurezza ai naviganti), costruito su abitazioni arcaiche, e quello di Zeus, all’estremità ovest della cinta muraria, formato da una piazza pavimentata con grande altare al centro e cippi iscritti. La terrazza situata oltre la cosiddetta Porta Rosa è occupata da una corte pavimentata in mattoni con un portico su un lato e un piccolo edificio in antis al centro. Nella prima metà del V sec. a.C. la cinta muraria fu monumentalizzata con l’aggiunta di torri. Nuovi tratti furono costruiti in opera isodoma nello zoccolo e mattoni crudi nell’elevato all’interno dell’abitato, per separare i quartieri. Tra la fine del V e gli inizi del IV sec. a.C. la zona della città a sud del vallone venne divisa in due parti tramite il muro B e furono rinnovati e rinforzati i muri A e C che circondavano la parte orientale della città bassa, che dalla metà del IV secolo fu sfruttata a scopi residenziali, mentre il settore occidentale era riservato al centro politico-religioso.
La ristrutturazione del sistema difensivo alla fine del IV sec. a.C., con la costruzione di nuove torri, fu realizzata in parte con fondazioni a blocchi squadrati e alzato di mattoni, in parte con l’impiego di una particolare tecnica detta “velina”, con blocchi di arenaria disposti di taglio alternati a piccoli blocchi di calcare bianco, che determinano un effetto policromo a scacchiera. La cinta venne ampliata nella zona meridionale, dove si trovava il porto arcaico, ormai interrato e occupato da abitazioni. A questa fase risale la Porta Marina Sud, da cui partiva la strada che congiungeva i due quartieri residenziali della città bassa, attraversando il vallone a est dell’acropoli. Lungo la strada, su una gola, fu costruita nella prima metà del III sec. a.C., sopra una struttura del sistema difensivo arcaico, la Porta Rosa rimasta probabilmente incompiuta, con volta a botte e due archi di scarico sovrapposti. Al centro della città, lungo la strada che saliva alla porta, è stato messo in luce un complesso di età ellenistica (II sec. a.C.), articolato su tre terrazze, di cui quella inferiore porticata su tre lati e preceduta sulla fronte da una fontana e da una serie di bacini tra due accessi, già identificato come agorà, ma di recente interpretato come un santuario di Asclepio.
Nel settore sud-occidentale della città bassa, nella fascia davanti alla cinta muraria, rimangono resti delle abitazioni arcaiche edificate a partire dagli inizi del V sec. a.C. vicino al mare, con zoccolo di pietra, elevato di mattoni crudi, tetti di tegole e pavimenti di terra battuta. Dopo una violenta mareggiata intorno alla metà del V sec. a.C., l’abitato fu abbandonato. La riorganizzazione urbanistica avviata alla metà del IV secolo, in un momento di sviluppo economico della città, comportò la costruzione di un muro di terrazzamento collegato alla cinta difensiva e la realizzazione di arterie stradali, intorno alle quali vennero impiantate le insulae, con case a peristilio e decorazioni musive. Nello stesso periodo fu sistemato anche il sovrastante quartiere delle terrazze, a ovest del vallone, dove sono state scoperte la cosiddetta Casa dei Capitelli, probabilmente un’officina per la lavorazione della pietra, e una bella casa a peristilio con pareti dipinte, denominata Casa degli Affreschi (II sec. a.C.). Nella seconda metà del IV sec. a.C., nel quartiere cosiddetto “dei Vignali” a est dell’acropoli, l’abitato, assicurato da un muro di terrazzamento in opera poligonale, venne organizzato con un impianto a isolati stretti e lunghi (per strigas), risultanti da un regolare incrocio di strade larghe (plateiai) con numerosi assi minori (stenopòi), delimitati a sud da un’arteria obliqua parallela alla linea delle fortificazioni. Ogni insula era divisa in senso longitudinale e ulteriormente articolata in case del tipo a cortile.
Al III sec. a.C. si data un eccezionale impianto termale ellenistico, costruito sulla salita verso la Porta Rosa, in prossimità di una sorgente naturale, costituito da apodyterium (spogliatoio), laconicum per i bagni individuali in vasche ovali, calidarium per i bagni collettivi in acqua calda, con pavimento in cocciopesto ornato da mosaici, e praefurnium, che riscaldava gli ambienti inviando aria calda sotto i pavimenti sopraelevati mediante suspensurae. All’età imperiale risalgono un complesso architettonico di età augustea, che si sovrappose all’insula II della cittàbassa, interpretato come sede di un collegio di medici, che ha restituito numerose sculture, impianti termali e un complesso pubblico con una serie di tabernae pregevolmente decorate. Una fitta necropoli romana è stata rinvenuta di recente lungo tutta la cinta muraria occidentale, fino oltre Porta Marina Sud (tarda età repubblicana - II sec. d.C.).
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