APPIANI, Iacopo
Nacque nel 1539 da Iacopo V e da Elena di Giacomo Salviati. Successe al padre, nel 1545, nella signoria di Piombino, ma per la sua giovane età fu posto sotto la tutela dell'imperatore e di un consiglio di reggenza presieduto dalla madre. Nel 1548, costretto ad abbandonare lo stato, venduto da Carlo V a Cosimo I, si ritirò con la madre a Genova, i cui governanti erano ripetutamente intervenuti per impedire che Piombino cadesse nelle mani del duca di Firenze. Ma ben presto dalla corte imperiale, dove si recò per lagnarsi della spoliazione subita, poté ottenere con l'appoggio di ministri contrari al Medici e del confessore di Carlo V la revoca dell'investitura della signoria di Piombino a Cosimo I, esclusa l'isola d'Elba. Nel 1552, però, morta Elena Salviati ed essendo imminente la guerra di Siena, Carlo V, al fine di assicurarsi l'appoggio mediceo, cedette nuovamente a Cosimo I lo stato dell'A., che aveva fatto presidiare da milizie spagnole, dietro pagamento di 16.000 ducati d'oro. L'A., convinto dell'opportunità politica di tale decisione, firmò, il 5 ag. 1552, una capitolazione con Cosimo, il quale per altro s'impegnava a restituirgli entro un certo tempo le terre occupate.
Molto meno ostile della madre al Medici, l'A. non aveva tardato ad avvicinarsi a lui, se già il 16 genn. 1552 era nominato da Cosimo I capitano delle galere toscane.
Restò al servizio del duca tre anni, durante i quali con quattro galere difese Portoferraio dall'attacco franco-turco; nel 1553 intervenne alla spedizione per liberare la Corsica dall'invasione francese; nel 1554 partecipò alle operazioni di mare della guerra di Siena, scortando convogli di milizie, operando spostamenti di truppe, riportando nel ducato i fanti medicei, inviati in soccorso del Doria in Corsica, e sorvegliando che non giungessero per via mare rifornimenti e vettovaglie a Piero Strozzi, comandante francese a Siena.
Col trattato di Londra del 9 maggio 1557, l'A. riottenne da Filippo II il dominio di Piombino, tranne Portoferraio, che rimase al duca di Firenze. Solo il 1° ag. 1559 l'A. rientrò nel suo stato, accompagnato dalla moglie Virginia Fieschi. Scarsamente sensibile ai bisogni del popolo, impoverito e decimato dalle guerre e dalla malaria, se ne allontanò presto, lasciando quale reggente lo zio Gerolamo Appiani, per recarsi in Germania, dove ottenne dall'imperatore Ferdinando I l'investitura imperiale e la legittimazione di Alessandro, suo figlio naturale, con privilegio che diede origine a lunghissime contese con Sforza Appiani, discendente in linea diretta da Belisario, fratello di Iacopo III Appiani. Tornato a Piombino, l'A. continuò ad alienarsi gli Anziani e il popolo, negando franchigie e immunità giurate dai suoi predecessori e da lui stesso , all'atto di prendere possesso dello stato, finché nell'aprile del 1562 i Piombinesi passarono all'aperta rivolta. L'A., di fronte al pericolo, accondiscese alle richieste del popolo e gli riconobbe le tradizionali immunità e franchigie; ma poco dopo abbandonò Piombino, rifugiandosi a Genova e successivamente a Firenze. L'intervento di Filippo II, sollecitato dai Piombinesi, riconciliò apparentemente l'A. con i sudditi.
Nominato, nel 1562, da Cosimo I comandante delle galere ducali l'A. nel 1564 divenne luogotenente di Giulio de' Medici, ammiraglio delle galere medicee entrate al servizio della Spagna.
Imbarcate truppe a Napoli e a La Spezia, raggiunse a Cartagena il grosso delle forze cattoliche raccolte da Filippo II, con le quali nel settembre prese parte alla poco importante impresa contro la fortezza di Pefion de Vélez de la Gomera, posta su un dirupato isolotto ai confini dello stato d'Algeri. Nel 1565 partecipò alla spedizione in soccorso dei cavalieri di Malta, attaccati dai Turchi. Dopo tale impresa rientrò a Livorno e rimase a guardia delle coste toscane, impiegando le galere nel trasporto di materiali da Livorno a Portoferraio. Nel 1568 fu ferito ad una gamba durante uno scontro sfortunato con i barbareschi all'altezza di Capo Corso.
Nonostante il servizio prestato nella marina medicea, l'A. continuò a mantenere buone relazioni con la Repubblica di Genova, che dava garanzia per la conservazione dello stato di Piombino di fronte alle decise aspirazioni da parte di Firenze; nel 1574 egli ottenne che il figlio Alessandro, destinato a succedergli nella signoria, fosse preso sotto la protezione della repubblica come suo cittadino. Con Francesco I, succeduto a Cosimo nel 1574, l'A. definì la questione dei confini del suo dominio dell'Elba, e gli cedette, nel 1577, l'appalto della miniera di ferro presso Rio nell'isola stessa. Sempre col granduca di Toscana, l'A. iniziò trattative riguardanti la cessione alla Toscana delle isole di Montecristo e Pianosa, divenute nido di pirati; ma la sua morte, avvenuta il 15 maggio 1585, interruppe tali negoziati.
Fonti e Bibl.: P. Litta, Fam. cel. ital., I, tav. II; S. Ammirato, Istorie, fiorentine, X, Firenze 1826, pp. 323 s.; XI, ibid. 1827, pp. 175, 349 s.; Algunas cartas de don Diego Hurtado de Mendoza, a cura di A. Vazciuez e R. S. Rose, New Haven 1935, pp. XXII-XLIII, 114, 333 s.; G. Spini, Lettere di Cosimo I de' Medici, Firenze 1940, pp. 101, 118-120; L. Cantini, Cosimo I de' Medici, Firenze 1805, pp. 176 s.; G. Ninci, Storia dell'isola d'Elba, Portoferraio 1815, pp. 81-109; F. Inghirami, Storia della Toscana, XII, Fiesole 1843, pp. 7 s., 116-135; G. De Leva, Storia documentata di Carlo V in correlazione all'Italia, IV, Padova 1881, pp. 349 s.; L. Cappelletti, Storia della città e stato di Piombino..., Livorno 1897, pp. 168-255, C. Manfroni, Storia della marina italiana, III, Roma 1897, p. 426; C. O. Tosi, Della data di nascita di Iacopo VI, in Arte e storia, XI(1908), pp. 23-25; N. Giorgetti, Le armi toscane e le occupazioni straniere in Italia, I, Città di Castello 1916, passim; O. Pastine, Genova e gli ultimi Appiani, in Giorn. stor. e letter. della Liguria, n. s., X (1934), pp. 143-153; G. Spini, Cosimo I e l'indipendenza del principato mediceo, Firenze 1945, p. 202; A. D'Addario, Il problema senese, Firenze 1958, pp. 35 s., 43 s., 105, 245, 424.