IACOPO da Benevento
Si ignora la data di nascita di questo frate domenicano, originario di Benevento, della cui attività di lettore dell'Ordine e di predicatore si hanno sporadiche notizie solo per gli anni centrali del XIII secolo.
A lungo si è ritenuto che I. fosse vissuto nel XIV secolo; nel repertorio di Schneyer, oltre a essere ancora collocato cronologicamente nel XIV secolo, I. è nominato come Iacobus de Bovenato, con alterazione della notizia presente in Quétif - Échard che ritengono assimilabile I. a uno Iohannes de Bovenato ricordato nel repertorio di Laurent Pignon (cit. in Quétif - Échard).
Gerardo di Frachet, suo contemporaneo, qualifica I. come "homo maximae litteraturae et authoritatis et excellentissimus praedicator" (Kaeppeli, 1951, p. 466) in una delle redazioni più ampie delle Vitae fratrum tramandata dal codice Chig. F.IV.86 della Biblioteca apost. Vaticana. Dalle stesse Vitae fratrum, opera terminata nel 1260-62, si ricava la notizia di un soggiorno parigino di I. in occasione di un capitolo generale dell'Ordine nonché di un precedente soggiorno nella stessa città in anni giovanili, forse per frequentare le scuole dell'Ordine.
Le testimonianze documentarie relative a I. furono raccolte dal Kaeppeli e sono riferite agli anni 1255, 1256 e 1271. Nel 1255 era testimone, anche con il confratello Tommaso Agni, nell'atto di cessione ai domenicani della chiesa di S. Angelo in Gaeta. Nel 1257, durante il capitolo della provincia romana dell'Ordine che si teneva a Firenze, fu designato a rappresentare la provincia in qualità di socio del diffinitor al capitolo generale che si sarebbe tenuto a Tolosa l'anno seguente. In un documento del novembre 1271 figura, infine, come testimone dell'atto relativo alla risoluzione della lite tra i domenicani di S. Maria in Gradi di Viterbo e i canonici del duomo della città per il possesso della salma di papa Clemente IV. Dopo questa data non si hanno più notizie della sua attività e si ignorano pertanto il luogo e la data della sua morte.
I. compose due cicli di sermoni: de tempore e de sanctis. Il ciclo di sermoni de tempore, composto tra il 1250 e il 1260, è il primo esempio del genere nella storia della predicazione domenicana in Italia, mentre il ciclo de sanctis è significativo in quanto composto "secundum predicatorum ordinem" (Meersseman, p. 150), ossia secondo l'uso liturgico fissato ufficialmente dal 1254 dalle gerarchie dell'Ordine domenicano. Le raccolte di sermoni di I., ancora inedite, sono state tramandate da diversi manoscritti, contenenti anche significative varianti nell'ordinamento delle prediche, il più importante dei quali è conservato a Firenze, Biblioteca nazionale, Conv. soppr. A.4.857, proveniente dal convento fiorentino di S. Maria Novella.
Strettamente legata all'attività di predicatore di I. è la sua opera principale, il Viridarium consolationis. Si tratta di una raccolta di auctoritates, messa insieme a uso dei predicatori, che circolò anche in forma anonima e che ebbe una grande fortuna in tutta l'Europa cristiana. Del Viridarium consolationis si sono conservati un gran numero di manoscritti, alcuni dei quali contenenti volgarizzamenti dell'opera nelle principali lingue romanze; il volgarizzamento in italiano è stato attribuito a Bono Giamboni. Il Viridarium consolationis è stato pubblicato nella Bibliotheca Casinensis, IV, Montecassino 1890, pp. 263-315, con attribuzione a Bonaventura da Bagnoregio.
I. è autore anche di alcuni trattati: il Tractatus de Antichristo et de iudicio, che si conserva in più versioni, originato dall'accorpamento di una serie di sermoni, ascritto in alcuni manoscritti a Tommaso d'Aquino e pubblicato fra le opere di quest'ultimo, e i trattati ancora inediti De potentiis animae; De resurrectione et dotibus corporis et animae; De virtutibus et donis et fructibus et beatitudinibus, De X praeceptis, De petitionibus.
A I. sono state attribuite anche delle Postillae super Lucam et Iohannem e l'Expositio super Credo. Martoriello ritiene, inoltre, I. autore dei Carmina moralia, che sarebbero invece da ascrivere a un suo omonimo e contemporaneo giudice laico.
Fonti e Bibl.: F. Cristofori, Le tombe dei papi in Viterbo, Siena 1887, p. 114; M. Grabmann, Mittelalterliches Geistesleben. Abhandlungen zur Geschichte der Scholastik und Mystik, München 1926, p. 388; A. Martoriello, I. da B., in Archivum Romanicum, XXIII (1939), pp. 62-78; R. Creytens, L'oeuvre bibliographique d'Échard. Ses sources et leur valeur, in Archivum fratrum praedicatorum, XIV (1944), p. 56; G. Meersseman, La prédication dominicaine dans les congrégations mariales en Italie au XIIIe siècle, ibid., XVIII (1948), pp. 149-152; Th. Kaeppeli, I. da B. O.P., in Arch. italiano per la storia della pietà, I (1951), pp. 463-479; J.B. Schneyer, Repertorium der lateinischen Sermones des Mittelalters, III, Münster 1971, pp. 6-43; Th. Kaeppeli, Scriptores Ordinis praedicatorum Medii Aevi, II, Romae 1975, pp. 304-309; IV, a cura di E. Panella, ibid. 1993, p. 131; L. Pellegrini, I manoscritti dei predicatori. I domenicani dell'Italia mediana e i codici della loro predicazione (secc. XIII-XV), Roma 1999, ad ind.; J. Quétif - J. Échard, Scriptores Ordinis praedicatorum, I, p. 648; Dict. d'hist. et de géogr. ecclésiastiques, XXVI, coll. 629 s.; Rep. fontium historiae Medii Aevi, VI, p. 112.