FOLCHI (Fulchi, De Fulchis, Del Folchi), Iacopo
Nacque a Firenze dopo il 1340, anno in cui il padre, Simone, vi fece ritorno da Forlì dove il nonno, Lapo, si era trasferito verso la fine del sec. XIII. Nulla sappiamo del periodo della sua prima formazione: il F. compare per la prima volta nella vita pubblica cittadina il 20 apr. 1366, allorché fu nominato lettore del Decretum Gratiani presso lo Studio (ove presumibilmente aveva conseguito il dottorato), ricevendo uno stipendio di 100 fiorini d'oro piccoli. Essendo la nomina subordinata alla rinunzia a quell'incarico da parte di Giovanni "de Plano radicis", il F. poté esercitare la funzione accademica solo dopo quell'atto, avvenuto il quale, il 15 ott. 1366 venne solennemente investito dei titolo lettorale.
La cerimonia di investitura dovette destare una certa impressione, se come afferma il Novati nel suo commento all'Epistolatio del Salutati, Scipione Ammirato ne avrebbe tramandato memoria ricordandone i principali partecipanti fra i quali, oltre il vescovo Pietro Corsini (poi cardinale), avrebbero fatto spicco gli illustri giureconsulti Lapo da Castiglionchio (presentatore del F.) e Donato Barbadori, nonché il teologo fra Luca degli Umiliati, anch'egli futuro cardinale. L'ampia pagina che l'Ammirato - il quale peraltro non nomina il F. nelle Istorie fiorentine - avrebbe dedicato all'investitura del F. faceva parte, secondo il Novati, di un'"inedita dissertazione sui Folchi", forse la parte non pubblicata delle Nobili famiglie fiorentine (il cui primo e unico volume vide la luce a Firenze nel 1615).
Nello Studio fiorentino il F. insegnò sicuramente sino alla fine del 1368, ma successivamente abbandonò l'incarico e per otto anni rimase in disparte dalle vicende culturali della città, ricomparendo poi per attendere a compiti di natura politica.
L'Anonimo fiorentino ricorda che il F. fu due volte inviato da Firenze a Roma, verso la fine del 1376, per sollecitare aiuti e alleanze, ma nonostante i suoi buoni uffici le missioni si conclusero in pochi giorni senza esito. Verso la metà del 1379, dopo un nuovo brevissimo soggiorno a Roma, il F. si recò a Napoli per promuovere il riconoscimento da parte della regina Giovanna di Urbano VI quale legittimo successore sul trono papale e per versare la somma di 8.000 fiorini, di cui era creditrice Agnese di Durazzo. Infine, nell'ottobre del 1379 ripartì da Firenze per un'ulteriore ambasceria (di cui ignoriamo le finalità) insieme con Guccio di Cino e con Venino di Guccio. Per quanto simili attività diplomatiche risultino attestate da fonti archivistiche e cronachistiche, sembra difficile riconoscere al F. un ruolo primario.
A partire dal 1381 il F. iniziò a ricoprire cariche di un certo prestigio nell'amministrazione fiorentina. Divenne in quell'anno "squittinatore" per il quartiere di Santo Spirito e gonfaloniere del Drago; probabilmente, come indica un documento del 1° febbr. 1381 (citato da Marchionne di Coppo Stefani), fu console dell'arte dei giudici e dei notai, qualifica che rivestì anche nel 1387. Intanto, fin dall'estate del 1385, era tornato a leggere il Decretum, in base alla facoltà riconosciuta agli ufficiali dello Studio (dopo il primo tentativo di riforma, nel luglio 1385) di chiamare dottori in diritto, medicina, filosofia, residenti in Firenze, cui affidare gli insegnamenti riattivati. E F. mantenne l'incarico fino a tutto il 1388 (non sappiamo se con o senza soluzione di continuità), come si ricava dagli Statuti dello Studio, definitivamente riformati l'anno precedente da un gruppo di giuristi del quale il F. aveva fatto parte e il 2 marzo 1390 fu eletto membro del Collegio de' sapienti. Portato a compimento l'incarico nella primavera del 1391, si recò a Ferrara, dove era stato invitato ad interpretare, insieme con i più noti Bartolomeo da Saliceto ed Egidiolo Cavitelli (e con altri minori, quali Cipriani da Calaone, Pietro Caselli, Antonio da Montecatino), la bolla di papa Bonifacio IX, relativa alla disciplina dei beni ecclesiastici secolari della città, sottoposti a dominio ecclesiastico, allo scopo di renderne più agevole l'applicazione ai casi pratici.
Non è provato che il F. abbia insegnato nello Studio estense, riformato con la bolla bonifaciana del 4 marzo 1391 (A. Visconti, La storia dell'Università di Ferrara, Bologna 1950, pp. 11 ss.); ma proprio il fatto che i documenti pervenuti non menzionino né il F. né gli altri giuristi minori, riferendosi esclusivamente a Bartolomeo ed Egidiolo, induce a riflettere sul giudizio negativo del Frizzi (e poi del Secco Suardo): in assenza di prove certe nell'uno e nell'altro senso, può essere quanto meno probabile (tenuto anche conto del precedente fiorentino) che il F. abbia potuto rivestire un qualche ruolo accadernico nell'università che aveva contribuito a riformare nella struttura giuridica.
Sugli ultimi anni della sua vita manca ogni ragguaglio. Morì dopo il 10 marzo 1396, data in cui il Salutati gli scrisse un'epistola di ringraziamento per le condoglianze espresse in occasione della scomparsa della moglie Piera.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Consulte e pratiche, reg. 19, cc. 33a, 67b, 85a; reg. 20, cc. 1ab, 2a, 17ab; Camarlinghi della Camera del Comune, Usc. gen., n. 295, c. 2a, (6 maggio); Deliberazioni degli Otto, II, c. 33t; Missive, 15, c. 78a, "Romanis" (4 agosto); 17, c. 36b, "D. Iacobo Fulchi" (20 giugno); 18, cc. 26b, "Pape" (giugno), 54b, "Episcopo" (29 agosto), 77b, "Pape" (21 ottobre); Firenze, Bibl. nazionale, Manoscritti Passerini, 187, ms. "Folchi"; Diario d'Anonimo fiorentino, a cura di A. Gherardi, in Documenti di storia italiana. Cronache dei secc. XIII e XIV, Firenze 1876, p. 325; Marchionne di Coppo Stefani, Istoria fiorentina, XI, in Delizie degli eruditi toscani, XVI, Firenze 1783, pp. 137, 270 s.; Statuti della Università e Studio fiorentino, a cura di A. Gherardi, Firenze 1881, pp. 4, 11, 315 doc. XLII (20 apr. 1366), 320 doc. XLV (9 ott. 1366), 323 doc. XLIX (22 dic. 1366), 325 doc. LI (14 maggio 1367), 334 doc. I-XIII (20 dic. 1368); C. Salutati, Epistolario, a cura di F. Novati, III, in Fonti per la storia d'Italia, XVII, Roma 1896, pp. 126 ss.; F. Borsetti, Historia almi Ferrariae gymnasii, II, Ferrariae 1735, p. 8; G. Prezziner, Storia del pubblico Studio e delle società scientifiche e letterarie di Firenze, Firenze 1810, pp. 30, 45; A. Frizzi, Memorie per lo Studio di Ferrara, III, Ferrara 1847, pp. 383, 386; A. Bottoni, Cinque secoli d'università a Ferrara, Bologna 1892, p. 18; G. Secco Suardo, Lo Studio di Ferrara a tutto il sec. XV, Ferrara 1894, pp. 62-80; F. Novati, Sul riordinamento dello Studiom fiorentino nel 1385, in Rass. bibl. della lett. ital., IV (1896), pp. 318-323.