IACOPO di Bedo (Iacopo Bedi)
La data di nascita di questo pittore eugubino, figlio di Bedo di Benedetto da Gubbio, deve essere fissata con ogni probabilità tra il secondo e il terzo decennio del Quattrocento: comunque non oltre il 1422, dal momento che nel 1452 venne eletto console della città natale, carica che non poteva essere ricoperta, secondo lo statuto eugubino, prima del trentesimo anno di età (Sannipoli, 1994, I, p. 21; II, p. 21).
Un primo limite cronologico nel catalogo dell'artista, ipoteticamente all'inizio del sesto decennio, può essere costituito dall'Annunciazione dipinta a fresco in un'edicola domestica tornata di recente alla luce nel palazzo Panfili di Gubbio. La rappresentazione, di chiara matrice tardogotica, rivela non solo tangenze con una versione ortodossa della pittura di Ottaviano Nelli, che si è sempre indicato quale riferimento essenziale per la maturazione artistica di I., bensì anche influssi della pittura folignate e di pittori come il Maestro di S. Verecondo e il Maestro di Fossato (Sannipoli, 2000, p. 11).
Agli stessi anni si deve far risalire anche la Madonna col Bambino tra i ss. Bernardino e Ubaldo, nella chiesa della Madonna del Ponte presso Gubbio, che presenta diverse analogie formali con l'opera di palazzo Panfili.
Intorno al 1454 è possibile datare inoltre, per via congetturale, la Imago Pietatiscons. Pietro eMaria addolorata, della chiesa di S. Maria della Piaggiola a Gubbio, ricondotta alla maniera di I. dopo essere stata variamente attribuita alla scuola di Nelli (Sannipoli, 1992, p. 15).
Solo dal 1455 I. viene registrato negli atti ufficiali con la qualifica di "pictor" e "magister", segno di una probabile raggiunta indipendenza professionale in seguito all'apprendistato svolto in ambito nellesco o proprio nell'ampia bottega del maestro.
In quello stesso anno ricevette una promessa di pagamento dal camerlengo della Confraternita di S. Maria della Misericordia di Cagli per alcune Storie di Cristo da realizzare nella chiesa stessa. Ettore Sannipoli (1994, II, p. 22) ha proposto di riferire a I. anche il già altrimenti attribuito Martirio di s. Apollonia nel medesimo edificio.
Nel 1458, come attesta un'iscrizione datata 7 settembre, I. eseguì a fresco, firmandoli "Iacopus pinxit", la Flagellazione, il Martirio e il Seppellimento di s. Sebastiano sulle pareti della cappella Panfili nel chiostro cimiteriale di San Secondo presso Gubbio; sulla volta dipinse inoltre le effigi dei Dottori della Chiesa.
Sulla base di una puntuale e dettagliata analisi stilistica, elaborata a partire da precisi riscontri con gli affreschi di San Secondo, è stata inoltre attribuita a I. una Crocifissione nel monastero di S. Benedetto a Gubbio, collocabile cronologicamente tra il sesto decennio e l'inizio del successivo (Sannipoli, 1991, p. 14). L'opera faceva probabilmente parte di una serie di lavori comprendente anche un finto trittico a fresco raffigurante la Natività e i ss. Benedetto e Romualdo racchiuso tra le scene dell'Annunciazione e della Adorazione dei magi e sormontato da un Cristo benedicente entro un clipeo, dipinti in un ambiente limitrofo a quello della Crocifissione, con mescolanza di elementi arcaizzanti e qualche aggiornamento sulle tendenze avanzate dell'illusionismo prospettico di matrice toscana.
Prossimo cronologicamente alla cappella Panfili è da considerare altresì un affresco raffigurante la Madonna col Bambino, s. Ubaldo e due angeli reggicortina, conservato frammentario in una residenza privata a Gubbio.
Il dipinto, oltre a esibire alcuni tratti desunti dalla Madonna col Bambino in trono e un angelo musicante affrescata nel 1450 da Benozzo Gozzoli in S. Fortunato a Montefalco, testimoniando la volontà del pittore di ampliare i propri riferimenti culturali, si qualifica anche come la prima occorrenza iconografica del patrono di Gubbio reggente il monte araldico, stemma della città.
Assai vicino a questo gruppo di opere dal punto di vista formale, e probabilmente temporale, si colloca anche la pala d'altare con S. Vincenzo Ferrer fra angeli e devoti, conservata in S. Domenico a Gubbio: forse da includere nel corpus di I., la tavola va senz'altro posta a confronto con un'altra di soggetto identico e analogo impianto stilistico, nella Pinacoteca civica della cittadina umbra, di incerta datazione ma sicuramente posteriore anch'essa al 1455, anno di canonizzazione del santo, e ugualmente riconducibile alla produzione del pittore (Mariucci, 2000, I, p. 29; II, p. 28).
Attribuibili alla maniera di I. risultano inoltre alcuni lacerti di affreschi in S. Giovanni Battista a Gubbio, raffiguranti S. Antonio da Padova, s. Bernardino e quattro riquadri in monocromo verde con Miracoli di s. Antonio, presumibilmente realizzati nel corso del settimo decennio (Mariucci, 1998, p. 26).
Il 26 febbr. 1471 venne stipulato un rogito (Gualandi), sottoscritto da "Iacobus Bedi de Eugubio pictor", in cui si pattuiva la cancellazione da parte dell'artista di una Madonna tra i ss. Antonio Abate e Ubaldo dalla casa di un ebreo residente a Gubbio, Samuele di Consiglio. Il documento testimonia inoltre che I. si impegnava a dipingere un'altra immagine simile nel nuovo oratorio della Confraternita di S. Maria dei Bianchi o dei Laici, poi perduta.
È emersa di recente l'ipotesi, ancorché non comprovabile sul piano documentario, relativa alla sovrapposizione di almeno parte del catalogo del Maestro del Polittico Ranghiasci al corpus di I., con il quale potrebbe identificarsi l'anonimo artista sulla base di consonanze rappresentative piuttosto evidenti e della comune matrice nellesca. Si pensi per esempio ai due pannelli della Walters Art Gallery di Baltimora raffiguranti i ss. Giacomo Maggiore e Giacomo Minore, connotati da un sistema figurativo positivamente raffrontabile con l'Annunciazione Panfili (Sannipoli, 2000, p. 11; Mariucci, 2000, II, p. 29).
Rimane dubitativa infine l'attribuzione a I. di alcuni affreschi frammentari e in cattivo stato di conservazione nella seconda cappella di destra della chiesa di S. Domenico a Gubbio, che rappresentano l'Annunciazione, l'Adorazione dei magi e una scena non identificabile iconograficamente (Todini).
Non si conosce la data di morte di I. che andrà collocata verosimilmente non molto oltre il 1478; a partire da questo anno tacciono definitivamente i documenti che lo riguardano.
Fonti e Bibl.: L. Bonfatti, in A. Gualandi, Memorie originali italiane…, IV, Bologna 1843, p. 51; U. Gnoli, Pittori e miniatori nell'Umbria, Spoleto 1923, pp. 131 s. (s.v.Giacomo di B. di Benedetto da Gubbio); F. Todini, La pittura umbra dal Duecento al primo Cinquecento, I, Milano 1989, p. 31; E.A. Sannipoli, I. Bedi a San Benedetto, I, Il Crocifisso sul Monte Oliveto, in Gubbio arte, IX (1991), 6-7, pp. 12-14; Id., Sul "Cristo morto" della Piaggiola, ibid., X (1992), 7-9, pp. 14-16; Id., Documenti su I. Bedi, I, ibid., XII (1994), 2, pp. 21-23; II, ibid., 5, pp. 21-24 (con bibl.); F. Mariucci, Affreschi di I. Bedi in s. Giovanni Battista in Gubbio, ibid., XVI (1998), 5, pp. 24-27; Id., Due questioni eugubine. I. Bedi e il "Maestro del Polittico Ranghiasci", I, ibid., XVIII (2000), 5, pp. 27-29, 31; II, ibid., 7, pp. 28 s., 31-33; E.A. Sannipoli, Un'Annunciazione giovanile di I. Bedi, in L'Eugubino, LI (2000), 1, pp. 8 s., 11; Id., Un affresco frammentario di I. Bedi. La "Madonna e s. Ubaldo", in Santuario di S. Ubaldo, XIX (2000), 5-6, pp. 23-27; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XVIII, pp. 271 s.