i
Oltre che come lettera dell'alfabeto, e più esattamente come vocale (Pd XVIII 78; Cv IV VI 4, due volte; anche If XXIV 100, per indicare un segno grafico rapidissimo a tracciarsi), ‛ i ' ricorre due volte nel Paradiso, con significato particolare.
La lettera ‛ i ' indicherà in XIX 128 la bontate del Ciotto di Ierusalemme (Carlo II di Napoli) " quia habuit solum unam virtutem, scilicet, largitatis ", quando 'l contrario segnerà un emme " quod importat mille... quasi dicat: quod pro una virtute Carolus praedictus habuit mille vitia " (Benvenuto; così anche Serravalle, Landino e altri). Diversamente il Buti: " cioè scritta con poghe lettere, perché fi' poca; e, per dimostrare la sua poganza, dice segnata con un I, che è la più piccola lettera de l'alfabeto; la sua bontate... Quando 'l contrario... che è lo male, segnerà un emme; cioè sarà segnato con grande scrittura, perché sarà assai, e questo si nota per l'emme che è tretanta che l'I: imperò che la lettera M àe in sé tre I, coniunti l'uno coll'altro... ". Del resto, anche lo ‛ iota ' greco è stato inteso pure in antico come simbolo di " cosa da nulla ": " dico vobis, donec transeat caelum et terra, iota unum aut unus apex non praeteribit a lege " (Matt. 5, 18).
Per l'altro passo, tolto dal discorso di Adamo - Pria ch'i' scendessi a l'infernale ambascia, / s'appellava in terra il sommo bene / ... e El si chiamò poi, XXVI 134 -, la varietà delle lezioni (un s'appellava; El s'appellava, entrambe diffuse anche fra i moderni: cfr. Petrocchi, ad l.) ha dato luogo a varie interpretazioni, anche in relazione al passo di VE I IV 4, dove D. afferma la certezza che la prima parola pronunciata dall'uomo ipsum fuisse quod Deus est, scilicet El (v. El). L'Ottimo è fra i pochi degli antichi che leggono ‛ I ',, e intende: " Il primo nome per lo quale Adamo nominò Iddio fu I, cioè ‛ invisibile ' ". Fra i moderni, cfr. la nota di Casini-Barbi: " È questo [I] un nome forse inventato da Dante; e par che sappia di simbolo cabalistico, sì che la lettera, piuttosto che come iniziale del nome ebraico di Dio, Iebovah (Salm. LXVIII 4), si avrebbe da intendere per il segno della spiritualità divina: ché la corrispondente lettera ebraica s'interpretava ‛ scienza ' e ‛ principio ', e per la forma richiamava la cifra latina dell' ‛ uno ', che contiene l'idea della unità, attributo sovrano di Dio ". Si veda anche il Maggini, in " Bull. " XVIII (1911) 186-187.