IACOPO di Andrea
Non si conosce la data di nascita di questo scultore, figlio di Andrea e originario di Firenze. Le notizie sono desunte dall'unico documento che lo riguarda, risalente al 20 apr. 1487 e relativo alla commissione, per la quale I. è noto, del progetto ed esecuzione del monumento sepolcrale a parete di Marcantonio Albertoni, sito ancora oggi in S. Maria del Popolo a Roma.
Il monumento si trova nella quarta cappella a destra, ma originariamente, e almeno fino al 1600, era collocato nel transetto destro. Nel testamento del 3 marzo 1487 Caterina Albertoni aveva disposto che fosse eseguito, senza specificare l'autore, un "sepulcrum marmoreum relevatum a terra" dedicato a suo figlio Marcantonio, morto nel 1485 di peste. Esecutrice testamentaria fu la Compagnia del Ss. Salvatore ad Sancta Sanctorum, che decise di affidare l'impresa a Iacopo. Secondo il contratto stipulato nell'aprile del 1487, l'artista, che riceveva in quel frangente 40 ducati, si impegnava a consegnare l'opera entro l'agosto successivo e ad attenersi al relativo progetto grafico, da lui stesso eseguito e presentato ai committenti nella medesima occasione, a conferma di un suo ruolo direttivo nella vicenda distinto da quello di semplice scalpellino. Il sepolcro, come precisava ancora il documento di allogazione, avrebbe dovuto essere realizzato con i "marmori lavorati et non lavorati" trovati in casa di Caterina.
Riconosciuta notizia falsa quella, pubblicata da Giordani nel 1907, di un primo progetto dell'opera affidato nel 1485 a Niccolò di Paolo e a Gian Cristoforo Ganti (Gian Cristoforo Romano), resta il mistero dei marmi già lavorati presenti nella casa di Caterina e utilizzati nel monumento sepolcrale. Il monumento venne, infatti, eseguito due anni dopo la morte di Marcantonio; e non è chiaro se i marmi lavorati fossero antichi o fossero stati predisposti da altri artisti a seguito di un precedente contratto. A un'analisi diretta dell'opera è comunque riconoscibile la partecipazione di più mani, e dunque di una bottega, prassi frequente all'epoca, di cui I. era evidentemente l'impresario. Un altro scultore, che stimò il valore dei marmi di Caterina, è peraltro citato nel documento.
Nell'ambito del panorama romano dei monumenti sepolcrali, quello di Marcantonio Albertoni si colloca entro una precisa tipologia, derivata da Andrea Bregno o di matrice toscana (Strinati), come toscano era I., che, oltre alla ricorrenza di alcuni motivi, vedeva il concorso di scultura e pittura (Davies). Probabilmente, infatti, degli affreschi riempivano lo spazio di risulta nella lunetta che sovrasta la camera funebre, anche se nel documento di commissione si parla solo di opera scultorea.
Pur non essendo note, finora, altre notizie su I., si può accostare al suo ambito un'altra opera sepolcrale romana. Strette somiglianze stilistiche, tipologiche e iconografiche legano, infatti, il monumento a Marcantonio Albertoni a quello di Diotisalvi Neroni, posto in controfacciata nella chiesa di S. Maria sopra Minerva a Roma (Davies, p. 111). Il fregio a girali vegetali che sovrasta le camere funebri di entrambi i monumenti ha un modulo decorativo pressoché identico e, come risulta dagli studi di Davies, sembra non avere altri esempi. Questa sovrapponibilità fa pensare alla prassi di riproporre moduli iconografici in serie, assai frequente all'interno delle medesime botteghe. Diotisalvi Neroni inoltre era fiorentino, il che può giustificare l'eventuale scelta di maestranze toscane, peraltro riconosciute dalla critica, per l'esecuzione del suo sepolcro. Diotisalvi morì nel 1482 e, se il suo monumento fosse attribuibile anch'esso alla mano di I., oltre alle altre ad evidenza rintracciabili, dovrebbe precedere l'esecuzione di quello ad Albertoni.
Non sono noti il luogo e la data di morte di Iacopo.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Roma, Ospedale del Ss. Salvatore ad Sancta Sanctorum, reg. 164, t. I, Compendio degli instrumenti legatiin libro dalli X sett. 1443, sino al XV aprile 1457, e dalli XXVII aprile 1476 a tutto l'anno 1500 (1740), 20 apr. 1487; P. Giordani, Studi sulla scultura romana del Rinascimento. Gian Cristoforo Romano a Roma, in L'Arte, X (1907), p. 208; E. Brunelli, J. d'A., scultore fiorentino del secolo XV, ibid., XI (1908), pp. 373-377; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, VI, Milano 1908, pp. 952, 1130; G. De Nicola, Falsificazione di documenti per la storia dell'arte romana, in Repertorium für Kunstwissenschaft, XXXII (1909), pp. 57-59; G.S. Davies, Renascence. The sculptured tombs of the fifteenth century in Rome, London 1910, pp. 82, 114, 120 s.; E. Lavagnino, S. Maria del Popolo, Roma [1928], p. 37; A. Riccoboni, Roma nell'arte. La scultura nell'Evo Moderno dal Quattrocento a oggi, Roma 1942, p. 24; C. Seymour, Sculpture in Italy. 1400 to 1500, Hardmondsworth 1966, p. 162; V. Golzio - G. Zander, L'arte in Roma nel secolo XV, Bologna 1968, pp. 337 s.; E. Bentivoglio - S. Valtieri, S. Maria del Popolo a Roma, Roma 1976, pp. 49, 93; A. Cavallaro, Introduzione alle cappelle maggiori, in Umanesimo e primo Rinascimento in S. Maria del Popolo (catal.), a cura di R. Cannatà - A. Cavallaro - C. Strinati, Roma 1981, p. 82; C. Strinati, La scultura, ibid., p. 48; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XVIII, p. 270.