BETTAZZI, Iacopo
Nacque a Prato il 19 nov. 1684; avviato allo stato ecclesiastico, studiò a Prato e poi a Firenze, quindi all'università di Pisa, ove però non conseguì alcuna laurea. Nel 1722, dopo una lite giudiziaria che lo vide in gara con G. Bianchini per l'ottenimento di un beneficio ecclesiastico, fu nonunato pievano a Sant'Ippolito Piazzanese (Prato). Più o meno in questa epoca cominciò a occuparsi di cronologia, e più precisamente del problema del computo della Pasqua, a proposito del quale riscontrava nel calendario gregoriano alcune notevoli imprecisioni.
La questione era stata risollevata sotto il pontificato di Clemente XI (nel 1701)e una congregazione cardinalizia, presieduta dal cardinale E. Noris e coadiuvata da numerosi esperti, aveva iniziato l'opera di revisione del calendario, gregoriano senza approdare ad alcunché di concreto, ma risvegliando l'interesse generale intorno al problema. Il B. preparò un ampio progetto, che, verso la fine del 1730,approfittando dell'amicizia di mons. G. Bottari, intimo del nuovo pontefice Clemente XII e del suo cardinal nipote Neri Corsini, inoltrò a Roma nella speranza di ottenere l'istituzione di una nuova congregazione. Sia il pontefice sia il cardínal Corsini mostrarono un notevole interesse per il progetto dei B. (già approvato dal padre G. Grandi) e decisero di sottoporlo, in via preliminare, al giudizio del grande scienziato bolognese Eustachio Manfredi, che ne ultimò l'esame nell'aprile del 1732.Nel frattempo il B., rompendo gli indugi, decise di pubblicare il suo progetto, sia pure in forma com. pendiata, per controbattere il giudizio di coloro i quali sostenevano "che non vi sia bisogno di emendare la correzione Gregoriana" (Cors. 2038, c. 10 r).
Venne così alla luce nel marzo del 1733 l'Epitome operis Paschalis Iacobi Bettazzi Pratensis (Florentiae 1733), in cui il B. (che apriva il testo con l'affermazione: "A recto non declinare, veritatem inquirere, bonumque promovere, homines natura appetunt") si proponeva di conseguire due fini: correggere gli errori del calendario gregoriano nella determinazione della Pasqua, senza mutarne la sostanza; permettere in tal modo l'adozione del calendario stesso da parte di quelle "exterae Nationes" di fede protestante, che finora l'avevano rifiutato giudicandolo imperfetto.
Gli errori risiedevano soprattutto nel ciclo delle epatte allora correnti, che provocava fra Pasqua ecclesiastica e Pasqua astronomica un divario che poteva oscillare da una settimana a un mese. Il B. propose tre nuovi cicli, denominati dell'"Aurea Colonna", "Quadragesimale dell'Aurea Colonna" e "di trentotto anni dell'Aurea Colonna", il quale ultimo egli giudicò perfetto, raccomandandone alla Chiesa l'adozione. Già fl giudizio del Manfredi, edito in appendice all'opera (pp. 211-38),mostrava però alcune riserve. Ma l'eco suscitata dalla pubblicazione, giudicata inopportuna dall'astronomo gesuita 0. Borgondi (cfr. lettera di risposta del B. in Cors. 2038, cc. 12v, 15v),fu tale da indurre il pontefice a chiedere un vero e proprio referendum scientifico sulla fondatezza del progetto del Bettazzi. Dell'iniziatíva fu incaricato, nel luglio del 1733,E. Manfredi, il quale preparò un questionario in latino diviso in nove punti, in cui non tanto illustrò il progetto del B., quanto propose un proprio progetto di revisione delle epatte gregoriane. Tale questionario (che, sotto il titolo Quaestiones de recta Paschae indictione,pare sia stato stampato) fu inviato a numerosi astronorni e matematici italiani, francesi, tedeschi, inglesi; dei gesuiti - di cui il Manfredi paventava l'ostinata difesa dei computo gregoriano - fu interpellato E. Souciet. Le poche risposte superstiti (gli originali sono raccolti nel ms. Cors. 1055, 36.F.7, cc. 90v - 106v) appaiono tutte sostanzialmente negative sull'opportunità di adottare i cicli proposti dal B., che già il Manfredi giudicava assai ingegnosì, ma poco pratici. Anche questa iniziativa, perciò, non condusse a soluzioni pratiche e la revisione del calendario gregoriano fu nuovamente accantonata. Era, dei resto, ciò che aveva previsto il Manfredi nell'ottobre dei 1733, quando scriveva che *il calendario resterà qual si è al presente e niuno ne patirà, fuorché il B., che èl'unico invasato e fanatico per la correzione… *(Cors.1585, 32. E. 6, cc. 37r-38r).
La stampa dell'Epitome del B. provocò numerose polemiche e l'autore dovette prima controbattere alle obbiezioni espresse da P. M. De Luccia (Lettera del piovano I. B. nella quale espone il suo sentimento intorno a una dimostrazione stampata in Roma…,Firenze 1734), Poi a quelle dei padre Melitone da Perpignano (Sentimento del piovano I. B… intorno al Libro del… p. Melitone da Perpignano,Lucca1744). Nel 1746 il B. si rivolse al nuovo pontefice Benedetto XIV per ottenerne l'aiuto finanziarìo necessario alla stampa di una sua nuova opera, De Christo suum ultimum Pascha curn Iudagis celebrante,nella quale la nascita di Cristo era fissata all'anno 5 avanti l'era volgare e la morte al 30 dell'era stessa (cfr. autografo della supplica e schema dell'opera in ms. Cors.1637, 33. C. 17, cc. 151 r-152 r e 161 r-164 v). Anche questa volta il pontefice chiese il parere di un tecnico, Eustachio Zanotti, il quale, prudentemente evitando ogni giudizio sui problemi di storia ecclesiastica, riconobbe che i metodi per la correzione del calendario proposti dal B. erano assai ingegnosi, ma avvertì che la scelta di un nuovo ciclo cronologico era faccenda da decidere con prudenza (ibid.,cc. 153 r-159 r).
La battaglia animosamente condotta dal B. per la revisione del calendario gregoriano aveva coalizzato contro di lui gesuiti, accademici di grido, difensori della tradizione; ma la sua difesa venne assunta con slancio da G. Lami, deciso sostenitore di ogni riforma che apparisse razionale, suscettibìle di migliorare la struttura della Chiesa e adatta a favorire i suoi rapporti con i protestanti.
Il primo scritto apparso in difesa dei B. sulle Novelle letterarie del Lami è dei 1751 (Estratto della risposta dei s. I. B… all'apologià del p. Melitone da Perpignano…,in Novelle letterarie,XII [1751] coll. 741 ss.) e consiste in un riassunto di una nuova opera elaborata dal pievano pratese intitolata De necessitate emendandi currentes Epactas… adversus Apologiam admodum rev. p. Melitonis a Perpiniano…Iltesto, come dimostra la copia dell'estratto posseduta dalla Bibl. dell'Accad. Naz. dei Lincei con correzioni autografe (172 G. 2, 3), è dello stesso B. e non contiene novità di rilievo rispetto all'Epitome,a parte l'affermazione che il ciclo di epatte da lui proposto corrisponde in realtà a quello che a suo tempo Gregorio XIII avrebbe voluto introdurre, e che perciò la colpa della "corruzione" che "s'impadronì assai presto dei Calendario" è da attribuire al Clavio, il quale "servì certamente non poco a canonizzare la corruzione e il disordine" (p. XV). A questo Estratto del B. reagì il padre Melitone con una Epistola animadversoria uscita anonima e senza indicazione di luogo e data.
Altra occasione all'intervento delle Novelle letterarie nella polemica "pasquale" fu fornita da un attacco contro il progetto del B. contenuto nella Sibilla celeste, Effemeridi per tutto l'anno 1753 di C. A. Cacciardi (Torino 1752), e replicato nelle edizioni per il 1754 e il 1755, nonché dopo la morte dei B. stesso in un libello (Lettera del p. C. A. Cacciardi di Breglio…,Lugano 1755), riprodotto dal gesuita F. A. Zaccaria nel vol. XIII (1768) della sua Storia letteraria d'Italia (pp. 92-103). Il Lami, in diretto contatto con il B. (cfr. Firenze, Bibl. Riccardiana, ms. 3706, vol. VIII non num.), aiutò l'amico anche in questa nuova fase della polemica, pubblicando nel vol. XIV (1753) delle Novelle (coll.151-158) un Articolo lettera dei sig. piovano B…, in cui le accuse di eresia avanzate dal Cacciardi nei riguardi del B. erano da questo sdegnosamente respinte, e un Capitolo di lettera del sig. pievano B…(ibid.,coll. 385-94), in cui erano confutati gli argomenti del padre Melitone. Si era, inoltre, progettato di stampare nelle Novelle letterarie una traduzione di diciassette tesi in favore dql progetto bettazziano sostenute il 10 maggio 1753 nella chiesa fiorentina di S. Marco sotto la direzione del domenicano F. M. Sereni.
Gli argomenti avanzati da tanti avversari contro il suo progetto e le violente polemiche divampate intorno ad esso indussero il B. ad elaborare una nuova e più complessa opera sul computo pasquale, dì cui nel 1754 le Novelle letterarie annunciavano la stampa, iniziata a Lucca, e che giudicavano cosa che "fa onore al dotto autore, accresce i pregi alla Toscana e apporta utilità alla Chiesa di Dio" (XV [1754], coll. 404 s.). L'opera avrebbe dovuto comprendere tre volumi, il primo dedicato alla difesa e interpretazione del sistema gregoriano (De recta Paschae indictione solutiones quaestionum… ); il secondo (corrispondente alropera annunciata nel 1751 dalle Novelle letterarie)alla correzione del ciclo delle epatte correnti (De necessitate emendandi currentes Epactas… ); il terzo alla precisazione della esatta data di morte dei Cristo (De Christo suum ultimum Pascha cum Iudaeis celebrante… ); si trattava, insomma, del corpus completo delle opere bettazziane fin allora edite, inedite o anche soltanto progettate. La morte del B., avvenuta il 15 apr. 1755 interruppe però la stampa del primo volume, che venne alla luce in pochissime copie solo l'anno appresso, e non fu mai seguito da altri.
Fonti e Bibl.: La maggior parte delle lettere e dei documenti relativi alla polemica sulle opere del B. sono conservati in Roma. Bibl. dell'Acc. Naz. dei Lincei, fondo Corsini; cfr. inoltre sul B.: Novelle letterarie,XVI (1755) coll. 467-74 (necrologio); G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia,II,2, Brescia 1760, pp. 1088 s.; Storia letteraria d'Italia,XIV(1769), pp. 359-65 (necrologio); G. Moroni, Diz. di erudiz. stor-eccles.,VI, Venezia 1840, pp. 250 s. Per le lettere del B. al Grandi e al Bottari. cfr. rispettivamente: L. Ferrari, L'epistolario manoscritto dei p. Guido Grandi, in Arch. stor. lombardo,s.4. VI (1906), p. 226; A. Silvagni, Catal. dei carteggi di G. G. Bortari e P. F. Foggini, a c. di A. Petrucci, Roma 1963, pp. 94, 204 s.