IACOPO da Balsemo
Non si conosce l'esatta data di nascita (avvenuta prima del 1429; Cortesi - Mandel) di questo miniatore, figlio di Ambrogio, documentato a Bergamo fra il 1451 e il 1500.
La sua identità è nota dalla firma "Iacobus" nel codice di Bergamo, Biblioteca civica A. Mai, MIA, Antifonari, VII, c. 150v, appartenente al gruppo proveniente dal Consorzio della Misericordia Maggiore (MIA), e da numerosi documenti che coprono buona parte della sua lunga esistenza.
La prima menzione risale al 1451, quando nel Libro degli estimati del Comune di Bergamo, ora presso la Biblioteca civica, risulta essere residente nella vicinia di S. Andrea con Salvino Dell'Acqua, padre della moglie Ursina, citato nei documenti come conte palatino e dottore; una nota a margine attesta che l'anno seguente I. ottenne la cittadinanza bergamasca.
Nel 1453, come erede universale del suocero, si impegnò ad assolvere i lasciti e i debiti ricevuti da questo (Cortesi - Mandel, cui si fa rimando per il regesto delle fonti documentarie citate).
Durante i decenni successivi numerosi documenti riferiscono soprattutto di transazioni e affari, che vedono spesso I. interloquire col potente Consorzio della Misericordia Maggiore, probabilmente in ragione della sua alta posizione sociale.
La prima testimonianza relativa a un lavoro di miniatura risale al 1468, quando il Consorzio incaricò il patrono Giacomo Cifrondi e il consigliere Monello de' Bullis di eseguire la stima del lavoro compiuto da I. su una serie di antifonari (Barzanò), identificabili con quelli oggi presso la Biblioteca civica A. Mai (MIA, Antifonari, I-VIII).
In un secondo momento, tra il 1479-80 e il 1489, furono decorati i graduali, di cui ora restano presso la stessa Biblioteca tre volumi (MIA, Corali, A-C: Barzanò). Non si hanno invece elementi per datare cinque antifonari miniati da I. e dalla bottega per il duomo, conservati presso l'Archivio capitolare (Cap. A, E-F). Nel 1482 I. ricevette dal Comune l'incarico di recarsi a Cividino per eseguire un disegno topografico del corso dell'Oglio, oggetto di contese fra le città di Bergamo, Brescia e Crema per i diritti sulle acque; più avanti, nel 1491, egli ebbe dal Consorzio della Misericordia Maggiore la commissione di un simile rilievo della località Fara d'Adda; e nel 1492 ancora il Comune gli chiese di realizzare una mappa di tutto il territorio di Bergamo.
Nel 1483 Giacomo Filippo Foresti, frate del convento di S. Agostino, affidò a I. la decorazione di tre copie del suo Supplementum chronicarum stampato a Venezia da Bernardino Benali, destinate ai Comuni di Bergamo e Brescia e a se stesso, una delle quali è ora conservata nella Biblioteca A. Mai (Inc., 4.128).
Nel 1487 il Consorzio della Misericordia Maggiore richiese ancora a I. di miniare un graduale e un breviario. Risale all'8 ag. 1494 un pagamento per l'ornamentazione di una o più copie degli Statuticomunali stampati su pergamena.
I. fece testamento il 30 maggio 1500. Nel 1502 si registrano ancora pagamenti per la pittura delle insegne del podestà Stefano Contarini sui Libri criminali e per l'esecuzione di sei iniziali su libri del Comune. Poi di I. non si hanno più tracce; e non risulta che il figlio Giovanni e i nipoti abbiano svolto l'attività di miniatore.
Il cospicuo numero di opere rimaste fa di I. la figura meglio definita nell'oscuro panorama della miniatura bergamasca del secondo Quattrocento. Oltre a quelli citati, vari altri codici e incunaboli (tutti presso la Biblioteca civica A. Mai: Sala, I.D.8.9 e I.D.9.20, Inc., 3.226 e C.V.10) testimoniano l'attività di I. e della bottega. Fra questi si ricordano il Graduale n. 6 della Biblioteca Trivulziana di Milano (Zanni, 1976); le iniziali raffiguranti Adorazione dei magi e Strage degli innocenti su due fogli di graduale della Fondazione Cini di Venezia (inv. nn. 2101-2102: Rossi, 1989, p. 143); due antifonari della Biblioteca Radini Tedeschi di Bergamo (mss. 280-281), privi di miniature figurate, provenienti dalla chiesa di S. Alessandro in Pignolo; i frontespizi di una copia degli Statuti di Bergamo del 1453 con lo stemma di Andrea Leon, vicepodestà nel 1453 e podestà l'anno seguente, e di un'altra appartenuta al giureconsulto Antonio Bonghi (morto nel 1484); un incunabolo della Summa theologica di s. Antonino stampato a Venezia da Giovanni da Colonia e Johan Manthen nel 1477 e appartenuto al frate Giovanni Olmo residente nel convento di S. Stefano a Bergamo nei primi anni Novanta; e una copia della Summa de casibus conscientiae di Astesano edita dagli stessi stampatori nel 1478.
All'interno di questa produzione, differenze di qualità e di esecuzione fanno supporre la presenza di più collaboratori; ed è difficile stabilire una scansione cronologica dei codici non datati, visti l'invariabilità e il conservatorismo estremo dello stile di Iacopo.
Dal corpus dell'artista e della bottega va espunto il frontespizio del graduale corale B della MIA di un miniatore prossimo alla bottega dei corali del duomo di Lodi (ora divisi fra il Museo civico locale e la Pierpont Morgan Library di New York), oltre al Breviario donato nel 1486 alle benedettine di S. Grata dal nobile Arrigino de' Mozzi, che aveva tre figlie in quel monastero, e a un Messale proveniente dal Consorzio della Misericordia Maggiore della Biblioteca A. Mai (Cassaf., 6.2 e A.97), riferiti rispettivamente al cosiddetto Maestro delle Virtù e a un miniatore dai modi decisamente rinascimentali (Gnaccolini, p. 130).
La cultura di I. ha le proprie radici nella miniatura milanese degli anni Trenta-Quaranta del Quattrocento, come è stato ripetutamente sottolineato; egli si mostra particolarmente legato al vasto seguito del Maestro delle Vitae Imperatorum e alla tradizione di Michelino da Besozzo, dei quali dà un'interpretazione particolarmente rigida e secca. Al tempo stesso la sua affermazione, intorno alla metà del secolo, trova piena rispondenza con il poco che si conosce della situazione bergamasca del momento (Tanzi), dominata dall'influenza della miniatura tardogotica milanese, retroterra a cui I. rimase fedele per l'intero arco della sua carriera.
A testimonianza della reputazione di cui godeva, egli in più occasioni fu incaricato di valutare le opere di altri artisti: nel 1482 compì la stima delle pitture di Giacomo Scanardi, detto Oloferne, nella casa del podestà; e in un atto del 12 maggio 1490, insieme con Antonio Boselli, risulta perito di parte di Giovanni Angelo e Giovanni Antonio Mirofoli da Seregno, incaricati di dipingere e dorare un'ancona per la chiesa di S. Maria a Serina.
Fonti e Bibl.: F.M. Tassi, Vite de' pittori, scultori e architetti bergamaschi, Bergamo 1797, p. 28; Bergamo, Biblioteca civica A. Mai, Mss., R 68.4, f. 6: G. Beltramelli, Note alle Vite del Tassi; A. Pinetti, Per la storia della pittura bergamasca nel Cinquecento. Spigolature d'archivio, in Bergomum, II (1908), p. 250; Bergamo, Biblioteca civica A. Mai, Mss., 5/ 317: E. Fornoni, I pittori bergamaschi (1915-20), p. 60; A. Pinetti, Un miniatore sconosciuto: Giacomo da Balsamo, in Emporium, LIX (1924), 4, pp. 226-231; Id., Appunti e notizie, in Bergomum, XXIII (1929), pp. 121 ss.; Id., Inventario degli oggetti d'arte d'Italia, I, Provincia di Bergamo, IX, Roma 1931, pp. 92-94; G. Barachetti, La vita culturale della Bergamo del Cinquecento in un manoscritto di Filippo Foresti, in L'Eco di Bergamo, 25 marzo 1968; L. Cortesi - G. Mandel, J. da B. miniatore (c. 1425-1503), Bergamo 1972 (con regesto dei documenti e bibliografia precedente completa); A. Zanni, J. da B. e i miniaturisti bergamaschi del tardo Quattrocento, tesi di laurea, Università degli studi di Milano, facoltà di lettere, a.a. 1974-75; Id., Il corale n. 6 dell'Archivio storico civico di Milano, in Libri & documenti, II (1976), 3, pp. 18 s.; A. Barzanò, I corali della basilica di S. Maria Maggiore in Bergamo, in Aevum, LXI (1987), pp. 408-427; A. Frattini, Gli incunaboli miniati della "Angelo Mai" appartenuti ai conventi di S. Agostino e di S. Stefano, in Bergomum, LXXXII (1987), 4, pp. 27-92, fig. 3; M. Rossi, Prime considerazioni sulla schedatura dei codici miniati della Biblioteca Angelo Mai di Bergamo, in Il codice miniato. Rapporti tra codice, testo e decorazione, Atti del III Convegno di storia della miniatura, Cortona… 1988, a cura di M. Ceccanti - M.C. Castelli, Firenze 1992, pp. 391-403; M.L. Gatti Perer, Miniature dal X al XVI secolo nei fondi manoscritti e a stampa della Biblioteca civica di Bergamo, in Codici e incunaboli della Biblioteca civica di Bergamo, a cura di M.L. Gatti Perer, Bergamo 1989, pp. 17-19; M. Marubbi, ibid., pp. 148 s., 188 s.; M. Rossi, ibid., pp. 141-143, 149 s., 158-166, 168-188; Id., La miniatura rinascimentale a Bergamo, in Tesori miniati. Codici e incunaboli dei fondi antichi di Bergamo e Brescia (catal.), a cura di M.L. Gatti Perer - M. Marubbi, Cinisello Balsamo 1995, pp. 127-134, 139 s.; M. Marubbi, ibid., pp. 138, 142, 157 s., 259 s.; M. Tanzi, Dalla Val Camonica a Bergamo. Appunti sul tardogotico di Lombardia, in Bollettino d'arte, s. 6, LXXXI (1995), p. 62; L.P. Gnaccolini, Qualche nota sui "Tesori miniati", in Arte cristiana, LXXXIV (1996), 775, pp. 127-132; C. Maggioni, in Diz. biogr. dei miniatori italiani, a cura di M. Bollati, Milano, in corso di stampa.