i (avv.)
Forma antica, non ancora del tutto scomparsa in alcuni dialetti, usata in posizione proclitica col valore di " lì " (cfr. Rohlfs, Grammatica 904). In D. conta due presenze, esprimendo stato in luogo e moto per luogo: If VIII 4 li occhi nostri n'andar suso a la cima / per due fiammette che i vedemmo porre; Fiore LXXI 4 l'entrata guarda madonna Ricchezza, / che non i lascia nessun uom passare.
Questa forma s'incontra anche in altri antichi componimenti in prosa e poesia: per es., in D. Frescobaldi La foga di quell'arco 4 " sento nel core / fitto un quadrello che Morte i scoperse " (e v. anche Donna, da gli occhi tuoi 4). Per quanto riguarda la sua formazione, da parte di taluni si pensa a un uso apocopato di ‛ ivi ' (per cui certi editori adottano la grafia i'), mentre altri propendono per una derivazione dal latino hic o per una sua influenza (v. F. Corominas, Diccionario critico etimologico de la lengua castellana, sub voce y).
Bibl. - Oltre alle opere già citate, si veda: M. Krĕpinský, Les adverbes de lieu tirés des thèmes de ‛ hic ' et de ‛ ille ' dans les langues romanes, in " Annali Istituto Univ. Orientale Napoli " II 2 (1960) 203; G. Brodin, Termini dimostrativi toscani, Lund 1970, 27.