FABRIS, Iacopo (Jacob, Giacomo)
Nacque a Venezia nel 1689 (cfr. necrologio in Kjøbenhavns Adressecomptoirs Efterretninger [Avvisi del Registro degli indirizzi di Copenaghen] del 18 dic. 1761, in cui si dichiara che il F. "è deceduto all'età di 72 anni"), da Domenico e Benedetta Guarini. La tradizione vuole che la famiglia fosse di origine tedesca (cfr. Mosco, 1974). Non esistono notizie sull'apprendistato del F., ma si suppone che abbia imparato l'arte del vedutismo a Venezia e che abbia inoltre studiato a Roma: si potrebbe perciò pensare che alla base delle sue numerose vedute romane successive siano le sue impressioni personali.
Mancano notizie sui rapporti del F. con il teatro prima della sua nomina, il 28 febbr. 1719, a pittore di corte a Karlsruhe presso il margravio Karl Wilhelm von Baden-Durlach. Fino a questa data le scene erano, state eseguite dal pittore di corte Andreas Lechler. Il compito del F. per il teatro del castello residenziale era quello di eseguire decorazioni e macchine teatrali e ogni genere di pittura per un compenso di 450 fiorini, oltre a doni in natura.
Nel febbraio 1721 il F. rinunciò all'incarico e nel 1724 fu chiamato al teatro lirico sul Gánsemarkt di Amburgo dal conte Benedict Ahlefeldt.
Quest'ultimo aveva assunto la direzione dell'Opera nel 1724, ma già nel 1726 dovette ritirarsi nella sua proprietà, dopo aver utilizzato una buona parte dei suoi beni. L'Opera di Amburgo aveva un apparato scenico molto modesto, ma con l'arrivo del F. ebbe inizio una intensa attività, con rappresentazioni di nuove opere, pastorali, intermezzi e spettacoli solenni. Insieme con due scenografi francesi il F. produsse scene con giardini, sale, stanze, campi militari, paesaggi con ruderi e prospettive con il monte Parnaso: se ne conoscono molte dalle illustrazioni dei libretti. Nel 1725 venne rappresentato il GiulioCesare in Egitto di J. F. Händel, per il quale ideò tredici scene; in quella finale (pubbl. in Krogh, 1930), in cui è raffigurata Alessandria con le sue mura, il suo arsenale e le navi, la resa tradizionale con il punto di fuga centrale è ancora lontana dalle innovazioni adottate da F. Galli Bibiena (Architettura civile preparata su la geometria, e ridotta alla prospettiva del 1711), in particolare dalla visione prospettica ad angolo. Le navi non sono idealizzate, ma corrispondono esattamente ai tipi che il F. poteva vedere nel porto di Amburgo. Per le opere di R. Kaiser, rappresentate l'anno seguente, il F. ambientò le scene in luoghi caratteristici amburghesi (cfr. Mosco, 1974, p. 95 n. 19). I lavori richiestigli erano vasti e le scene spesso complicate, dato che il teatro era ben attrezzato con più serie di quinte, "machine volanti" e canali. Una Veduta del giardino di Jersbek, conosciuta tramite una incisione firmata "Fabri del.", è presumibilmente di questo periodo amburghese (Elling, 1939).
Probabilmente il F. lasciò il teatro di Amburgo nel 1730, anno a cui risalirebbe un suo breve soggiorno a Londra. C. Elling (1934-35) ritiene che il F. si trovasse, alla fine degli anni Trenta, a Mannheim, impiegato a dipingere decorazioni nelle sale del palazzo del principe elettore, in costruzione dal 1720; ma sempre lo Elling (ibid.) suppone anche che il F. lavorasse già per l'architetto teatrale Alessandro Galli Bibiena alla sistemazione del teatro dell'Opera, inaugurato negli anni 1724-1730 e distrutto nel 1795 da un bombardamento, e che le forti impronte dello stile del Galli Bibiena nei lavori del F. siano la conseguenza di questa collaborazione. In questo stesso periodo sono documentati a Mannheirn un figlio Frans e una figlia, Rosalie, sposata (Krogh, 1930, p. 34; cfr. anche Mosco, 1974, p. 95 n. 22). Nel quinto decennio del secolo il F. andò a Berlino al servizio di Federico il Grande.
Il re, amante dell'opera italiana, aveva incaricato, nel 1741, l'architetto G. W. von Knobelsdorff di costruire un teatro lirico sull'Unter den Linden. Il F. vi lavorò in qualità di scenotecnico e, poiché i lavori di sistemazione andavano per le lunghe, Knobelsdorff costruì, all'interno del castello stesso, un piccolo teatro, sempre con l'aiuto del Fabris. Per la prima opera rappresentata il 13 dic. 1741, la Rodelinda, regina dei Lombardi di J. G. Graun, l'invenzione e la realizzazione delle scene furono del Fabris. Il grande teatro lirico fu inaugurato alla fine del 1742 con Cesare e Cleopatra di Graun e con le scene del F., di cui un bozzetto disegnato per una delle scene, la Fucina di Vulcano (Oenslager, 1975, ill. 59), è conservato nella collezione di Donald Oenslager. A Berlino il F. ottenne particolare successo con le scene per Lucio Papirio, opera di Graun su libretto di Apostolo Zeno, per le quali aveva riprodotto vedute romane idealizzate, un motivo che avrebbe poi utilizzato spesso nelle sue decorazioni murali.
Nel dicembre del 1746 il F. si dimise dalla sua carica, che passò poi, nel 1748, a I. Bellavite. Da Berlino partì nello stesso mese di dicembre per la Danimarca, dove si sarebbe stabilito definitivamente.
Il re danese Cristiano VI era morto nell'agosto del 1746 dopo aver imposto, per 16 anni, un regime estremamente rigido che non permetteva divertimenti pubblici come il teatro o l'opera. La vita teatrale danese era di conseguenza completamente ferma, ma il nuovo regnante, Federico V, figlio di Cristiano VI, permise immediatamente l'apertura di un teatro per la rappresentazione di commedie danesi, appena finito l'anno di lutto.
Il nome del F. appare per la prima volta negli atti archivistici danesi nel luglio del 1747, quando ricevette dalla cassa particolare del re un pagamento per due dipinti raffiguranti paesaggi con rovine (Krogh, 1930, p, 27). La sua attività rimase comunque legata al teatro. In particolare a Copenaghen il F. collaborò alla realizzazione delle scene per la rappresentazione di opere liriche italiane nel teatro di corte di Charlottenborg, nel teatro in legno Tjærehuset sulla piazza centrale Kongens Nytorv e infine nel teatro su questa stessa piazza costruito dall'architetto N. Eigtved. Il F. allestì anche una piccola sala di teatro a Fredensborg, castello di campagna del re. Fra le vedute del F. conservate nel Gabinetto reale delle stampe di Copenaghen un disegno, realizzato per l'Alessandro nelle Indie di Händel, era originariamente attribuito a I. Bellavite (cfr. Krogh, 1930; MOsco, 1974). Nel 1760 il F. terminò il suo trattato, scritto in tedesco, dal titolo Instruction oder Unterrichtung in den geometrischen perspectivisch und arkitektonischen Lectionen (Copenaghen, Biblioteca reale). L'opera, divisa in cinque libri, è il frutto delle lezioni tenute all'Accademia di belle arti di Charlottenborg, dove il F. insegno architettura e prospettiva.
Nel IV libro, intitolato Instruction in der theatralischen Architectur und Mechanique, pubblicato da Krogh (1930), il testo e i disegni costituiscono un documento di valore per la storia del teatro. Non contengono elementi particolarmente innovativi. ma danno una descrizione chiara e pratica di come era solitamente attrezzato un teatro che potesse soddisfare le esigenze sceniche essenziali per l'epoca.Il F. faceva parte del gruppo privilegiato degli artisti che lavoravano per la corte di Federico V. Nel 1748 il suo compenso annuale fu di 400 risdalleri (talleri imperiali), nel 1750 fu nominato "consigliere effettivo di cancelleria" con dimora a Charlottenborg. Nel 1760 ebbe ancora un supplemento di 200 risdalleri con l'obbligo di eseguire quattro dipinti all'anno di dimensioni stabilite dal re.
Il F. morì il 16 dic. 1761 a Charlottenborg.
La produzione pittorica del F. è strettamente legata all'attività di scenografo; realizzò numerose vedute prospettiche per lo più ispirate a caratteristici scorci romani o veneziani, quasi sempre integrati da inserti fantastici. Quasi tutte queste opere si trovano in collezioni private inglesi, italiane e danesi (cfr. Mosco, 1974). Il F. decorò inoltre numerose sale di dimore patrizie. Nel palazzo già Moltke, poi detto di Cristiano VII ad Amalienborg a Copenaghen, il F. avrebbe affrescato un soffitto nel 1753, ma l'affresco fu staccato pochi anni dopo (Elling, 1934-35). I soggetti trattati, per lo più vedute veneziane, romane o paesaggi di fantasia con ruderi, sono spesso tratti da incisioni italiane e gremiti di piccoli personaggi simili a quelle di L. Carlevariis. Nel palazzo Lerche a Copenaghen, l'attuale ministero della Difesa, dipinse intorno al 1750 alcune vedute prospettiche veneziane, usando tonalità calde sul verde e sul marrone. Da alcuni granuli trovati nel colore e da altre tracce si è pensato che fossero originariamente montate su telai e che fossero scene per il teatro. Si ricorda inoltre la decorazione (1750) della grande sala che dà sul giardino al castello di Fredensborg (all'origine sala da pranzo), con dieci grandi dipinti murali e tre pannelli più piccoli per le porte, tutti raffiguranti vedute fantastiche con ruderi popolate da vivaci personaggi; le scene sono inserite entro comici dorate di gusto rococò (cfr. Steenberg, 1969).
Fonti e Bibl.: Copenaghen, Bibl. reale, Thott'ske Samling (Fondo Thott), f. 295; E. Gutman, Das Grossherzogliche Residenzschloss zu Karlsruhe, Heidelberg 1911, p. 20; T. Krogh, I. F. Instruction in der teatralischen Architectur und Mechanique, København 1930; T. Krogh, Danske Teaterbilleder fra det XVIII Aarhundrede (Prospettive sceniche danesi del '700), København 1932 (cfr. indice in Opuscula 2, Det teaterhistoriske Institut, Kobenhavns Universitet, 1976); C. Elling, Hendrik Krocks Efterfølgere (I successori di Hendrik Krock), in Historiske Meddelelser om København... (Notizie storiche su Copenaglien), I (1934-35), pp. 382 s.; Id., Nogle Herregaardshaver, Danske Herregaardshaver 13 (Alcuni parchi signorili, Parchi signorili danesi 13), København 1939, pp. 327 s.; A checklist of scene painters working in Great Britain and Ireland in the 18th century. Additions and corrections, in Theatre Notebook, XX (1965), pp. 70 s.; A. Morassi, Anticipazione per ilvedutista I. F., in Arte veneta, XX (1966), pp. 279-281; J. Steenberg, Fredensborg Slot (Il castello Fredensborg), København 1969, pp. 116, 127, 143, 243; T. Clemmensen, Møbler af N. H. Jardin, G. F. Harsdorff og J. C. Lillie (Mobili di N. H. Jardin, C. F. Harsdorff e J. C. Lillie), København 1973, pp. 38, 71, 121, 269; M. Mosco, Minori del Settecento veneto, J. F., in Arte illustrata, VII (1974), pp. 82-97; H. Langberg, Kongens Teater, Komediehuset pa Kongens Nytorv 1748-1774 (Il teatro del re, il teatro sulla piazza Kongens Nytorv 1748-1774), Københaven 1974, pp. 52, 54 ss., 67 s., 70; D. Oenslager, Stage desikn. Four centuries of scenic invention, London 1975, pp. 78 s.;. J. G. Links, Canaletto and his patrons, London 1977, p. 102, tav. 140; Scenes and machines from the 18th century: The stagecraft of J. F. and Cityoen (sic) Boullet, in Performing arts resources, XI, New York 1986, pp. XI-XIV, 2-51.