COMIN, Iacopo
Nacque a Padova il 16 marzo 1832 da Gian Battista, di origini israelitiche, e da Maddalena Archiapoti e ricevette il battesimo nella chiesa padovana di S. Andrea. Sono scarsissime le notizie sulla sua giovinezza: secondo il breve necrologio pubblicato dal Pungolo parlamentare di Napoli (11-12 sett. 1896) il C., avviato dopo il ginnasio agli studi liceali, fu a soli 16 anni volontario nelle guerre del '48-'49, trovandosi alla capitolazione di Milano e partecipando alla difesa di Venezia. Ritornato a Padova, si iscrisse alla locale facoltà di lettere. Nel '59 si arruolò come ufficiale di cavalleria nel reggimento Piemonte reale, e al termine della campagna si trasferì a Milano, seguendo il cognato L. Fortis, che lo accolse nella redazione del giornale da lui appena fondato, il Pungolo. Nel 1860, sulle orme di Garibaldi, si portò prima a Palermo e quindi a Napoli dove il 15 ottobre, ancora con il Fortis, dava vita ad un quotidiano che aveva la stessa testata del confratello milanese. Finanziata inizialmente da L. C. Farini e quindi con carattere filogovernativo, l'iniziativa si sarebbe presto affrancata dal vincolo ministeriale per produrre un quotidiano che, con punte di 10-12.000 copie giornaliere e attestato sulle posizioni vicine alla Sinistra costituzionale, si sarebbe imposto per un lungo periodo come il giornale più diffuso del Mezzogiorno.
Il C. riuscì a fare del Pungolo il portavoce degli interessi e delle aspirazioni della borghesia meridionale, in ciò favorito anche dalla collaborazione di alcune firme di prestigio come quelle di G. Asproni, G. Nicotera, F. Petruccelli della Gattina, G. Guerzoni. Soprattutto la fervida amicizia con Asproni stava a testimoniare una certa apertura alle posizioni della Sinistra estrema o, quanto meno, la propensione ad una concezione della vita politica che privilegiasse il rigore morale e la preminenza del bene pubblico sugli interessi di parte. Il Pungolo, nella sua più che trentennale esistenza, seguirà tutta la parabola politica del proprietario e direttore che, dopo l'avvento al Potere della Sinistra, si accosterà, per sfiducia in Depretis e nei suoi metodi di governo, ad una figura moralmente ineccepibile come quella di B. Cairoli e sarà uno degli ispiratori della lotta al trasformismo.
L'attenzione per la vita politica di un'Italia non ancora unificata ma già ricca di fermenti ispirò al C. un opuscoletto, Il Parlamento e il Regno nel 1860. Schizzi e profili politici, che apparve a Milano con la data del giugno 1860.
Vi si esaminavano le diverse componenti della rappresentanza nazionale e la preferenza era data, tra i liberali, agli indipendenti, categoria in cui, in alternativa ai moderati che formavano la maggioranza, e ai "repubblicani", da lui giudicati troppo inclini all'utopia, il C. comprendeva tutte quelle individualità che, talvolta in alleanza con Rattazzi, conducevano la sola opposizione efficace. Tralasciando di parlare del Senato, che "ben lungi dal rappresentare il paese non è che il risultato della volontà pura e semplice della Corona", il C., di tutta la Camera, in cui la maggioranza era tale da soffocare ogni discussione, esprimeva apprezzamento, in alcuni brevi ritratti, per uomini come G. Ferrari, Mellana, Asproni, esaltandoli in verità più per le capacità oratorie che per la profondità del pensiero.
Eletto deputato nel collegio di Caserta per la IX legislatura il 7 genn. '66, restò in Parlamento, con l'interruzione dei quattro anni (1870-74) dall'XI legislatura, da cui lo escluse una sconfitta elettorale che lo amareggiò molto, fino alla XVIII, della quale entrò a far parte dopo ballottaggio il 13 nov. '92. Alle successive elezioni del maggio del '95 la grave malattia che lo affliggeva gli impedì di presentarsi.
In quasi trent'anni di partecipazione all'attività parlamentare il C. effettuò molti interventi, spesso sulla politica finanziaria, sulla quale assunse posizioni di critica alle scelte governative. Ma si trattò sempre di sortite improvvisate, dettate più da spirito polemico che da una meditata considerazione dei problemi in esame, tanto da giustificare la definizione che di lui, "non oratore, ma interruttore appassionato", avrebbe dato, commemorandolo, L'illustrazione italiana del 20 sett. '96.
Al problema finanziario aveva dedicato una serie di articoli, poi raccolti nell'opuscolo Finanze. Le economie. Considerazioni sul bilancio (Napoli 1866): erano riflessioni, tutte ruotanti intorno ad un'esigenza di razionalizzazione delle esazioni tributarie, che miravano a proporre una soluzione per l'annosa questione del deficit finanziario: il marchio dell'uomo di sinistra era dato, oltre che dalla proposta di privatizzare alcuni settori come le dogane e i tabacchi, dall'individuazione dì una misura risolutiva nell'incameramento dei beni ecclesiastici.
Sotto Depretis, che accusava di aver aperto l'epoca dell'affarismo, il C. attraversò una lunga crisi, che fu anche crisi del Pungolo, colpito nella sua diffusione dalla nascita a Napoli di un giornalismo nuovo, tecnicamente impostato su schemi più agili e su una più spregiudicata trattazione delle notizie. Al Cairoli stesso il C., accanito francofobo, non perdonava il modo con cui il suo governo aveva gestito la controversia con la Francia per Tunisi. Nel novembre dell'83 il C. fu uno dei principali promotori della riunione napoletana dalla quale sarebbe uscita la pentarchia, tentativo di coagulare attorno a nomi come quelli di Cairoli, Crispi, Zanardelli l'opposizione di sinistra a Depretis. Deluso anche da questa iniziativa, coinvolto poi sia pure marginalmente nello scandalo della Banca romana come uno dei destinatari delle elargizioni di B. Tanlongo, il C. tornò sul finire della sua vita ad un'antica passione, l'archeologia. Collezionista di preziosi reperti, di cui nel 1894 organizzò una esposizione a Roma a palazzo Borghese, il C. iniziò una campagna di scavi nel basso Lazio, ma le precarie condizioni di salute lo costrinsero a limitare al massimo la partecipazione alle ricerche. Sopraggiunte difficoltà finanziarie condizionarono anche la vita del giornale, che nel '94 fu ristrutturato e apparve sotto il titolo di Pungoloparlamentare, e nel '96 fu ceduto ad altro proprietario: il rapporto di collaborazione che il C. si riservò dovette essere presto sospeso per l'aggravarsi delle condizioni di salute.
Nell'estate del '96 il C. cercò un sollievo nel clima collinare di Piedimonte d'Alife. Dopo una breve ripresa, la morte lo colse l'11 sett. '96 nella casa del senatore Del Giudice, a San Gregorio d'Alife (Caserta).
Fonti e Bibl.: Lettere del C. o a lui dirette sono conservate a Roma nell'Arch. del Museo centrale del Risorg. (buste 129/20-27, 182/38, 242/44, 311/19, 649/12, 937/9) e a Cagliari presso la facoltà di scienze politiche dell'università, Fondo Dolfin. Per la sua attività di deputato si rinvia agli Indici posti alla fine di ogni sessione negli Atti parlamentarì, ad nomen, e, per i dati sulle elezioni, all'Indice men. degli Arti parl. Storia dei collegi elettorali, Roma 1898, II, pp. 150 ss.; si veda anche la Storia del Parlamento it., I, Palermo 1963, ad Indicem. Altre notizie in N. Tommaseo, Cronichetta del 1865-66, a cura di G. Gambarin, Firenze 1940, p. 176, e in G. Asproni, Diario polit. 1855-1876, II-V, 1858-1870, a cura di C. Sole-T. Orrù, Milano 1976-1982, ad Indices. Uno spoglio di necrologi della stampa è nel già citato Pungolo Parlamentare dell'11-12 sett. '96. Oltre alle biografie in Il Parlamento subalpino e naz. ad nomen, e G. Toffanin, Piccolo schedario Padovano, Padova s. d., p. 35, una valutazione dell'attività politica e giornalistica del C. è in G. Carocci, A. Depretis e la polit. interna ital. dal 1875 al 1887, Torino 1956, pp. 333 s.; G. Procacci, Le elez. del 1874 e l'oppos. merid., Milano 1956, ad Indicem; Il giornalismo ital. dal 1861 al 1870, Torino s. d., p. 9; A. Capone, L'oppos. merid. nell'età della Destra, Roma 1970, ad Indicem; V. Castronovo, La stampa ital. dall'Unità al fascismo, Bari 1970, p. 41. Sulla parte avuta nello scandalo bancario v.: N. Quilici, Fine di secolo. Banca romana, Milano 1935, ad Indicem.